Messa con il vescovo Napolioni a Verolanuova, dove don Primo fu ordinato sacerdote (AUDIO)

Il vescovo ha presieduto l'Eucaristia nell'ambito delle celebrazioni del 60° della morte di don Mazzolari

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Domenica 7 aprile, nell’ambito delle celebrazioni per il 60° della morte di don Primo Mazzolari, il vescovo Napolioni ha presieduto la Messa nella chiesa parrocchiale di Verolanuova, dove don Primo all’età di dieci anni si trasferì dal Boschetto con la famiglia, e dove – dopo gli studi in Seminario a Cremona – è stato ordinato sacerdote dal vescovo di Brescia.

Nella sua omelia il vescovo Antonio ha ricordato la figura di don Primo ma non – ha premesso – per raccontarne la biografia o farne un panegirico: «Sono venuto per celebrare l’Eucaristia con don Primo».

Ascolta l’omelia

Così le letture della quinta domenica di Quaresima, nel commento di monsignor Napolioni, hanno offerto l’occasione per invitare i fedeli a lasciarsi toccare dalla Parola che prepara alla Pasqua. Una parola che porta con sé un cambiamento autentico: «A volte – ha riflettuto il vescovo – nasce in noi una sorta di resistenza al cambiamento. Ma non siamo fatti né per il modernismo (la mania del nuovo), né per essere bloccati nell’attaccamento a tradizioni che non funzionano più». «La grande novità – ha aggiunto – è Dio all’opera instancabilmente per il bene del suo popolo».

E richiamando di nuovo alla figura di don Mazzolari il vescovo ha ricordato come il sacerdote cremonese abbia vissuto una stagione storica ricca di passaggi traumatici e di conflitti, «davanti a cui non si è tirato indietro». Il segreto di don Primo – ha osservato Napolioni – è che «era stato davvero conquistato da Cristo Gesù». Da quel Cristo che – come riportato dal Vangelo dell’adultera – «davanti agli uomini peccatori mostra un altro modo per risolvere le questioni morali, le ingiustizie e i peccati: Gesù – commenta – entra nel cuore» e guida sulla «via della misericordia, della comprensione». la stessa che portava don Primo a lasciarsi «divorare dalla passione per la gente, per i poveri e i lontani».

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