I giorni cremonesi dei giovani di Salvador de Bahia: una esperienza di significato anche per le famiglie che li hanno ospitati

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Che saudade! è l’espressione che accompagna e accomuna i ricordi dei ragazzi brasiliani della parrocchia di Salvador de Bahia e delle famiglie cremonesi che li hanno ospitati a Cremona quest’estate: una settimana a fine luglio per conoscere la realtà diocesana, Cremona e un po’ di Italia, prima di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù a Lisbona con i coetanei di tutto il mondo. È stata una settimana ricca e densa di occasioni, incontri e scoperte sia per i giovani brasiliani che per le famiglie che li hanno accolti.

«Siamo stati molto contenti di questa esperienza: non è la prima volta che accogliamo qualcuno in casa nostra e ogni volta è proprio unica», sono le parole della famiglia Bacchi. «Abbiamo colto nei loro racconti quanto impegno e quanta attesa c’è stata per arrivare qui, e quanta dignità nel prepararsi e presentarsi come due giovani ragazze e basta, e non come provenienti da una favela. Questo aspetto ci ha molto colpito in senso positivo. Per la nostra famiglia è stata una settimana impegnativa, ma ne avevamo bisogno: aprirsi a loro ci ha aiutati ad essere meno concentrati sui nostri problemi, a vincere i piccoli timori che ci sono quando si conoscono persone nuove che entrano nelle nostre vite, a capire che possiamo trovare Gesù anche in queste esperienze. Porteremo le due giovani brasiliane nel cuore. Le ricorderemo nelle nostre preghiere, perché possano proseguire nel loro cammino di fede e possano mettere a frutto i talenti che Dio ha donato a ciascuna e perché si realizzi il progetto di Vita che Dio ha pensato per loro».

I circa venti ragazzi brasiliani, sempre accompagnati dal parroco don Davide Ferretti, il cremonese “fidei donum” a Salvador de Bahia, e da don Umberto Zanaboni, incaricato della Pastorale missionaria della Diocesi di Cremona, hanno potuto visitare Roma e Milano e partecipare all’incontro dei cremonesi in partenza per Lisbona organizzato dalla Federazione oratori cremonesi. Durante la giornata milanese, accompagnati dal vescovo Antonio Napolioni, hanno incontrato l’arcivescovo Mario Delpini e nel ritorno si sono fermati a visitare il Santuario di Caravaggio.

Il tempo in famiglia non è stato molto, ma questo non ha impedito che si creasse da subito un legame bello e coinvolgente, capace di superare piccoli timori e titubanze.

«Come faremo a capirci? Era la grande domanda che riempiva i nostri pensieri … Avevamo il timore della lingua, soprattutto per i primi momenti, ma questo non si è rilevato un problema: un po’ a gesti, a forza di ripetere, di tentare, arrivavamo a capirci. Pensavamo a cosa fare per poter offrire loro un periodo sereno senza il pensiero della loro difficile realtà, invece sono stati loro a riempire la nostra casa di entusiasmo e di gioia. Siamo rimasti meravigliati e coinvolti con un senso di forte ammirazione». Questa la testimonianza della famiglia Cavagnini, che prosegue: «È inutile dire che, con gli ultimi abbracci e gli ultimi saluti, gli occhi lucidi e il nodo alla gola ci sono stati anche da parte dei più “duri” della famiglia. Immenso è il dono che ci ha fatto Dio di incontrarli sulla nostra strada, un segno grande di speranza, di quanto la Chiesa missionaria possa fare, di quanto la volontà dei giovani di costruire un mondo migliore e il loro affidarsi a Dio, siano determinanti, al di là del contesto in cui vivono. Si sono intrecciate relazioni e sentimenti con naturalezza e reciprocità, è stata una sensazione molto strana e difficile da spiegare, ma fin dal nostro primo incontro è stato come se ci conoscessimo da tempo, come rivedere qualcuno della nostra famiglia che era rimasto lontano. È stata un’esperienza che ha scritto cose belle nella nostra famiglia. Noi abbiamo donato accoglienza e abbiamo ricevuto tanto di più: qualcosa di molto più grande e prezioso!».

È stata quindi un’esperienza non solo di semplice accoglienza, ma di una Chiesa dal respiro più ampio di ciò che si è abituati a vivere, che supera i confini e fa vivere la mondialità.

«Entrambi i ragazzi che abbiamo ospitato – sottolinea la famiglia Gerevini – sono riusciti a costruire un legame con ogni persona della nostra famiglia, valorizzando i nostri e i loro punti di forza. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata per noi unica, ricca di momenti indimenticabili e di fortissime emozioni. In una sola settimana siamo riusciti a legare moltissimo con i ragazzi che in poco tempo sono diventati parte della famiglia. Durante questa settimana abbiamo trovato il nostro modo di comunicare e di capirci, anche con un solo sguardo. È stato emozionante vedere l’evoluzione del nostro legame, nato dal nulla, quasi per caso, diventato una vera e propria amicizia. Come dimenticare le partite di calcio, le chiamate all’una di notte ai parenti in Brasile, le parole in portoghese e i balli senza tregua…. sicuramente insieme alle lacrime, ci siamo lasciati con il sorriso, felicissimi dell’esperienza che abbiamo condiviso, dei momenti che ricorderemo per sempre e dell’amicizia che porteremo nel cuore anche se in due parti opposte del mondo».

Chiara Allevi
TeleRadio Cremona Cittanova
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