Gmg, anche i cremonesi alla Via Crucis con il Papa: «Gesù cammina verso la croce, perché la nostra anima possa sorridere»

Per il gruppo della Diocesi di Cremona la giornata era iniziata con la celebrazione penitenziale guidata da monsignor Stefano Rega, vescovo di San Marco Argentano-Scalea

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Silenzio e giovani. Accostare due parole dai significati così diversi può sembrare coraggioso; l’assenza di suono al “chiasso” tanto caro a Papa Francesco che sono in grado di creare questi aspiranti adulti. Eppure, se guidati e ispirati per una giusta ragione, questi ragazzi e ragazze sono in grado di creare una dimensione tangibile di sovraumana quiete, quando si tratta di lasciare spazio alle profondità dei loro sentimenti. Chiunque è in grado di creare silenziosità, ma pochi hanno il coraggio di trasformarla in intimità. Ed è proprio dopo il gioioso baccano dei primi giorni di Gmg, della festa di volti e colori, che lasciano spazio alle ore del viaggio più difficile di questo pellegrinaggio: quello verso se stessi. Con l’appuntamento di venerdì 4 agosto è cominciato l’avvicinamento alla Messa conclusiva di domenica, dopo la Veglia notturna del sabato a cielo aperto nella grande spianata del Parque Tejo. Evento centrale della quarta giornata è stata la Via Crucis con Papa Bergoglio, a cui hanno partecipato anche i gruppi della Diocesi di Cremona con il vescovo Antonio Napolioni.

 

La celebrazione penitenziale del mattino

Per prepararsi a questo suggestivo appuntamento, nella mattinata di venerdì 4 agosto i giovani cremonesi hanno ascoltato le parole di monsignor Stefano Rega, vescovo di San Marco Argentano-Scalea, il quale ha presieduto la catechesi sul tema della misericordia in vista delle confessioni individuali.

Il Vangelo dei pastori festanti dopo l’annuncio dell’angelo della nascita di Cristo e il sacramento della Riconciliazione: filo conduttore di questi due elementi è l’amore. «Giovedì all’accoglienza il Papa ha ripetuto come Dio ci ama tutti: è la certezza che dobbiamo avere per vivere questo momento di confessione», ha esordito il presule. Tuttavia è necessario uno sforzo anche da parte di ciascuno per affrontare questo timore di essere amati: «Significa – ha precisato il vescovo Rega – lasciarsi abbracciare da quel Gesù che fece la lavanda dei piedi a Pietro, eppure questo discepolo aveva paura di entrare in questa relazione di amore con Lui». Un sentimento intenso e impegnativo, eppure coinvolgente e per questo in grado di trasformare le vite. Infatti «Dio non ci dice “mi piaci” bensì “ti amo”; il primo è possesso, il secondo è prendersi cura, come ricordava anche il Piccolo Principe», ha continuato il vescovo calabrese. Ed attraverso questo momento di misericordia scaturisce una nuova felicità, «la gioia intima di essere perdonati e amati; è tragico pensare che nessuno abbia cura di te». Ecco allora che il silenzio, come quello di Maria, diventa luogo di creazione, «la possibilità di incontrare la misericordia di Dio e, come i pastori, mettersi in viaggio senza indugio verso noi stessi». Da qui l’augurio di ritornare festanti, ha concluso monsignor Rega, «abbracciati dall’amore di Dio e a prenderci cura degli altri».

 

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Questa via interiore verso una nuova felicità da donare agli altri l’ha sintetizzata suor Claudia Colombo, religiosa delle Figlie dell’Oratorio di Viadana (alla sua ottava Gmg), con un’immagine efficace: «Stamattina prendendo una compressa mi è venuta in mente l’analogia con questi giorni. Stiamo facendo un pieno di ricchezze, come se fossero piccole pastiglie. Penso che al ritorno nelle nostre comunità abbiamo il dovere e la gioia di usare queste “pillole” per curare la nostra vita spirituale ed essere di aiuto per la vita degli altri. Sentirsi amati significa sentirsi essere curati e dunque di farlo sperimentare anche a chi è rimasto a casa».

I giovani cremonesi si poi sono accostati ai sacerdoti per la confessione personale, in un clima di raccoglimento e riflessione reciproco prima della Messa.

Quindi nel pomeriggio il trasferimento verso Parque Eduardo VII, lo stesso luogo della cerimonia di accoglienza della Gmg e del primo abbraccio con il successore di Pietro, per vivere insieme a Francesco la Via Crucis.

 

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«Seduti al sole ad aspettare. Per il mondo intero so di essere un giovane come tanti altri, ma nel mio cuore so che sono qui perché qualcuno mi ha chiamata per nome a compiere questo meraviglioso pellegrinaggio», dice Francesca, di Viadana, durante l’attesa di Francesco. Che in papamobile ha attraversato la marea di giovani, che l’hanno accolto con affetto ed entusiasmo.

