Avviati i lavori della Commissione permanente per la costituzione delle Unità pastorali

Una più stretta collaborazione per favorire la cura pastorale dei fedeli, attraverso una maggiore comunione tra parrocchie vicine con la valorizzazione delle molteplici risorse del territorio

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Lunedì ha avviato il suo lavoro la commissione permanente per la costituzione delle Unità pastorali. Il vescovo Antonio aveva annunciato, nelle sue linee pastorali alla Diocesi, l’intenzione di realizzare un autentico discernimento sul territorio: “ai diversi livelli, gli organismi di partecipazione verranno chiamati a praticare un effettivo discernimento comunitario sul territorio, per leggere attentamente il presente e il futuro del proprio contesto sociale ed ecclesiale, in modo da renderci tutti apertamente consapevoli delle scelte da compiere. Verranno promossi incontri nelle zone, chiarendo natura e metodo delle Unità pastorali”.

Così si è costituita la commissione presieduta dal Vescovo, composta dal vicario generale, il vicario per la Pastorale, il delegato per la Vita consacrata, l’economo diocesano, due sacerdoti designati dal Consiglio presbiterale, il vicario della zona interessata e un diacono.

Non si tratta di partire da zero, fin dal 1998 con il Convegno pastorale diocesano “Parrocchia e unità pastorali: per comunità vive” la Diocesi aveva avviato un cammino che ha reso possibile, negli anni, la nascita di collaborazioni pastorali o di vere e proprie unità costituite giuridicamente, con l’obiettivo non solo di sopperire a un graduale calo di clero, ma principalmente di sostenere e accompagnare le comunità parrocchiali in un necessario rinnovamento e ripensamento della loro missione evangelizzatrice nel territorio.

Le Unità pastorali, infatti, intendono rinnovare l’azione pastorale della Chiesa, dandole uno stile più missionario. Ormai anche la diocesi di Cremona è “terra di missione”, non solo per la presenza di appartenenti ad altre tradizioni religiose, ma pure per l’aumento di coloro che, battezzati, hanno abbandonato la pratica della fede cristiana.

Le Unità pastorali non mirano ad abolire la parrocchia né la figura del parroco per le singole parrocchie: intendono essere, invece, una forma di più stretta collaborazione che favorisca la cura pastorale dei fedeli, attraverso una maggiore comunione tra parrocchie vicine e una migliore valorizzazione delle molteplici risorse presenti nelle comunità parrocchiali e nel territorio.

La riuscita delle unità pastorali si misurerà, quindi, dalla capacità di far uscire le singole comunità parrocchiali da una illusoria autosufficienza per farle vivere “con” e “per” altre comunità parrocchiali: in questo senso le Unità pastorali sono una preziosa opportunità per la Chiesa cremonese, perché promuovono e favoriscono l’unità di discernimento, di decisione e di azione nell’attività pastorale.

Non è urgente arrivare immediatamente a suddividere i territori o ad accorpare parrocchie, quanto avviare con le comunità cristiane dei cammini che portino tutti – sacerdoti, diaconi, religiosi e laici – a un nuovo modo di ripensarsi come comunità viva, impegnata a vivere la comunione al suo interno e con le altre comunità in vista di un rinnovato impegno missionario.

Per questo, insieme a una bozza di progetto di suddivisione del territorio, la commissione offrirà momenti di confronto e di formazione ai sacerdoti e ai laici delle diverse zone pastorali, perché il discernimento sia un’azione dell’intero popolo di Dio.

Dopo un primo incontro della commissione con le undici zone pastorali, nel quale si è ridefinito il ruolo e la fisionomia delle Unità pastorali, si passerà a coinvolgere i sacerdoti impegnati in una determinata zona pastorale, sarà poi la volta del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale.

I criteri fondamentali per la costituzione delle Unità pastorali sono: l’omogeneità dell’ambiente sociale, una situazione pastorale particolare, l’appartenenza allo stesso comune, un numero non eccessivo di parrocchie e di abitanti, la vicinanza geografica e storico-culturale.

Questi criteri non vanno intesi in forma troppo rigida e, soprattutto, non è necessario che siano tutti presenti contemporaneamente. A seconda delle situazioni può prevalere un criterio o l’altro.

I Consigli pastorali zonali nei mesi di marzo-aprile visioneranno il progetto e potranno aggiungere altre preziose osservazioni.

Anche i Consigli pastorali parrocchiali, coinvolti in possibili Unità pastorali, saranno convocati e coinvolti.

A maggio si dovrebbe essere in grado di consegnare al Vescovo una proposta di progetto diocesano che ripensa alle parrocchie e, conseguentemente, alla suddivisione in zone pastorali. Spetterà a lui, poi, decidere tempi e modalità di realizzazione.

In questo cammino complesso e articolato deve prevalere la convinzione che già lo stile che lo guiderà e la passione che unirà preti e laici saranno già un passo positivo verso un vero rinnovamento di una Chiesa che, superando inutili nostalgie per il passato o pericolose paure per il futuro, sa mettersi in gioco con speranza per una autentica azione evangelizzatrice.

don Gianpaolo Maccagni
vicario episcopale per la Pastorale

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