Il 30 marzo a Zanengo, presso “La Isla de Burro” della Caritas, sarà Do(W)nkeys

Un pomeriggio pensato principalmente per le persone con sindrome di Down e le loro famiglie. Intervista al diacono permanente Marco Ruggeri, responsabile del progetto e padre di una bimba down di dieci anni

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Nell’ambito della Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down (che ricorre il 21 marzo), sabato 30 marzo, a partire dalle 14.30, presso l’opera segno di Caritas Cremonese “La Isla de Burro” di Zanengo, torna il Do(W)nkeys. Su entrambe le giornate abbiamo rivolto qualche domanda a Marco Ruggeri, diacono permanente, operatore Caritas, responsabile del progetto “La Isla de Burro”, ma soprattutto papà di Sara, bimba down di dieci anni.

Con che spirito un genitore vive questa Giornata mondiale?

«Personalmente con la speranza che presto non sia più necessario organizzare questi momenti. Ma, vista l’aria che tira, è più probabile che sia necessario rinnovare sforzi e impegni per raccontare davvero chi sono le persone con sindrome di Down, cioè semplicemente individui che con un cromosoma in più hanno tutte le possibilità, come chiunque altro, di realizzare un percorso di vita bello, felice di piena realizzazione personale».

Che “aria tira”?

«Ci sono realtà e Paesi che si stanno organizzando con l’obbiettivo dichiarato di portare a “estinzione” la sindrome di Down attraverso diagnosi prenatali sempre più precoci, per poi semplicemente non far nascere questi bambini. Quindi non è che si elimina una sindrome, semplicemente si sceglie in piena coscienza di non far venire alla luce dei bambini. Da quanto leggo, il numero di aborti dopo una diagnosi di sindrome di Down, in Europa è in forte aumento. Purtroppo si associa sindrome di Down a catastrofe famigliare, Trisomia 21 =  vita non degna di essere vissuta. È urgentissimo aiutare i futuri genitori a farsi delle sane domande e a non dare per buone quelle che molti danno per scontate».

Come ha vissuto la nascita di una figlia Down?

«Per non dare riletture condizionate da anni di felice cammino con Sara, vi lascio i pensieri che avevo scritto su richiesta di mia moglie in occasione del primo compleanno di Sara, per ringraziare chi ci aveva accompagnato in un cammino inatteso, ma che ogni giorno si è configurato sempre di più e meglio come una benedizione enorme [Leggi la riflessione completa]. Spero di poter riuscire a comunicare che non c’è un modo giusto o sbagliato di accogliere certi eventi. Per esempio per me la sindrome di Down, prima di conoscerla, non era certo un qualcosa da augurare o augurarsi ed ero ben convinto anch’io che la nascita di un figlio Down fosse quanto meno una fatica potenzialmente capace di segnare fortemente in negativo la vita di una famiglia. Poi, per me, sono bastati pochi istanti con Sara e il dono di grazia di riuscire ad ascoltare cosa provavo nel profondo del cuore invece dei pregiudizi che mi era costruito, per cambiare radicalmente prospettiva. Però se per me è stato relativamente semplice accogliere una figlia Down, veramente devastante è stato vivere i problemi di salute che hanno accompagnato i suoi primi passi nella vita. Ognuno ha un suo percorso, ha tempi suoi. Bisogna accogliere e fare spazio a sentimenti ed emozioni così come sono, senza giudicarli e giudicarsi. Solo tenendo viva la curiosità per percorrere strade che certamente sono inattese e non scelte, ma che mai sono casuali e nelle quali siamo sempre sostenuti e accompagnati da colui che ha detto che “per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie“».

Che cosa spaventa della Sindrome di Down?