Quella dei giovani cremonesi presenti al Parco Eduardo VII per la via Crucis, animata in modo creativo e coinvolgente dagli organizzatori portoghesi, è stata una partecipazione attenta e sentita. Nonostante il caldo del sole e qualche immancabile raffica di vento, per i ragazzi è stato un degno momento conclusivo della confessione di oggi, grazie anche alla posizione favorevole che ha consentito loro di vedere il passaggio del Papa all’arrivo.

Jacopo Orlo

 

La Via Crucis con Papa Francesco

«Gesù cammina, ma aspetta qualcosa. Aspetta la nostra compagnia, aspetta che lo guardiamo. Aspetta dall’anima di ognuno di noi che non siamo anime chiuse, ma che sorridono dentro». È una delle frasi della breve, ma intensa meditazione di Papa Francesco, all’inizio della Via Crucis con i giovani nel Parque Eduardo VII. «Gesù cammina – ha esordito il Papa, attorniato da 800 mila giovani, salutati nell’interminabile giro del parco sulla jeep bianca scoperta – ma il cammino che più è inciso nel nostro cuore è il cammino della croce, e oggi voi, con me, potrete rinnovare il cammino della croce».

La terza giornata del Papa in Portogallo era cominciata la mattina nel Parco delle confessioni, allestito nel giardino Vasco da Gama, nel quartiere di Bélem. Tra la distesa dei confessionali in legno, in file ordinate sulla grande spianata verde per garantire la riservatezza dei ragazzi e dei loro rispettivi confessori, ce n’era uno speciale: quello dove ha trovato posto posto Francesco, che ha amministrato il Sacramento della Riconciliazione a tre ragazzi.

Dopo il fiume dei 500 mila giovani che hanno affollato giovedì sera, per la cerimonia di accoglienza, il Parque Eduardo VII, con il loro chiasso molto apprezzato da Bergoglio, oggi è stato il giorno del raccoglimento e dell’intimità, culminato con la Via Crucis di venerdì pomeriggio, uno dei momenti più attesi dal “popolo” giovane delle Gmg.

«Guardiamo a Gesù che passa e camminiamo con lui»,

il primo invito del Papa: «Il cammino di Gesù è quello di Dio che esce da se stesso per camminare tra di noi. È quello che sentiamo tante volte a Messa: “il Verbo si è fatto carne e ha camminato in mezzo a noi, è venuto ad abitare in mezzo a noi”. E questo lo ha fatto per amore, lo fa per amore. E la Croce che accompagna ogni Giornata mondiale della gioventù è l’icona, l’immagine di questo cammino. È il senso dell’amore più grande, questo amore con cui Gesù vuole abbracciare la nostra vita, quella di ognuno di noi».

Foto JMJ Lisboa 2023 e DiocesidiCremona.it

«Gesù cammina per me, dobbiamo dirlo tutti!»,

ha esclamato Francesco: «Gesù comincia questo cammino per me, per dare la sua vita per me. E nessuno ha un amore più grande di colui che dà la sua vita per gli altri: non dimentichiamoci questo, e questo ce lo ha insegnato Gesù. Per questo, quando guardiamo il Crocifisso, una cosa così dura e piena di dolore, vediamo la bellezza che Gesù dà alla vita di ciascuno di noi». Poi la citazione di una frase, sotto forma di preghiera:

“Signore, per la tua ineffabile agonia, io posso credere nell’amore”.

«Gesù cammina, ma aspetta qualcosa, ha proseguito il Papa: «Aspetta la nostra compagnia, aspetta che lo guardiamo.

Aspetta dall’anima di ognuno di noi che non siamo anime chiuse, ma che sorridono dentro.

Cammina Gesù, e aspetta, spera con il suo amore, con la sua tenerezza di darci consolazione, di asciugare le nostre lacrime». «Vi faccio una domanda», le parole al popolo giovane della Gmg: «Io piango qualche volta? Ci sono cose nella vita che mi fano piangere? Tutti nella vita abbiamo pianto e ancora piangiamo, e Gesù piange con noi, perché lui ci accompagna nell’oscurità che c’è con il pianto».

«Ognuno di noi dica adesso in silenzio perché piange nella vita»,

l’esortazione di Francesco: «Gesù con la sua tenerezza asciuga le nostre lacrime nascoste. Vuole colmare con la sua vicinanza la nostra solitudine, vuole colmare le mie paure, le tue paure oscure, con la sua consolazione vuole spingerci ad abbracciarci. Amare è rischioso, e lui sa meglio di noi che amare è rischioso. Amare è un rischio, e vale la pena correrlo, e lui ci accompagna sempre, è sempre vicino a noi in ogni tappa della vita Oggi faremo il cammino con lui, della nostra sofferenza, delle nostre ansie, delle nostre solitudini. Ognuno di noi pensi alle proprie sofferenze, alle proprie ansie, alla proprie miserie che fanno paura. Ci pensi e pensi alla voglia che l’anima torni a sorridere.

E Gesù cammina verso la croce, perché la nostra anima possa sorridere».

M. Michela Nicolais (AgenSir)

 

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