Un’arca per la società liquida, presentato l’ultimo libro di don Bignami

Il volume è stato illustrato alla presenza dell'on. Enrico Letta tra le sculture di Gianpaolo Pasini, una per ogni capitolo

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A catturare l’occhio, nel pomeriggio di venerdì 21 aprile nel Palazzo comunale di Cremona, erano da una parte la sala della Consulta gremita, con molta gente in piedi, e dall’altra le otto sculture qui poste, realizzate dallo scultore Gianpaolo Pasini, una per ogni capitolo del libro, scritto dal sacerdote cremonese don Bruno Bignami, Un’arca per la società liquida-La moralità nel cambiamento d’epoca. La cui presentazione, moderata dal giovane Michele Bellini, studente di Affari Internazionali presso il prestigioso Istituto di Studi Politici SciencesPo di Parigi, ha visto la presenza anche dell’on. Enrico Letta.

È stata l’occasione, come ha ricordato nel proprio intervento il sindaco Gianluca Galimberti, di ritrovare nelle pagine “una parola di grande attualità, che è coscienza”, ed una sfida, “quella della virtù”, in particolare “prudenza”, “capacità di discernimento” e “cura”, ovvero “la capacità di interpretare il bene nei gesti quotidiani”. In questo senso il testo di don Bignami rappresenta “un progetto politico”, vale a dire un “progetto di costruzione della comunità”.

È poi intervenuto Franco Vaccari, presidente dell’associazione Rondine Cittadella della Pace, che nel proprio studentato internazionale accoglie giovani di diverse culture per un’esperienza di convivenza e dialogo, anche quando provenienti da Paesi tra loro in conflitto. Sua è la prefazione, scritta, anzi riscritta il 22 marzo 2016, mentre i media davano “la notizia degli attentati terroristici all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles. Davanti a fatti del genere le parole si spengono” e testimoniano un bisogno di speranza, da coltivare. Anche attraverso gli otto percorsi, uno per capitolo, proposti nel libro di don Bignami.

Atteso l’intervento dell’on. Enrico Letta, già presidente del consiglio nel 2013 e 2014, più volte ministro, nonché parlamentare europeo, attualmente decano della Scuola di Affari Internazionali presso Sciences Po di Parigi, presidente dell’Istituto Jacques Delors ed autore di numerosi libri, tra cui l’ultimo Contro venti e maree-Idee sull’Europa e sull’Italia. Letta ha evidenziato come già il titolo del testo di don Bignami accosti l’idea antica dell’arca e della saggezza di Noè all’idea moderna della “società liquida” di Zygmunt Bauman. Da qui lo spunto per evidenziare le trasformazioni avvenuto nell’ultimo decennio, in cui si è passati da una società schematica, dove ciascuno sapeva quale fosse il suo posto e che rapporti avesse con il contesto, ad una società “molto meno definibile e classificabile”. In tal senso lo sforzo fatto da don Bignami nel suo volume compie “un esercizio straordinario”, quello di riclassificare in modo moderno quei valori, anche biblici, imparati nella società rigida, insegnando a non aver paura del nuovo ed a ritenerlo non negativo, semmai “affascinante”.

Ha quindi preso la parola l’autore per evidenziare come abbia scritto queste pagine nel tentativo di “costruire segni di speranza”. A fronte di un cambiamento epocale, la reazione immediata può essere quella della paura, della chiusura in sé stessi, perdendo di vista la relazione con gli altri. La proposta è quella di superare questa fase, perché “ce n’è già fin troppa di gente che si piange addosso”.

In tal senso c’è ancora molto da fare, poiché – ha incalzato l’on. Letta, evidenziando un passaggio del libro di don Bignami – la tentazione è quella di fare come Caino, che non dice di aver ucciso Abele, ma “risponde in modo indiretto. È ognuno di noi, quando si gira dall’altra parte. Si evita il problema, che è il contrario della fraternità. Oggi abbiamo un’idea statica della nostra vita”, senza tener conto della possibilità che qualcosa possa rompere “l’equilibrio di questo schema”, come la rivoluzione digitale, che ha offerto nuove, forse insperate possibilità anche ai Paesi in via di sviluppo.

Si ha successo se si è uniti: “La Chiesa di Papa Bergoglio, come quella di Wojtyla, capisce che la dimensione è mondiale”, ha detto. I lunghi viaggi, i cardinali non europei, il fatto stesso del primo Papa non europeo della storia ne sono segni.

Da qui l’invito a non buttare “via questa Europa, culla dei valori teorizzati e declinati: i diritti dell’uomo, dei lavoratori, l’accoglienza dei migranti, la parità uomo-donna, il fatto che i bambini non vadano toccati e non debbano lavorare, la difesa dell’ambiente, la laicità dello Stato”, l’opposizione alla pena di morte. Occorre evitare – ha proseguito – “la peggiore delle scelte, il ritorno al nazionalismo”, oggi incarnato ad esempio dalla Brexit, che sembra essere “la volontà di tornare alla Compagnia delle Indie, di essere al centro del mondo, il che è impossibile. Non ci rendiamo conto che la logica dell’omogeneità e dell’identità non è moderna”, occorre creare o sostenere meccanismi “di andamento orizzontale, non leadership solitarie, bensì dinamiche di partecipazione. “Noè non è il leader che sa tutto, mette insieme le diversità”. Così anche la proprietà privata deve convivere con “un uso che abbia una dimensione sociale”.

Molte le autorità presenti all’incontro, tra cui il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

I convinti applausi del folto pubblico hanno sancito la riuscita dell’incontro, che ha offerto molte suggestioni.

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