«Sono sempre più convinto che il problema di ogni forma di disabilità è che ci sbatte in faccia una realtà che con sempre più forza e intensità il contesto sociale delle comunicazioni globali vorrebbe occultare: i limiti esistono. Noi non li vogliamo, ci spaventano, ci facciamo affascinare da messaggi pubblicitari che associano la felicità al “No limits”, niente limiti, libertà assoluta verso tutto e verso tutti, zero vincoli e poche responsabilità per realizzarci belli, forti, potenti, di successo. È una chiara illusione, ma come Valium esistenziale funziona benissimo. La realtà però è diversa, tanto che, anche in casi rarissimi in cui la vita non faccia ulteriori sgambetti, comunque dobbiamo misurarci almeno con il limite dell’ammalarci, dell’invecchiare e del morire. Noi e i nostri cari. Non credo che sia un caso che la chirurgia estetica dilaghi, ma soprattutto che quasi non si visitino più gli ammalati e non sappiamo più gestire la morte e il tempo necessario del lutto. Prima il nonno defunto finisce sotto terra, meno domande devo farmi, magari negandomi il tempo di un salutare dolore condiviso. I disabili rompono troppo le scatole: con i loro limiti evidentissimi e innegabili, ci narrano dei nostri che vorremmo semplicemente negare. Ma il limite non è un male in sé. Il limite è un problema, a volte pesantissimo e dolorosissimo, ma può essere un’occasione straordinaria di umanizzazione, per tutti. Il problema vero però non è il limite, ma lo spirito con cui lo si attraversa. Da qui può iniziare un tunnel oscuro o strade ricche di opportunità pazzesche».

E arriviamo al Do(W)nkeys del 30 marzo, di che cosa si tratta?

«Do(W)nkeys nasce dalla fusione fra le parole Down e Donkeys (asino in inglese). Sintesi perfetta della magia che spesso si realizza quando persone con sindrome di Down iniziano un cammino in compagnia di animali straordinari come gli asini. Molte famiglie non conoscono le possibilità che si possono sviluppare, in termini di benessere, ma anche di promozione di autonomie e competenze personali, nell’interazione con animali come asini e cavalli. Così sabato 30 marzo, a partire dalle 14.30, si potrà venire all’Isla de Burro, struttura accreditata per l’erogazione di interventi assistiti con animali (pet therapy) e conoscere questa realtà e sperimentare direttamente alcune attività di interazione con gli asini. Sarà inoltre un’opportunità per le famiglie per conoscersi, scambiarsi esperienze, fare rete. È certamente un pomeriggio pensato principalmente per le persone con sindrome di Down e le loro famiglie, ma la giornata è aperta a tutti e tutti sono i benvenuti».

Locandina dell’iniziativa

 

LA ISLA DE BURRO

La Isla de Burro è un progetto di interventi assistiti con animali (pet therapy), promosso e gestito dalla Caritas Cremonese presso la parrocchia di Zanengo, che coinvolge diciassette asini, due cavalli e un mulo, ed è formalmente riconosciuto e autorizzato dalla Regione Lombardia in conformità con quanto previsto dalle Linee guida nazionali ad erogare interventi di attività ed educazione assistita con animali.

La Isla de Burro realizza le proprie attività con animali secondo un approccio zooantropologico, per cui l’animale non è usato, ma ritenuto portatore di specificità (che vanno conosciute e rispettate) capaci di attivare nel fruitore particolari emozioni, attivazioni senso-motorie e cognitive. Per queste ragioni, la relazione non può essere lasciata alla pura spontaneità, ma dovrà essere costantemente mediata e monitorata da operatori specificatamente formati, garanti sia del rispetto del benessere animale che dell’indirizzo beneficiale per i fruitori.

La Isla de Burro non riceve nessuna forma di finanziamento o sovvenzione pubblici e i suoi principali fruitori vengono dal mondo della disabilità, psichiatria; neuropsichiatria infantile, anziani, carcere, scuole, parrocchie e oratori, ma è benvenuto chiunque abbia voglia di trascorrere del tempo con un animale saggio e affascinante.

“La Isla de Burro” si trova presso la parrocchia di Zanengo (Via Trento). Per informazioni: 3387842081 marcoroger@gmail.com.

www.facebook.com/laisladeburro

https://www.instagram.com/la_isla_de_burro/

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