Si è concluso il pellegrinaggio diocesano in Turchia con il vescovo, un viaggio tra le meraviglie plasmate dalla fede

Mons. Napolioni: «Abbiamo goduto di tante opportunità culturali e dei segni della fede, quelli che provengono dal passato e da quelle presenze che tengono vivo il dialogo tra ogni religione e cultura»

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Si è concluso nel tardo pomeriggio di giovedì 31 agosto il pellegrinaggio diocesano in Turchia con il vescovo Antonio Napolioni, con il gruppo cremonese che ha fatto rientro in Italia in serata. Un viaggio sulle orme di san Paolo, alla scoperta delle prime comunità cristiane, che ha preso il via il 25 agosto e ha visto la partecipazione di quasi 80 pellegrini cremonesi.

Dopo i primi giorni dedicati alla visita a Istanbul e alla parte europea della Turchia, l’itinerario si è spostato oltre lo stretto dei Dardanelli. Il 28 agosto il pellegrinaggio si è concentrato sulla città di Efeso, fulcro dei viaggi paolini, e Pamukkale, la vecchia Gerapoli. In queste località i pellegrini hanno potuto visitare alcuni rilevanti monumenti della cultura cristiana, come la Casa di Maria Vergine e la Tomba dell’apostolo Filippo.

Il quinto giorno, il gruppo cremonese si è quindi spostato a Konya, città presso la quale è stata celebrata la Messa nell’unica chiesa cristiana presente, tenuta aperta e attiva da Mariagrazia Zambon, missionaria consacrata della Diocesi di Milano, in Turchia da ventidue anni. «La mia presenza qui, la mia missione, si concretizza in tre elementi, che si possono racchiudere nella “spiritualità della porta aperta” – ha raccontato la missionaria –: una porta aperta per i pochi cristiani che ci sono, una porta aperta agli immigrati, ai profughi, ai rifugiati, con cui cerchiamo di vivere la Parola di Dio; una porta aperta ai numerosi pellegrini che giungono fino a qui; una porta aperta per tutti quelli che cristiani non sono, che hanno comunque la possibilità di visitare l’unica chiesa attiva e la possibilità di dialogare con noi».

Dall’Anatolia Centrale alla Cappadocia, dove i pellegrini hanno potuto visitare, durante il sesto giorno, le chiese rupestri, luoghi che in antichità fungevano da rifugio per le prime comunità cristiane. Lì la celebrazione dell’Eucarestia nella memoria dei padri Cappadoci, durante la quale il vescovo ha colto l’occasione di festeggiare e benedire una coppia di coniugi nel cinquantesimo anniversario delle nozze.

Oltre alle chiese rupestri, la visita a una piccola parte della città sotterranea, anch’essa utilizzata come rifugio, seppur costruita in epoca ancor più antica rispetto alla nascita del Cristianesimo. Anche in Cappadocia i pellegrini hanno avuto la possibilità di effettuare visite turistiche e suggestive escursioni, quali “il cammino delle fate” e le classiche uscite in mongolfiera.

L’ultimo giorno è stato completamente dedicato alla visita della città di Kayseri, che i fedeli cremonesi hanno raggiunto dopo la Messa mattutina in albergo e dalla quale hanno poi preso il volo verso l’Italia.

«L’esperienza del pellegrinaggio è sempre positiva, a maggior ragione quando tiene un clima di fraternità e in un luogo ricco di stimoli come la Turchia in questo caso – ha voluto sottolineare il vescovo Napolioni –. Abbiamo goduto di tante opportunità culturali, ma soprattutto dei segni della fede, quelli che provengono dal passato, ma anche da quelle piccole ma significative presenze che tengono vivo oggi il dialogo tra gente di ogni religione e cultura in una terra così ricca di passato, di presente e di futuro». Ha quindi concluso: «Ci ha molto colpito la testimonianza di Mariagrazia, testimone di una fraternità che ci ha parlato, ci ha commosso, ci spinge a essere altrettanto grati testimoni della fede nelle nostre comunità. Ringraziamo il Signore di questo dono e cerchiamo di metterlo a frutto nel pellegrinaggio ecclesiale ed esistenziale di tutti noi».

 

Tra Istanbul e Smirne, iniziato il viaggio tra le meraviglie della Turchia per i pellegrini cremonesi

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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