Sinodo, gara di ascolto all’Università Cattolica

Nella mattinata di giovedì 6 aprile incontro tra il Vescovo e gli universitari dell'Ateneo di via Milano nel contesto del Sinodo diocesano dei giovani

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Ha assunto quest’anno un significato del tutto particolare il tradizionale incontro tra il Vescovo e gli studenti della sede cremonese dell’Università Cattolica del S. Cuore. Solitamente promosso nel contesto della Pasqua e della Giornata dell’Università Cattolica (che si celebrerà il prossimo 30 aprile con la 93a edizione sul tema “Studiare il mondo è già cambiarlo“), quest’anno è stato collocato, invece, all’interno della fase preparatoria del Sinodo diocesano dei giovani.

L’appuntamento è stato nella mattinata di giovedì 6 aprile presso l’aula magna di palazzo Ghisalberti. A fare gli onori di casa l’assistente spirituale di Facoltà, il cremonese don Maurizio Compiani.

Quindi a introdurre l’incontro – dal titolo “In ascolto del futuro” – è stato Khawrin Waheedullah, un giovane afgano che presso l’ateneo cremonese sta frequentando la SMEA, l’Alta Scuola di Management ed Economia agro-alimentare. Il suo intervento, in lingua inglese, tradotto in tempo reale dal prof. Daniele Rama, ha presentato una vicenda personale fortemente legata al tema della speranza. Nato in un campo profughi del Pakistan, mentre frequentava la scuola primaria sotto una tenda, senza né banchi né sedie, mai si sarebbe immaginato di ritrovarsi un giorno in Europa per frequentare un master universitario a Cremona, in aule con lavagne multimediali e in tasca un telefono cellulare. «Ho speranza per un futuro di luce», ha detto richiamando i sacrifici del padre che gli hanno permesso di essere quello che ora è. Non vuole essere considerato un eroe, conscio che nel proprio Paese tutti stanno soffrendo per affrontare la quotidianità. La speranza è che tanti suoi giovani connazionali possano avere le stesse sue opportunità, nella consapevolezza che «non è solo questione di trasmettere conoscenze, ma idee e capacità innovative».

Ha quindi preso la parola l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, don Paolo Arienti, che ha richiamato le motivazioni del Sinodo e le direttici portanti, offrendo qualche ulteriore stimolo di riflessione sulla condizione giovanile a partire in particolare dai dati del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo.

Microfono dunque al vescovo Napolioni che, sceso dal palco dei relatori, ha voluto colloquiare con i giovani stando in mezzo a loro. Perché la sua non è stata una relazione frontale, ma un incontro di relazione. Parola d’ordine: ascolto. «Una gara di ascolto», come ha voluto precisare lui stesso.

Dopo una breve introduzione, il Vescovo ha invitato i presenti a confrontarsi, a piccoli gruppi, sui temi che più stanno a cuore o interpellano, preparando domande da porgli. È quindi iniziato il dibattito vero e proprio.

A rompere il ghiaccio è stato Marco, guardando al rapporto – che a volte diventa contrapposizione – tra una Chiesa «vecchia» e una Chiesa «nuova». Il riferimento, naturalmente, ai cambiamenti introdotti da Papa Francesco, anche se mons. Napolioni ha voluto focalizzare sul Concilio Vaticano II la vera rivoluzione che la Chiesa sta vivendo ancora oggi. Nella consapevolezza che i termini «vecchio» e «nuovo» non possono essere solo una questione di età anagrafica, ma di cuore. Secondo il Vescovo, per evitare ogni frattura è necessario imparare a camminare insieme, seguendo in particolare le tre vie individuate da Papa Paolo VI: la via spirituale della coscienza, quella morale del rinnovamento e quella apostolica del dialogo.

Il confronto è poi proseguito guardando all’apporto della donna nel mondo e nella Chiesa, alla chiamata vocazionale di ciascuno e al passaggio da giovani ad adulti, segnato da cinque fattori: la conclusione degli studi, l’inizio di un lavoro, l’utonomia abitativa, una scelta affettiva definitiva (intesa anche in senso vocazionale) e la generatività (nel senso più generale di dare qualcosa della propria vita agli altri).

Lo stimolo offerto da Alberto, invece, è stato occasione per interrogarsi sul perché non sempre vi sia un contatto tra i giovani e la Chiesa. «I primi che cercano la vita, la seconda che dice di avere il Signore della vita. Il terreno d’incontro – ha affermato il Vescovo – è la vita tutta!». Iniziando dai momenti più difficili. Ma nella consapevolezza che i giovani non possano essere considerati solo «consumatori», ma occorre instaurare relazioni autentiche e reciproche tra generazioni, pur senza confondere i rispettivi ruoli.

Il confronto ha coinvolto i giovani presenti, pur un po’ restii ad aprirsi a fondo, come ha evidenziato anche Matteo, auspicando l’apertura di sempre nuovi punti. Proprio in questo senso il Sinodo diocesano ha previsto molteplici modalità di ascolto dei giovani, anche attraverso la possibilità di una semplice e-mail (sinododeigiovani@focr.it) per indicare idee, suggerimenti o provocazioni.

Ad aiutare gli studenti della Cattolica di Cremona a rimanere sempre aggiornati, anche un totem esplicativo del Sinodo posizionato all’interno dell’ateneo, con il materiale illustrativo sulla proposta portata avanti dalla Pastorale giovanile diocesana.

Photogallery

 

Il Sinodo diocesano dei giovani

Il Dies Academicus alla Cattolica di Cremona

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