Veglia della vita, il Vescovo: «Abbiamo bisogno di una vita liberata» (VIDEO)

Alla vigilia della Giornata per la vita, serata di riflessione e preghiera promossa dalla Diocesi e proposta in tv e sul web

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La Veglia per la vita, proposta a livello diocesano nella serata di sabato 6 febbraio in tv e sui canali web della Diocesi, è stata il felice preludio alla Giornata mondiale per la Vita del 7 febbraio. Riflessioni, testimonianze, letture e preghiere (tra cui quella particolarmente suggestiva scritta da Giovanni Paolo II in difesa della vita) sono state il filo conduttore di una serata che non è certo stata un appuntamento formale, quanto piuttosto l’occasione di ricordare a tutti, per davvero, quanto prezioso e ancora troppo poco difeso sia il dono della vita.

A introdurre la serata è stato Paolo Emiliani, medico e presidente del Movimento per la Vita di Cremona. Il dottor Emiliani ha ricordato – citando il compianto Carlo Casini (volto noto in tutta Italia per le battaglie pro-life) – il forte sbilanciamento che ancora oggi vede la società muoversi solo per sostenere il diritto di una donna ad abortire senza considerare il diritto di un bimbo di nascere. «Uno sguardo strabico – ha detto – che ha bisogno di essere ricentrato, perché anche la vita nascente sia tutelata, esattamente come si tutela la salute pubblica in tempo di pandemia».

Anche il vescovo Antonio Napolioni, riprendendo l’immagine della visita di Maria ad Elisabetta, ha ricordato il valore inestimabile, per quanto fragile,  della vita che nasce nel grembo della donna. Riprendendo il messaggio della CEI, il Vescovo ha ricordato che per accompagnare la vita nascente serve una grande libertà, una libertà che affondi le radici in Cristo. Anche le immagini scelte – quella del buon Pastore e di un’infermiera – hanno accompagnato la riflessione di monsignor Napolioni, che ha sottolineato come perdono e cura vadano di pari passo. «Abbiamo bisogno di una vita liberata, che scopra l’obbedienza amorevole: abbiamo un Maestro di cui fidarci». Tutto questo, ha concluso, genera «una responsabilità che affascina, perché solo responsabili della vita degli altri diventiamo grati anche della nostra».

Sono seguite poi alcune toccanti testimonianze, a cominciare da quella di Gianni Mussini, del Centro di aiuto alla vita di Pavia, che ha raccontato la storia di Giancarlo Bertolotti. Ginecologo in forza al San Matteo di Pavia, morto nel 2005 in un incidente stradale mentre correva in ospedale (fuori orario) per visitare una paziente. È oggi servo di Dio, essendo in itinere la sua causa di beatificazione. Uomo di cultura e di grande fede, Bertolotti ha speso la sua vita come medico e obiettore di coscienza, aiutando nel silenzio centinaia di donne a far venire al mondo i bambini nonostante i dubbi e le fatiche. «Il vero miracolo – ha raccontato Mussini – è stato che alla sua morte tutti i medici del Policlinico che in vita lo avevano osteggiato sono diventati obiettori di coscienza».

Anche le parole del giovane studente universitario Stefano Carlino hanno lasciato il segno. Scout della parrocchia di Cristo Re, a Cremona, durante la prima fase dell’emergenza sanitaria ha risposto all’appello che invitava i giovani ad aiutare le persone in difficoltà a causa del covid. Si è quindi reso disponibile attraverso l’Auser a distribuire i pacchi alimentari alle persone anziane o sole. Stefano ha raccontato come quei mesi siano stati un’esperienza grande, umanamente arricchenti. Non solo perché il tempo poteva essere speso per portare la spesa – ma anche un po’ di vita, di conforto, di contatto umano – alle persone che ne avevano più necessità, ma anche perché è stato evidente quanto sia importante lo scambio tra generazioni. Una ricchezza troppo spesso dimenticata e che vale la pena riscoprire ogni giorno.

Commovente anche la testimonianza di Raffaella Cariani, operatrice presso la Rsa Cremona Solidale: «Durante la pandemia nessun parente e nessun sacerdote aveva accesso alla struttura, così sono stata chiamata in forma straordinaria a portare l’Eucarestia e ho potuto rendermi conto ancora una volta di quanto sia un sacramento per la vita. Una domanda che spesso i nostri ammalati fanno e a cui non si può rispondere in modo frettoloso è “perché il Signore questa mattina mi ha fatto aprire ancora gli occhi, che sono solo un peso per me e i miei parenti?”. Capite che a queste domande non è possibile dare una risposta che non sia profondamente vera e io mi sono accorta che solo Gesù Eucarestia era la risposta vera, l’unica che dia un senso al vivere».

Il presidente del Centro di aiuto alla vita di Cremona, Paolo Reggiani, ha ricordato invece il continuo impegno dei Cav su tutto il territorio. «In Italia – ha spiegato – ogni anno ci sono circa 80mila aborti. Numeri terribili che dovrebbero far pensare, in questa società della cultura dello scarto dove ci si indigna per l’uccisione degli animali ma non per quella dei bambini». Il ruolo del Cav è allora quello di essere un lumicino di speranza per le tante donne che entrano nella logica dell’aborto. La cura, l’accudimento e l’ascolto sono la nostra cifra, ma c’è bisogno di nuovi volontari e di gesti generosi per poter continuare.

La veglia è stata accompagnata con il canto da una selezione del Coro della Cattedrale diretta da don Graziando Ghisolfi e con all’organo il maestro Fausto Caporali.

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Leggi il Messaggio dei vescovi per la Giornata

 

La cura dell’altro è responsabilità capace di generare

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