Uniti nella lotta agli armamenti nucleari: convegno a Caravaggio

image_pdfimage_print

Si è svolta nella serata di venerdì 29 ottobre, presso l’auditorium del santuario della Beata Vergine di Caravaggio, il convegno “Stop alle armi nucleari!” promosso dal movimento dei Focolari in collaborazione con numerose associazioni presenti sul territorio.

Acli, Agesci, Aido, Amici di don Maurizio, Amici di Libera, Amici di San Bernardino, Azione Cattolica, Caritas, Chei de la Bosnia, Comunione e Liberazione, Corpo di Bacco, Croce Rossa, Gruppo Catechisti Parrocchia di Caravaggio, Gruppo missionario e Ministri straordinari dell’eucaristia si sono trovati per ragionare insieme e dibattere intorno al tema degli armamenti nucleari e al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, approvato dall’ONU ormai nel 2017.

Ai presenti è stato rivolto da subito l’invito a firmare la petizione Italia Ripensaci che chiede alle Istituzioni italiane di ratificare il Trattato per eliminare tutte le armi nucleari sul territorio. 

Relatori della serata sono stati l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente Pax Christi; Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete Pace e disarmo e Pierluigi Biatta, presidente di Opal Brescia; nomi importanti della lotta contro l’armamento nucleare, moderati dal redattore della Rivista Città Nova Carlo Cefaloni.

Don Amedeo Ferrari, rettore del Santuario, ha aperto il convegno dando a tutti il benvenuto e con le parole del Magnificat ricordando a tutti i presenti che Dio vigila sul mondo ed è già all’opera per migliorarlo. Parole che sono di conforto, ma anche di stimolo per lavorare e perseguire i propri valori.

Anche il Vescovo Napolioni, occupato in un incontro per il Sinodo, ha mandato un messaggio di saluto fraterno. Il suo invito a continuare a lavorare per il disarmo nucleare nel mondo, scrive, «è una rivoluzione sociale, parte dagli ultimi» e si augura che ciò che è stato detto durante il convegno possa raggiungere le nuove generazioni.

«Probabilmente» ha aperto il convegno Carlo Cefaloni «c’è sgomento quando si sente che ci sono bombe nucleari sul nostro territorio e che c’è un continuo aumento della produzione di armamenti». Prenderne coscienza, prosegue, suscita «senso di dolore e impotenza. Ma cercare di dare una risposta comunitaria è necessario». Da sempre la rivista Citta Nova di cui è redattore è tra le poche testate a parlare del problema nucleare in Italia e nel mondo.

Francesco Vignarca ha iniziato il suo intervento illustrando dei numeri significativi: sono già più di 56 gli stati firmatari del documento del disarmo e il primo che si è impegnato è stato il Vaticano. Ma non basta: nonostante la forte riduzione, sono oggi 13.400 le testate nucleari esistenti nel mondo, circa 3000 quelle immediatamente utilizzabili. Numeri preoccupanti. Per non parlare degli investimenti economici: 80 sono i miliardi che si spendono ogni anno. Una cifra che basterebbe – e avanzerebbe – a risolvere tutti i problemi di disuguaglianza nel mondo. 

La forza del Trattato, ha detto inoltre Vignarca, è che parte dal basso «È fondamentale il lavoro dei territori, perché tutto deve partire dalle persone. Per non perdere di vista la realtà, che sono le persone e i volti delle vittime dirette e indirette della costruzione di un’arma nucleare».

La mobilitazione di Italia ripensaci! Ha proprio l’obiettivo di chiedere alle istituzioni nazionali di firmare il trattato e eliminare le testate nucleari statunitensi dal territorio. È un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile a piccoli passi.

La parola è passata poi a Pierluigi Biatta, presidente di Opal Brescia. L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere nasce nel 2004 da una provocazione dell’allora presidente delle Nazioni Unite Kofi Annan: «Le armi leggere sono armi di distruzione di massa». Molte sono le esperienze in questi 16 anni di attività: il festival della pace che inizierà a Brescia fra due settimane, collaborazioni con università e veri e propri corsi di laurea sulla diffusione e il mantenimento della pace. «L’obiettivo di Opal» ha spiegato il suo presidente «è studiare in modo scientifico il commercio e la produzione delle armi leggere e mettere a conoscenza la società civile». L’Italia è al terzo posto come produttore e esportatore di armi e il territorio bresciano ne è responsabile per l’80%. Anche questi sono dati che lasciano sgomenti.

Ultimo l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti che ha ribadito la sua preoccupazione nei confronti del «muro di gomma di chi potrebbe decidere e cambiare il senso della storia». Il suo appello alla Chiesa è concreto e parte dalla sensibilità del Santo Padre che da sempre si batte per la pace e per il disarmo nucleare: «Anche la comunità cristiana deva avere una voce più forte, saper parlare con più sincerità, senza mezzi termini riguardo alla pace, prendere posizione. Qualche piccolo passo è stato fatto. Non bastano i comunicati, ci vuole la concretezza». E poi ha conclusione citando Isaia: «Verranno giorni in cui ci sarà un mondo diverso da quello in cui noi viviamo. È un’alba che dobbiamo sapere attendere e incontro alla quale dobbiamo saper camminare».

In battuta finale è intervenuto anche il sindaco di Caravaggio Claudio Bolandrini: «Credo che uno strumento efficace per la lotta al disarmo nucleare sia colpire l’economia dell’industria bellica». L’esempio da prendere è quello di Gandhi e del suo «pacifismo sano e non violento».

Chiara Allevi
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail