Emergenza Ucraina, a Cassano d’Adda quaranta posti pronti ad accogliere i profughi

Già ospitate due famiglie presso l'oratorio Don Bosco. Le quattro parrocchie unite pronte per ulteriori prossimi arrivi

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Tra le dimostrazioni di impegno che le parrocchie della diocesi stanno mettendo in pratica sul fronte dell’accoglienza diffusa dei profughi dall’Ucraina c’è l’esperienza delle parrocchie di Cassano d’Adda.

La prima, attiva già da qualche settimana, consiste in una raccolta di beni alimentari e di prima necessità che saranno poi consegnati direttamente dagli scout cassanesi al Sermig di Torino, l’arsenale della pace di Torino, attraverso la sede di Bonate di Sopra, nella Bergamasca.

La seconda iniziativa, pensata dalle quattro parrocchie di Cassano d’Adda, è un vero e proprio atto di ospitalità e condivisione a sostegno di coloro che oggi necessitano di un tetto sotto il quale vivere in pace.

L’oratorio Don Bosco ha recentemente accolto due famiglie di profughi, ma con la prospettiva di ulteriori prossimi arrivi. Per questo sono pronti quaranta posti, allestiti presso gli spazi parrocchiali e anche grazie all’altruismo dei parrocchiani che hanno messo a disposizione ambienti privati.

«Con l’arrivo dei primi rifugiati ucraini – spiega don Simone Duchi, vicario dell’unità pastorale di Cassano – abbiamo cercato di fornire loro tutto ciò che potesse farli sentire a casa. E quindi non solo attrezzando dormitori, una cucina e predisponendo ogni oggetto di utilizzo quotidiano, ma anche attraverso un’ospitalità linguistica, culturale e religiosa. Per questo, accanto a indicazioni bilingue, nella cappellina dell’oratorio abbiamo preparato uno spazio con alcune icone, di modo che la loro preghiera quotidiana possa trovare le immagini e lo stile della loro terra».

Ma il supporto delle parrocchie cassanesi non si limita all’ospitalità. «Le parrocchie di Cassano – spiega don Vittore Bariselli, parroco dell’unità pastorale di Cassano d’Adda – stanno già sostenendo la raccolta fondi proposta dalla Caritas diocesana, ma hanno scelto, di comune accordo, di indire un’ulteriore colletta per contribuire all’accoglienza dei profughi, sia attraverso un loro sostegno economico diretto a loro, ma senza dimenticare neppure di contribuire alle spese sostenute da quei parrocchiani che hanno scelto di ospitarli nelle proprie casa: una sorta di rimborso spese che è il segno concreto della riconoscenza per il loro gesto».

«Le loro speranze, le loro sofferenze, ci invitano a una preghiera accorata e costante – conclude don Duchi, guardando al dramma vissuto dalla popolazione ucraina – affinché le disgrazie della guerra possano cedere il passo alla bontà e alla riconciliazione».

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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