Il vescovo Napolioni per i 120 anni dell’Unitalsi: «Un motore di carità, di condivisione, che fa bene a tutti»

Domenica 3 dicembre in Cattedrale la celebrazione con la Sottosezione di Cremona nella Giornata dell'adesione

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Quella dell’Unitalsi è una storia di servizio che dal 1903, anno della sua fondazione, si è sempre alimentata del desiderio di essere uno “strumento” nelle mani di Dio, per portare la speranza dove c’è disperazione, un sorriso dove regna la tristezza. Partendo dai pellegrinaggi con i malati a Lourdes, con l’aiuto della Provvidenza, ha realizzato una serie numerosa di progetti in grado di offrire risposte concrete ai bisogni di ammalati, disabili e persone in difficoltà.

120 anni di servizio che sono stati celebrati dalla Sottosezione di Cremona dell’Unitalsi nella mattinata di domenica 3 dicembre, con la Messa presieduta dalle 11 nella Cattedrale di Cremona nel contesto della Giornata dell’adesione dell’Unitalsi, che come tradizione è stata vissuta nella Prima Domenica di Avvento. Presenti, insieme al presidente della Sottosezione cremonese Tiziano Guarneri, dame e barellieri, con volontari e amici dell’associazione che da più di un secolo è in prima linea nella missione dell’aiuto e del sostegno ai malati e ai bisognosi. Insieme al Vescovo hanno concelebrato l’assistente dell’Unitalsi cremonese, don Marizio Lucini, il rettore della Cattedrale, mons. Attilio Cibolini, e alcuni altri canonici della Cattedrale.

Nella sua omelia il vescovo di Cremona ha ringraziato l’Unitalsi e i suoi volontari per la presenza e l’impegno che muove le loro azioni, sottolineando che «è eloquente la vostra attività, ma soprattutto il senso di ciò che tanti anni fa fu intuìto come bello: accompagnare i malati a Lourdes e ai santuari d’Italia e del mondo». E riferendosi alla missione dei volontari, mons. Napolioni ha rivelato che «il senso è più profondo, è più universale, perché in questo gesto noi vediamo qualcosa che dice che la vita e la missione di tutta la Chiesa. Accompagna il mondo malato, di cui siamo parte, al tempio di Dio, cioè al monte santo, al santuario, laddove tutte le attese e le speranze vengono esaudite in maniera sovrabbondante dalla presenza misteriosa e fedele di Dio che dona se stesso, che dona il perdono, che dona la salvezza».

«Sono molto più frequenti e facili le guarigioni interiori che non quelle del corpo – ha ricordato il vescovo Napolioni –. Ed è quella la guarigione di cui tutti abbiamo bisogno, perché questa è la malattia del nostro tempo, aver smarrito il senso della vita, cadere nella disperazione, nella sfiducia», che è «tentazione radicale, costante del popolo di Dio, dell’umanità».

Ha poi concluso dicendo che «se Unitalsi significa trasporto ammalati, che bello che invece con il tempo cresca un’amicizia, una fraternità, un senso di comunità in cui io oggi aiuto te e domani tu aiuti me, e il più debole diventa un motore di carità, di condivisione, che fa bene a tutti. Questo è il volto di Dio incarnato».

I molteplici progetti dell’Unitalsi rappresentano da 120 anni un’opportunità per quanti vogliono condividere l’importante missione della carità, scegliendo l’ambito più vicino alla propria sensibilità e alle proprie attitudini, pronti a offrirsi per il prossimo, in un servizio fatto di vicinanza, ascolto e fede.

Per l’Unitalsi cremonese la mattinata si è conclusa in Seminario con un momento di festa condiviso.

 

Guarda il video integrale della celebrazione

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La storia di Unitalsi

La storia dell’Unitalsi ha un legame particolare con il Santuario Mariano di Lourdes che, ancora dopo più di cento anni dalla fondazione dell’Associazione, è la meta privilegiata dei propri pellegrinaggi.

Era il 1903 quando il fondatore, Giovanni Battista Tomassi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, partecipò al suo primo pellegrinaggio. Era un ragazzo poco più che ventenne, affetto da una grave forma di artrite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella da quasi dieci anni; molto sofferente nel corpo e nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa. Avendo saputo dell’organizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, Tomassi chiese di parteciparvi con una precisa intenzione: giungere dinanzi la grotta di Massabielle e, qualora non avesse ottenuto la guarigione, togliersi la vita con un gesto clamoroso. Ma ciò, fortunatamente, non accadde. Davanti alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, venne colpito dalla presenza dei volontari e dal loro amorevole servizio vedendo quanto la condivisione dei volontari regalava conforto, speranza e serenità ai sofferenti.

Al centro della storia c’è, quindi, la carità vissuta come servizio gratuito dagli oltre centomila aderenti, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione economica, sociale e professionale.

Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
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