«Una Chiesa più missionaria e aperta ai nostri territori»

Sguardo al nuovo anno pastorale nelle parole del vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni

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La sera di lunedì 18 settembre, in Cattedrale, con una celebrazione diocesana presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, si aprirà il nuovo anno pastorale. Un cammino che si pone in stretta continuità con le scelte indicate dal Vescovo all’inizio del suo episcopato, prospettive a medio e lungo termine che si orientano su due fronti: l’accompagnamento dei sacerdoti e un serio discernimento sul territorio – con la ridefinizione delle zone pastorali, che passano da 11 a 5 – e l’avvio del processo che porterà alla costituzione di alcune nuove unità pastorali. Il riassetto non esclude neppure la Curia, che è chiamata a un nuovo stile di lavoro. All’orizzonte la celebrazione del Sinodo dei giovani e l’avvio del processo di beatificazione di don Mazzolari.

I cambiamenti che stanno prendendo forma sul territorio non possono essere letti solo come semplice riorganizzazione, quanto piuttosto come lo sforzo di rimettere la Diocesi in grado di affrontare nuove sfide, con le parrocchie chiamate a una maggiore comunione tra loro e ad un più incisivo impegno missionario.
«Bisogna stare attenti – precisa don Gianpaolo Maccagni, Vicario episcopale per la Pastorale e il Clero – a non leggere questi cambiamenti solo come una questione clericale, legata a una riorganizzazione della distribuzione dei preti a causa della diminuzione numerica e dell’invecchiamento. Occorre percepire, invece, che si tratta di una faticosa conversione pastorale, richiesta all’intera Diocesi (sacerdoti, religiosi e laici) in vista di una Chiesa che sappia vivere maggiormente la comunione e la missione».

Ogni comunità, allora, è chiamata a dare il proprio contributo: «Per questo – prosegue don Maccagni – si chiede che tutte le Parrocchie escano dall’isolamento e vivano ciò che ormai da qualche anno è stato proposto dai Vescovi italiani: la cosiddetta pastorale integrata. Dove la Parrocchia non è più autoreferenziale, ma si apre a quelle vicine, pensando insieme a loro una progettazione pastorale comune per lo stesso territorio che si vuole servire. Un annuncio del Vangelo che nasce dall’ascolto del Vangelo più fraterno, con una condivisione che rende più credibili». I primi elementi su cui coinvolgere le comunità cristiane sono la preghiera, l’ascolto reciproco e la formazione. Dopo l’appuntamento diocesano di metà settembre, la riflessione proseguirà in ognuna delle cinque nuove Zone pastorali, nelle quali gli obiettivi saranno focalizzati guardando alla realtà propria del territorio.

La formazione nelle diverse Zone entrerà nel vivo nella prima parte dell’anno pastorale (ottobre/novembre 2017) con la proposta rivolta a tutti gli operatori pastorali (laici e sacerdoti), mediante l’offerta di momenti di confronto sulla visione di Chiesa maturata con il Concilio Vaticano II.

Nella seconda parte dell’anno pastorale (gennaio/febbraio 2018) gli uffici pastorali diocesani offriranno nelle singole zone quattro momenti formativi dedicati a operatori dei singoli settori.

«Davanti a questi cambiamenti – conclude don Maccagni – possono nascere perplessità, dubbi e critiche. Ma la cosa importante è che questi passaggi si sappiano vivere sempre nella sinodalità: è bello che tutte queste scelte – che poi trovano autorevolezza nella parola ultima del Vescovo – nascano da un cammino sinodale, da luoghi dove c’è stato vero ascolto e condivisione, da occasioni in cui gli orientamenti sono maturate insieme. In questo senso occorre ridare fiato e valore ai luoghi di partecipazione: il Consiglio pastorale diocesano, il Consiglio presbiterale, i Coordinamenti pastorali zonali, fino ad arrivare ai Consigli pastorali parrocchiali. Occorre un risveglio del laicato, che deve diventare sempre più protagonista e corresponsabile. Per questo si è deciso di prorogare per un anno i Consigli che avrebbero dovuto essere rinnovati all’inizio del nuovo anno pastorale, così che la loro rielezione non sia solo una formalità».

 

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