Veglia per la vita/1. A Viadana la testimonianza dei coniugi Busnelli

Toccante il racconto dei referenti dell’associazione "La quercia millenaria", attiva nel sostegno alle coppie alle prese con gravidanze complicate da diagnosi infauste

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Anche la vita più breve e indifesa può essere dono d’amore e fonte di speranza. Lo testimonia l’esperienza vissuta dagli sposi Eleonora e Mauro Busnelli, ospiti della veglia per la Vita tenutasi la sera di venerdì 3 gennaio a Viadana. L’appuntamento, in auditorium “Gardinazzi”, è stato promosso dalle Zone pastorali dell’Oglio-Po, in collaborazione con il Centro di consulenza familiare Ucipem di Viadana e il Centro di aiuto alla vita di Casalmaggiore.

Il momento di preghiera è stato presieduto da don Alessandro Cappelletti, vicario della Zona pastorale XI, e animato dalla corale di Correggioverde.

La riflessione è stata introdotta da un video: un discorso di santa Teresa di Calcutta ai “grandi” della Terra, nel quale la piccola suora indiana ricordava come la vita fosse «un’opportunità da cogliere, bellezza da ammirare, beatitudine da assaporare».

«Nel messaggio in occasione della 39esima Giornata nazionale per la vita – ha aggiunto don Cappelletti – i vescovi ci hanno ricordato l’importanza del “sogno”: non come evasione e fuga, ma come disponibilità a vivere sino in fondo il nostro sì, a gustare la viva, a osare le cose grandi cui lo Spirito ci chiama, perché lì c’è la gioia».

Ha confermato tale intuizione la preziosa e commovente testimonianza della coppia monzese. «Una decina d’anni fa, due dopo il matrimonio – hanno raccontato Eleonora e Mauro – abbiamo saputo di essere in attesa della nostra prima figlia». Una notizia accolta come segno di speranza e di nuovo inizio, visto che in famiglia c’erano appena stati dei lutti. «Alla visita morfologica, al quarto mese e mezzo, i medici ci hanno però gelato il sangue nelle vene: il “feto” non era compatibile con la vita, non avendo sviluppato i reni. Una gravidanza terminale, che si sarebbe conclusa nel giro di due settimane. Come scelta più ragionevole ci hanno consigliato di interromperla». Una batosta del destino, che ha obbligato i due giovani ad interrogarsi: «Un’amica suora ci ha detto “Lasciate fare a Dio”; ma, in quel momento, la certezza che Dio ci fosse non era in noi nitida».

La preghiera e l’incontro con altre persone e associazioni hanno donato ai genitori una nuova consapevolezza: «Se a un tuo caro danno due settimane di vita, tu cosa fai: lo sopprimi subito? Perché dovevamo essere noi, mamma e papà, a decidere quando interrompere la vita di nostra figlia? E se i medici si fossero sbagliati? Alla fine, abbiamo deciso di restare al nostro posto e di darle tutte le possibilità, come ogni genitore fa per i suoi figli, anche quando non sono perfetti come li avevano immaginati».

Grazie al sì di Eleonora e Mauro, la piccola Letizia Maria è sopravvissuta oltre le due settimane preventivate dai sanitari; ed è venuta al mondo, viva, alla 38esima settimana: «Ha pianto quando ha sentito l’acqua santa del battesimo, ed è salita al Cielo mezz’ora dopo: minuti in cui abbiamo condensato gli abbracci e le carezze di tutta una vita. L’abbiamo accompagnata lungo il tragitto in cui avevamo il dovere di custodirla, e poi l’abbiamo riaffidata al Padre».

Il no chiude, il sì apre un sacco di porte: «Non siamo tornati a casa a mani vuote. In tanti ci hanno detto grazie, perché l’amore di Dio aveva operato attraverso lei e noi». Nel nome di Letizia Maria si è pregato, si sono rinsaldati rapporti, ed è sorto in ospedale un gruppo di auto-aiuto per mamme che hanno perso un figlio (anche a seguito di aborto). I coniugi Busnelli sono ora referenti per la Lombardia dell’associazione “La quercia millenaria”, attiva nel sostegno alle coppie alle prese con gravidanze complicate da diagnosi infauste. E Letizia Maria ha avuto tre fratellini, nonostante i medici sospettassero che la malformazione genetica fosse ereditaria.

In chiusura di serata, la psicologa del Centro di consulenza familiare Ucipem, Leda Bastoni, ha sottolineato l’importanza di scegliere in coerenza con il proprio credo, più che sulla base di convenienze e opportunità; mentre Anton Luca Porpora, del Gruppo famiglie Viadana, ha invitato i presenti a informarsi sui temi della vita, parlarne e testimoniare il bene, «perché il bene e la vita sono contagiosi».

Riccardo Negri

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