«Un finto rivoluzionario vuole cambiare tutto tranne che se stesso, un vero rivoluzionario si lascia cambiare e cambia per contagio tutti gli altri. E quindi: qual è la rivoluzione che serve oggi?». È con questa provocazione che suor Paola Rizzi, suora adoratrice e vicepostulatrice per la causa di canonizzazione di san Francesco Spinelli, ha iniziato a parlare ad una sala gremita di gente venerdì 9 novembre a Rivolta d’Adda, in occasione del primo dei quattro incontri – dal titolo “Fede è libertà” – organizzati dalle parrocchie di Rivolta d’Adda, Cassano San Zeno, Arzago d’Adda, Calvenzano, Pandino, Vailate.
Suor Paola Rizzi si è lasciata guidare dal titolo dato alla serata – Attualità del pensiero di Francesco Spinelli – e ha iniziato un viaggio per scoprire chi era davvero il Fondatore delle Suore Adoratrici, per scoprire la rivoluzione che ha iniziato. Perché se è vero che «la canonizzazione è la consegna della Chiesa alla Chiesa di modelli e punti di riferimento, compagni di viaggio e intercessori», oggi più che mai è importante guardare a loro e farsi contagiare dalla loro rivoluzione.
Si, ma: qual è stata la rivoluzione di san Francesco Spinelli? Il perdono. La sua capacità di rispondere al male con il bene, la consapevolezza che la conversione deve partire da chi il male lo riceve.
E nella sua breve ma intensa vita don Spinelli ha avuto più di un’occasione per sperimentare questa conversione. Obbligato a fare investimenti che lo hanno portato al fallimento, ad un passo dal carcere e che lo hanno costretto a abbandonare le sue suore per rifugiarsi presso il convento di Rivolta, il fondatore delle Suore Adoratrici vedeva nei nemici coloro ai quali doveva rivolgere il suo più profondo affetto e nei fallimenti un’occasione che Dio gli donava per sperimentare il perdono e sviluppare la capacità di perdono.
La Chiesa cremonese e mondiale ha quindi acquistato un santo che aveva compreso la vera essenza del cristianesimo e la viveva quotidianamente «succhiando» l’amore e il perdono dal tabernacolo, davanti al quale stava per ore in preghiera e adorazione. Pregava e chiedeva al Signore di restituire altrettanto bene a chi gli avesse fatto del male. A coloro che, diceva, «erano un dono di Dio per la santità».