Anche don Fiocchi nel progetto Elba per lo sradicamento della povertà nei Balcani

Oltre 100 piccole imprese sociali sostenute grazie alle "firme” dei fedeli italiani

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Su “Sovvenire”, il trimestrale di informazione sul sostegno economico alla Chiesa, notizie da Puke, dove il sacerdote “fidei donum” cremonese don Giovanni Fiocchi, classe 1959, racconta i suoi 21 anni da missionario in Albania. Così come altri 500 preti diocesani inviati nei paesi più poveri grazie alle offerte dei fedeli italiani, don Fiocchi ha ripreso l’evangelizzazione interrotta dalla dittatura per più di 50 anni, tra l’altro in un area a maggioranza musulmana, aprendo un oratorio parrocchiale, una cappellina dedicata ai martiri albanesi, nell’attesa di veder sorgere anche la nuova chiesa la cui costruzione è stata sostenuta da amici cremonesi. Tutto ciò non trascurando anche i diversi progetti caritativi e le iniziative per l’occupazione delle famiglie più in difficoltà.

L’attività di don Fiocchi rientra in un disegno caritativo ancora più grande che fa capo alla Chiesa italiana che con sacerdoti, volontari e risorse 8xmille è ormai da anni impegnata allo sradicamento della povertà nei Balcani, attraverso la formazione e l’economia sociale per la creazione di nuovi posti di lavoro. L’iniziativa, promossa dal progetto “Elba” (Emergenza lavoro nei Balcani) firmato dalle Caritas di Francia, Austria, Usa e Italia, si rivolge ai paesi dell’area più colpiti dalle forti crisi politiche, sociali ed economiche quali Albania, Bosnia, Grecia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Bulgaria. Il progetto, grazie ai 480 mila euro dalle firme degli italiani, ha avviato un centinaio di imprese sociali nelle differenti nazioni beneficiarie e accomunate da un livello di povertà che supera il 40%.

Si tratta, oltretutto, «di un’azione ispirata all’economia sostenibile della Laudato si’ di Papa Francesco» che alla parola d’ordine “prima le persone, poi il profitto” mira a «liberare dalla soglia di povertà famiglie e categorie deboli, come i licenziati in età matura, i disabili, le madri sole». Ad oggi molti poveri e disabili riescono a mantenersi lavorando in diversi ambiti sorti finora grazie ad Elba, «dalle officine per riparazioni di biciclette a Subotica (Serbia), alle serre di frutta e verdura ‘Rad-Dar’ (Lavoro-Dono)», oltre alle «aziende agricole, tipografie, lavanderie, panifici, manifattura, laboratori tessili, artigianato, servizi alla persona».

La rete delle piccole imprese adesso presenti sul territorio a favore dei più svantaggiati contribuisce a creare una cultura nuova e altra rispetto all’assistenzialismo statale e internazionale. Del resto, come ha sottolineato il direttore della Caritas Italiana, don Francesco Soddu, «le relazioni tra i cittadini significano sempre crescita sociale, culturale ed economica dei territori» e «rigenerano le risorse. Una società coesa e forte è un bene comune».

L’articolo pubblicato su Sovvenire

TeleRadio Cremona Cittanova
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