Ricordo del vescovo Bolognini, Scampa: «Quello che in quell’epoca ci sembrava difficile da accettare, si è dimostrato saggezza e prudenza che ha salvato la Diocesi»

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Di seguito, in occasione del 50° anniversario della morte, il ricordo del vescovo Danio Bolognini da parte di dom Carmelo Scampa, vescovo emerito di São Luís de Montes Belos, in Brasile. Dom Scampa, originario di Scandolara Ripa d’Oglio, fu ordinato sacerdote dal vescovo Bolognini il 27 giugno1971.

 

Dom Carmelo Scampa

Il tempo purifica la memoria e restituisce alla persona il suo vero valore. Sono passati cinquant’anni da quel 2 dicembre 1972, quando “alla fine dell’anno liturgico si fermava il cuore del nostro Pastore”, come scriveva mons. Brocchieri su La Vita Cattolica dando l’annuncio della morte del vescovo Bolognini.

La figura del vescovo Danio ha segnato la mia gioventù e il primo periodo di ministero in diocesi. Negli anni Sessanta, come seminarista liceale, è maturata la vocazione missionaria che mi ha portato a essere alunno del Seminario America Latina di Verona nei quattro anni di Teologia, pur restando giuridicamente legato e poi incardinato alla Diocesi di Cremona. “Strappare” il permesso del vescovo non è stato facile. Temporeggiava per mettere alla prova e, pur non essendo convinto che un suo chierico fosse formato da superiori che lui non aveva scelto, accettò e accompagnò il mio percorso di Teologia a Verona come un vero pastore. Lo visitavo spesso e la corrispondenza epistolare di quegli anni è stata intensa e di grande incoraggiamento.

In quegli anni del post Concilio, epoca di profondi cambiamenti ecclesiali e sociali, di grandi idealismi e sogni, mons. Bolognini è stato una figura di grande prudenza, mai incline a novità spregiudicate, più facile a mettere il piede sul freno che sull’acceleratore. Quello che in quell’epoca ci sembrava difficile da accettare, si è dimostrato saggezza e prudenza che ha salvato la Diocesi di Cremona da fracassi che in altre diocesi cominciavano ad apparire, sopratutto nel campo vocazionale.

Non accettava tutto del Concilio, preso forse alle discussioni conciliari più che ai documenti conclusivi. Ricordo molto bene il dialogo, abbastanza teso, nel luglio del 1971 quando mons. Brocchieri, in viaggio per il nord d’Europa, mi chiese di scrivere l’articolo di fondo de La Vita Cattolica sull’obiezione di coscienza, tema che si discuteva alla Camera in quei giorni. Argomentavo con citazioni di don Sturzo, dell’onorevole Fracanzani e anche documenti del Concilio al riguardo, ma lui insisteva sulle discussioni preliminari che si erano tenute in aula, di certa forma non considerando il documento finale.

Ma la prudenza riflessiva e di governo del vescovo Danio manifestava un profondo senso di rettitudine e di amore alla Chiesa e questo non è sfuggito a nessuno. “C’era l’uomo”, l’uomo trasparente e fedele alla Parola, non impaurito dal parere della maggioranza, motivato nelle sue argomentazioni. Potevamo non concordare con lui, ma mai potevamo dire che era ambiguo, insicuro nella dottrina e nel governo pastorale della Diocesi. Ciò dava sicurezza e tranquillità interiore, anche quando scalpitavamo, mossi dall’ardore giovanile del cambiamento e della novità.

Nella mia relazione con lui ci sono stati momenti di forte tensione, sopratutto prima dell’ordinazione presbiterale. Erano intemperanze e imprudenze giovanili che oggi non approverei assolutamente. Nonostante tutto mi ha segnato l’ultimo incontro personale che ho avuto con lui il 27 novembre 1972, cinque giorni prima della sua improvvisa morte. È stato un commiato onde il vescovo mi chiedeva scusa per i vari momenti di conflitto che avevamo avuto e confermando la sua stima e fiducia.

Mons. Bolognini per me è stato una figura positiva di pastore attento, non avventuriero; di uomo rude, ma sincero e capace anche di mostrare il suo lato umano; di uomo de fede, ancorato nel Cristo che “iam non moritur” (omelia di Pasqua che mi impressionò da seminarista del liceo); di cristiano che ha amato con sincerità la Chiesa e per lei ha vissuto.

I limiti che facevano parte della sua esperienza umana sono conosciuti e non è necessario ricordarli, ma è necessario rinnovare il grazie per tutto quanto di positivo è stato per la Chiesa cremonese.

Dom Carmelo Scampa
vescovo emerito di São Luís de Montes Belos

TeleRadio Cremona Cittanova
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