Tre anni fa l’elezione di papa Bergoglio. Mons. Franzini: «Una vera sorpresa di Dio»

Francesco ha da subito colpito il cuore delle persone, attirando le simpatie del popolo cristiano e, dopo tre anni lo possiamo dire, del mondo intero.

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Con la elezione del cardinal Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, a Vescovo di Roma, la Chiesa – dopo il trauma delle dimissioni di Papa Benedetto XVI – ha avuto, il 13 marzo di tre anni fa,  un nuovo successore dell’apostolo Pietro, che ha il compito di “confermare nella fede i propri fratelli” secondo la parola di Gesù nel Vangelo di Luca. E fin dai primi passi di Papa Francesco abbiamo ancora una volta toccato con mano che la Chiesa non è nostra, ma è del Signore, come ripetutamente aveva dichiarato Papa Benedetto dopo l’annuncio della sua rinuncia.

Papa Francesco ha da subito colpito il cuore delle persone, attirando le simpatie del popolo cristiano e, dopo tre anni lo possiamo dire, del mondo intero.

Anzitutto per la semplicità del suo porsi. A cominciare dal nome: una scelta che ha sorpreso tutti. Il card. Bergoglio è un gesuita che da sempre vive da francescano. E il suo stile, fin dai primi passi, è apparso uno stile che sprigiona essenzialità e semplicità da tutti i pori. Ricordiamo quel “fratelli e sorelle, buona sera”, con cui il nuovo Papa ha salutato la folla in piazza San Pietro subito dopo la sua elezione. Così come ricordiamo, fra i tanti suoi gesti, quello di raccogliere una borsetta, caduta a una signora in piazza San Pietro. E quel suo stare a pieno suo agio in mezzo alla gente, come quel mattino del 17 marzo di tre anni fa, quando, dopo la messa in S. Anna in Vaticano, è uscito dalla Chiesa per salutare i fedeli, come un semplice parroco. E quel suo pregare  su un banco della cappella a Santa Marta, evitando poltrone primaziali che in qualche modo lo separano dal popolo di Dio. E quel suo citare l’antica sapienza della nonna: mai, credo, un Papa ha fatto ricorso agli insegnamenti della propria nonna, e questo dà la misura del suo essere immerso in una tradizione sapienziale che fa bene a tutti noi, ammalati come siamo di progressismo di bassa lega e di intellettualismo raffinato e salottiero, che ci rendono vergognosi, anziché fieri, delle nostre radici cristiane. Non c’è nulla di studiato in questi suoi gesti. E non c’è nulla di demagogico o di populistico. C’è solo l’autenticità di un uomo, di un cristiano  e di un pastore che, diventando Papa, non vuole allontanarsi da quella vita che viveva come gesuita e Vescovo a Buenos Aires.

La semplicità del suo porsi rivela una profondità di vita spirituale e di attrezzatura intellettuale non comune, come appare nei suoi documenti ufficiali, nelle sue interviste e nelle sue omelie mattutine a Santa Marta. I contenuti della sua predicazione e i gesti che l’accompagnano sono radicati nel ricco patrimonio della tradizione cristiana; e dunque non blandiscono e non bordeggiano la mentalità corrente, anzi spesso sono in netta controtendenza con il pensiero contemporaneo. Come quando denuncia nei suoi discorsi il pericolo della mondanità, o quando mette in guardia dall’idolatria o dalla dittatura del pensiero unico, o quando non ha timore di denunciare la presenza del diavolo nella nostra vita,  o quando denuncia le colonizzazioni ideologiche…

Papa Francesco vuole una Chiesa tra la gente e per la gente. Sono frequenti i suoi ammonimenti ai pastori della Chiesa – Vescovi e preti – perché “abbiano l’odore delle pecore” e vivano con semplicità e con passione la loro missione pienamente inseriti nel “santo popolo di Dio”, come ama dire. Cosi come torna frequentemente nei suoi discorsi l’immagine della Chiesa come “ospedale da campo”, una Chiesa “in uscita verso le periferie esistenziali”, evitando arroccamenti e privilegi che ne snaturano l’identità.

Il suo continuo richiamo alla misericordia di Dio – fino ad indurlo  ad aprire una Anno santo – probabilmente rimane e rimarrà l’asse portante del suo servizio petrino nella catena dei successori di Pietro. Papa Bergoglio è convinto che il mondo odierno ha soprattutto bisogno non di  discorsi complicati, o di sottigliezze accademiche o di linguaggi paludati, ma di scoprire o riscoprire il cuore del Vangelo, che è l’annuncio dell’amore di Dio per ogni peccatore,

Papa Francesco ci sta abituando  ad una fede “feriale”, da vivere nella quotidianità: perché la fede cristiana o cambia la vita ordinaria, o non è fede cristiana. E questa ordinarietà non è sciatteria o compromesso al ribasso, bensì discende direttamente da quel Dio che, incarnandosi, si è abbassato fino a noi, entrando nella stoffa quotidiana di cui è fatta la vita di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni comunità.

Papa Francesco è una sorpresa di Dio. Ma è una sorpresa che ci fa scoprire che la vita di ciascuno di noi, la vita di ogni persona può essere una sorpresa di Dio.

Mons. Alberto Franzini

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