Caracciolo: «Non siamo più il centro del mondo, ora siamo oggetto della sfida tra Pechino e Usa» (VIDEO)

Nella relazione del direttore di Limes al Boschetto una ricca panoramica degli equilibri di potenza che reggono oggi il mondo

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Riuscitissima serata mercoledì 11 settembre presso la parrocchia del Boschetto, a Cremona, dove un folto pubblico riunito nel salone dell’oratorio ha ascoltato per quasi due ore Lucio Caracciolo, direttore di Limes e uno tra i massimi esperti di geopolitica in Italia.

Introdotto da don Maurizio Ghilardi, parroco del Boschetto-Migliaro e incaricato diocesano per la Pastorale missionaria e delle migrazioni, Caracciolo ha regalato ai presenti una completa panoramica degli equilibri di potenza che reggono oggi il mondo. Equilibri che non possono prescindere dai profondi cambiamenti in atto nell’ultimo secolo. «Se dovessi indicare la maggiore differenza tra il mondo di oggi e quello di quando sono nato 65 anni fa, direi che consiste nel fatto che la Terra è pianeta popoloso ma chi lo abita è sempre più solo. C’è infatti una moltiplicazione numerica alla quale corrisponde la difficoltà di costituirla in società, nazioni, gruppi. Mai come in questa fase – un esempio concreto sono i social – si tende a perdere di vista i vincoli umani. Siamo sotto il profilo umano e sociale molto meno liberi di quello che pensiamo di essere», ha esordito lo studioso.

Secondo Caracciolo oggi il vero grande nodo mondiale è la competizione tra Stati Uniti e Cina per l’egemonia globale. L’Europa invece è sempre meno rilevante sul planisfero. «All’inizio de secolo scorso questo era il centro del mondo, ora siamo oggetto della sfida tra Pechino e USA. L’Europa è il continente demograficamente più debole (conta si e no 500 milioni di abitanti su 7 miliardi e mezzo di persone) e sono altri i protagonisti». Nella visione proposta da Caracciolo, gli Stati Uniti sono una superpotenza molto armata, dotata di imponenti flotte marittime nei punti strategici del commercio marittimo (come gli stretti di Gibilterra, Suez, Gibuti, Panama etc), di satelliti e di avanzatissime dimensioni cibernetiche che non vuole -dopo aver vinto la seconda guerra mondiale -che la Cina compartecipi alla gestione della economia e della politica planetaria. «Tutto questo ci da oggi enormi ricchezze e possibilità, ma poca libertà e determina il modo in cui viviamo». Infatti, ha ricordato, è il dollaro la moneta di scambio internazionale.

La Cina risponde a Washington tramite la famosa “via della seta” e punta all’Africa e all’Europa per il suo rilancio. Questo ha delle implicazioni anche per l’Italia. O meglio – ha sottolineato il diretto di Limes – le avrebbe se solo l’Italia avesse uno slancio di orgoglio in più.  «L’Italia è un paese mediterraneo: siamo così agli occhi del mondo. Cosa vuol dire essere il paese che sta in mezzo al Mediterraneo? Tante cose. Roma vi costruì la sua potenza imperiale, poi dalle invasioni arabe e islamiche l’unità si è spezzata e non si è più recuperata. I cinesi quando cercando di costruire rapporti con l’Europa guardano all’Italia con molto interesse. Taranto è il porto più strategico appena attraversato il canale di Suez, ma purtroppo non si è riusciti ancora a farlo diventare rilevante». Spiega Caracciolo che la Sicilia è come una terra di frontiera, sospesa tra un Nord europeo ricco e prosperoso e un Sud pieno di conflitti e diseguaglianze economiche, con differenze culturali e religiose non da poco. «Il nostro confine è come quello tra Messico e Stati Uniti. Noi non siamo gli Stati Uniti, ma abbiamo la responsabilità di gestire questo differenziale economico-sociale. Dobbiamo gestire una frontiera pericolosa, culturalmente devastante. Il 95 delle guerre sono in quella parte del mondo. Senza paure, perché – ha detto citando dei dati – negli ultimi tre anni c’è stato un collasso degli sbarchi: l’ 80 per cento in meno di migranti. Una delle cose che impegnerà il nuovo governo sarà il tentativo di avere un approccio più dialogante perché è un problema gestibile se si vuole farlo insieme».

In conclusione Caracciolo, prima di rispondere alle tante domande dei presenti, ha sintetizzato il suo intervento spiegando che oggi ci troviamo di fronte a una novità sostanziale: per la prima volta nella storia la Cina conta in Europa e sta tentando di creare un’area di influenza essenzialmente economica e poi culturale. Questo ovviamente non fa piacere agli USA, che nel nostro continente possono contare sugli alleati facenti parto del Patto Atlantico dal 1949 (Italia compresa). L’Italia dovrebbe quindi provare a smarcarsi un po’ da questa condizione di «paese a sovranità limitata» anche ma non solo per mano degli USA e tentare di recuperare un po’ di autostima e di orgoglio per le grandi risorse che offre dal punto di vista politico-strategico. Un’impresa non facile, ma sicuramente non impossibile.

 

La relazione del prof. Caracciolo

 

Il video integrale della serata

Maria Acqua Simi
TeleRadio Cremona Cittanova
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