“Questa nostra iniziativa vuole cogliere nell’arte contemporanea il dialogo fra le forme attraverso cui oggi l’arte lascia trasparire le dimensioni profonde del sentire umano”. Questa le parole condivise da mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione dell’esposizione annuale dal titolo “Esse Potest – Compresenze (Im)possibili”.
L’invito è quello di riflettere sulla tematiche delle “compresenze impossibili”, per questo è stato scelto il termine Esse Potest, ovvero l’espressione latina che spinge a trovare un’armonia tra forze antitetiche così come una coesistenza dei contrari: forza e fragilità, sviluppo e sostenibilità, umano e divino.
Arrivata alla sua 20ª edizione, l’esposizione della Cattolica pone grande attenzione sui temi della sostenibilità ambientale e del futuro ecosostenibile, motivo per il quale “Untitled”, l’opera senza nome protagonista del Campus Santa Monica, rappresenta una denuncia ai rischi che lo spreco di risorse e della sovrapproduzione industriale causano, non solo livello sociale, ma soprattutto in ambito ambientale.
“L’opera è stata realizzata con gli scarti delle lavorazione del marmo di Carrara – ha spiegato Flavia Spasari, l’artista che ha realizzato l’installazione -. Tutto quello che è il materiale della costruzione fa riferimento ai mostri urbani che popolano i paesaggi rurali abbandonati, in particolare modo quelli della Calabria, la regione dalla quale provengo. Untitled è un riassunto dei luoghi in cui ho vissuto, della società che assume un ruolo predatorio nei confronti delle cose”.
Pezzi di piombo fuso cadono sopra i frammenti di marmo che compongono la spina dorsale dell’opera, e fra di loro sono collegati da un cavo elettrico che non si allaccia a nessuna presa di corrente, così da sottolinearne “l’inutilità”. Il nome “Untitled”, anche se sarebbe meglio dire che l’opera un nome non ce l’ha, nasce proprio dal ruolo inutile del cavo: proprio perché il cavo non ha una funzione, allo stesso modo la composizione non ha bisogno di un nome; l’opera stessa non ha una funzione pratica, si limita ad una rappresentazione simbolica della realtà.
“L’uomo è sempre alla ricerca dell’oltre” – ha sottolineato mons. Giuliodori -. L’arte è condizionata dai contesti materialistici della società, e quindi si fa fatica a farne emergere la spiritualità. Con gli occhi adeguati si può entrare nelle profondità delle rappresentazioni artistiche, ed è possibile scoprire il profondo significato spirituale dell’arte. L’iniziativa della Cattolica vuole dialogare con le forme dell’arte, che sono forme religiose perché chiedono una relazione con l’altro, relazione che si trasforma nel bisogno di rapporto con qualcosa di più alto, quindi il divino”.