A San Sigismondo i Vespri dell’Epifania con l’augurio del Vescovo a trovare «vere ragioni di speranza, diverse da quelle fasulle che il mercato vuole venderci»

La preghiera insieme alla monache domenicane ricordando il 17° anniversario dalla posa della clausura sul monastero di largo Bianca Maria Visconti

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Nel pomeriggio di lunedì 6 gennaio il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto i Secondi Vespri della solennità dell’Epifania nella chiesa di San Sigismondo, a Cremona, insieme alla comunità claustrale domenicana, che proprio il giorno dell’Epifania ha ricordato i 17 anni dalla posa della clausura sul monastero. Per l’occasione le monache hanno voluto ringraziare il Vescovo, ricordando che «sempre ci accompagna e ci sostiene nella nostra presenza tra voi».

La preghiera dei salmi è stata accompagnata dal canto dalle monache. Le claustrali dedicano la loro vita alla preghiera e alla meditazione della Parola, offrendo così un prezioso servizio a tutta la città e all’intera diocesi di Cremona.

A caratterizzare la preghiera anche il momento dell’adorazione eucaristica, durante il quale mons. Napolioni ha condiviso la sua riflessione: «Con gli auguri di questi giorni, al di là del dire auguri o buon Natale, che cosa ci auguriamo? – si è domandato il vescovo – Amare la vita, vedere giorni felici, cercare la pace, anche soffrendo per il bene piuttosto che fare il male, ciò richiede una retta coscienza».

La vita delle monache domenicane di San Sigismondo è dedicata alla preghiera, un’orazione continua per il bene della città e di chi la abita. Nelle parole del Vescovo la missione delle claustrali diventa «la lotta quotidiana per la fedeltà alla sapienza del cuore», una missione che coinvolge tutti quelli che si spendono per fare del bene, una lotta che «voi monache, voi famiglie, e voi, miei fratelli preti, conoscete meglio di me».

Il Vescovo ha poi raccontato di un vecchio libro che leggeva quando era giovane, un’opera senza autore chiamata “Insieme per vivere e sperare”: poche pagine che raccontano della bellezza della speranza. Leggendo testo mons. Napolioni ha spiegato vedeva il suo messaggio «concretizzato in tanti piccoli volti, che cercavano di percorrere un sentiero di crescita e servizio. Quei volti risvegliavano anche in me un grande desiderio di vita e di gioia. La speranza si incontra in chi la vive e non ne parla».

Spesso però la speranza viene riposta in ciò che c’è di più sbagliato, per questo è doveroso «discernere tra le piccole speranze di cui tanti vivono – ha spiegato il vescovo –. Quanti attaccano le speranze alle lotterie, all’azzardo, ma nel profondo tutti invocano la grande speranza, magari senza saperlo, specie in tempi di confusione e di crisi, di sazietà disperate, di passioni tristi e ingiustizie scandalose». Urge quindi un cambiamento, «illuminato e reso possibile da vere ragioni di speranza, diverse da quelle fasulle che il mercato vuole venderci».

Il motore dell’uomo, che nelle parole del vescovo viene descritto come «il nucleo più profondo», è il cuore. Questo diventa «il luogo del desiderio che il Signore dilata fino alle dimensioni del cielo». E ancora: «Desiderio è nostalgia delle stelle. La storia della vita è la storia del nostro desiderio e della nostra speranza, del fuoco interiore per mezzo del quale abbiamo imparato a dire sì alla vita». Vivere è quindi una sfida, un mistero da scoprire, descritto da mons. Napolioni con una similitudine: «Chi si lancia con il trapezio crede e si fida che ci siano le braccia del compagno a prenderlo; poi si lancia nel vuoto, da tanto che è affamato di vita e di cielo. Abbiamo bisogno di ritrovare questa condizione: osando per accogliere il dono che ci fa conoscere il donatore, la fonte sicura, il Signore della vita».

Concludendo la riflessione il vescovo Antonio Napolioni ha ripreso le immagini del desiderio e della speranza come storie della vita umana, ricordando le parole di Papa Francesco, il quale dice che «la speranza non è soltanto l’ancora che tiene ferma la barca durante la tempesta, ma è soprattutto l’arpione lanciato e fissato sulla vetta, in modo che tutti possiamo raggiungerlo per la forza del desiderio e di colui che ne è la fonte e il traguardo».

Al termine della riflessione del Vescovo il momento dell’adorazione Eucaristica e la benedizione eucaristica che ha concluso la preghiera del Vespro nella chiesa monastica di San Sigismondo.

 

Omelia del vescovo Napolioni

 

Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
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