Sant’Antonio Maria Zaccaria, a San Luca festa per il 125° della canonizzazione con il cardinal Bagnasco

La celebrazione nel ricordo del cremonese fondatore dei Barnabiti, patrono secondario della Diocesi, a Cremona nell'anniversario della morte avvenuta a Cremona il 5 luglio 1539

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«A distanza di cinque secoli la figura e il carisma di sant’Antonio Maria Zaccaria è di estrema attualità». Si è espresso così nell’omelia il cardinal Angelo Bagnasco, vescovo emerito di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana dal 2007 al 2020, che nel pomeriggio di mercoledì 5 luglio ha presieduto la celebrazione eucaristica in San Luca, a Cremona, a conclusione delle iniziative per il 125°anno dalla canonizzazione del fondatore dei Barnabiti (Chierici regolari di san Paolo). Sant’Antonio Maria Zaccaria, proclamato dal vescovo Cazzani nel 1917 patrono secondario della Diocesi di Cremona, delle associazioni cattoliche e del clero, è un santo che sa ancora interpellare anche se «può apparire paradossale in un tempo, il nostro – ha detto il cardinale – lanciato nelle vie del progresso scientifico, dello sviluppo, della cultura globale».

E che fosse un santo attuale lo ha dimostrato la partecipazione della gente a San Luca per una celebrazione dove la Diocesi era rappresentata dal vicario generale don Masimo Calvi insieme a don Irvano Maglia parroco dell’unità pastorale Cittanova, alla presenza anche dei rappresentanti dei vari istituti religiosi di Cremona: Camiliani, Cappuccini e naturalmente Barnabiti.

Ad accompagnare la preghiera, condivisa con autorità militari e civili, il Coro polifonico cremonese, guidato dal maestro Federico Mantovani, che ha anche intonato l’inno di Caudana a sant’Antonio Maria Zaccaria.

La presenza di Bagnasco è stata dovuta non solo ai legami con Cremona dovuti ai nonni materni, ma anche a un particolare legame «per stima e per ricordi scolastici» con i Barnabiti e con il rettore di San Luca, padre Emiliano Redaelli, che ha introdotto la celebrazione con un saluto.

 

Il saluto di padre Emiliano Redaelli

 

L’ingresso solenne, accompagnato dalle litanie dedicate al fondatore dei Barnabiti, ha visto i celebranti sostare davanti all’altare dedicato al santo per poi iniziare la celebrazione.

Nell’omelia, Bagnasco ha messo in guardia dalla fiducia cieca nel progresso se questo non è ancorato alla Verità. Il rischio è quello di «un pensiero unico», centrato sull’uomo mentre, sulla scorta di san Paolo, ha ricordato che «il criterio, il centro va spostato su Cristo, sapienza di Dio».  Al pensiero unico, dominante nel mondo moderno, va contrapposto «il pensiero critico», quello che sa riconoscere una Verità unica sostenuta dalla fede «non fondata sulla sapienza umana». L’invito è stato quello di «dire il vero», testimoniare la Verità senza pensare che così facendo si compia un «atto di arroganza o di presunzione». Inevitabile un richiamo alla vocazione educativa dei Barnabiti, ma in fondo di ogni cristiano adulto. «L’educazione – ha detto il cardinale – è un atto di amore, è insegnare a non avere paura della vita che si apre, è chiamare le cose con il loro nome, avere fiducia in se stessi perché Gesù ha fiducia in noi”. Un compito urgente, visti i tempi complessi per cui ciascuno dovrebbe “sacrificarsi perché i giovani siano veramente liberi».

 

L’omelia del card. Angelo Bagnasco

 

Al termine della messa è stata impartita la benedizione solenne che ha suggellato le celebrazioni in onore del presbitero cremonese sant’Antonio Maria Zaccaria, morto proprio in città il 5 luglio del 1539.

Dal 6 luglio a San Luca entrerà in vigore l’orario estivo delle celebrazioni: le Messe feriali alle 8 e alle 18; le festive alle 8, 11 e 21.

 

 

Sant’Antonio Maria Zaccaria

Nasce a Cremona nel 1502, da nobile famiglia, all’epoca del vivace movimento di riforma cattolica che precedette il Concilio di Trento. Rimasto orfano di padre a pochi mesi di vita, ebbe dalla giovanissima madre una prima educazione tenerissima all’amore dei poveri.

Portò a compimento gli studi di medicina all’Università di Padova e, rientrato a Cremona, piuttosto che alla professione medica si dedicò alla cura gratuita dei poveri e alla catechesi. Dal suo direttore spirituale, un domenicano, fu guidato al sacerdozio. Ordinato prete nel 1528, profondamente convinto della centralità dell’Eucaristia e della Parola di Dio per ridare vigore al popolo di Dio, si dedicò a formare gruppi di laici appassionati alla riforma dei costumi morali dei cristiani.

Seguì a Milano, come cappellano, la contessa di Guastalla Ludovica Torelli, con cui condivideva profondamente le aspirazioni al rinnovamento del laicato cristiano. Qui, iscrittosi all’antica confraternita dell’Oratorio dell’Eterna Sapienza, fondato da mons. Giovanni Antonio Bellotti, ne divenne il capo spirituale e, sotto la sua spinta, l’Istituto germinò tre nuove famiglie religiose, ispirate alla figura di san Paolo: i Barnabiti (o Chierici Regolari “di S. Paolo decollato”), le Angeliche (“di san Paolo converso”) e i “Maritati devoti di S. Paolo”. Con i membri di questi ordini religiosi animò una rinascita spirituale nel popolo milanese, nonostante l’iniziale avversione del clero locale che lo denunciò presso la Curia romana. Da queste accuse fu pienamente scagionato (anche per l’appoggio di san Carlo Borromeo) e continuò la sua opera di riforma spirituale, a tutti i livelli della Chiesa ambrosiana.

Particolare cura dedicò alla costituzione delle Angeliche, primo esempio di ordine religioso femminile non vincolato alla clausura, dedito principalmente all’educazione religiosa del popolo. In missione pacificatrice a Guastalla, colpita da interdetto pontificio, esaurì le sue già molto provate risorse vitali e fu trasportato morente a Cremona, ove concluse la sua vicenda terrena, il 5 luglio 1539. Venne sepolto a Milano. Di lui rimangono dodici lettere, sei sermoni e le Costituzioni, a documentare il suo animo di riformatore, ispirato ai fondamentali valori evangelici, appassionato custode della figura di san Paolo e del culto eucaristico. Una sua incisiva massima è: “È proprio dei grandi cuori mettersi al servizio degli altri senza ricompensa”.

Maria Chiara Gamba
TeleRadio Cremona Cittanova
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