Oltre 600 famiglie assistete dai Centri Aiuto alla Vita

Viaggio nei CAV di Cassano d'Adda, Cremona, Castelleone e Casalmaggiore dove non solo vengono dati pannolini o latte in polvere, ma anche ascolto e comprensione

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È un popolo silenzioso, ma assai numeroso e determinato. Purtroppo emerge solo ai primi di febbraio, quando si celebra la Giornata per la vita, poi l’oblio per altri dodici mesi. Eppure l’attività è quotidiana, a fianco dei genitori con bimbi da 0 a 3 anni che faticano a far quadrare il bilancio. Parliamo dei volontari dei quattro Centri Aiuto alla Vita operanti in diocesi: Casalmaggiore, Cremona, Castelleone e Cassano. Un centinaio in tutto che assistono oltre 600 famiglie.

A Cassano l’associazione si muove attorno a tre parole d’ordine: «Accoglienza, Ascolto e Aiuto». Alla sede di Via Vittorio Veneto, proprio davanti alla magnifica Villa Borromeo, nel 2016 hanno bussato oltre 250 mamme di cui 89 per la prima volta. Rispetto al 2015 sono calate le donne stranieri che hanno chiesto aiuto, mentre invariato rimane il numero delle italiane. «Alle mamme – prosegue la volontaria Maristella Cremonesi – non abbiamo fornito solo degli aiuti materiali, ma ci siamo prese cura di loro incentivandole, per esempio, all’allattamento al seno con una campagna dedicata nella quale abbiamo utilizzato degli opuscoli tradotti in diverse lingue; a tutte poi è stato donato anche del formaggio grana. L’ultimo incontro prima del parto nel quale consegnamo il corredino, è tenuto dalla nostra ostetrica che offre preziosi consiglio soprattutto per chi è alla prima gravidanza».

Assai attivo è anche il Cav di Cremona, con lo sportello in ospedale e la sede in via Milano. Nel nosocomio cittadino, proprio nel piano dove vengono praticati gli aborti c’è una stanza dove alcune volontarie ricevono chi è assalito dai dubbi: «Qualcuna – racconta Milena Rigolli – entra spontaneamente, altre sono portate da medici o infermieri. Noi ascoltiamo la loro storia  e cerchiamo di portarle a riconoscere che quell’esserino che hanno nella pancia è loro figlio!». Un approccio senza pregiudizio e pieno di misericordia: «Molte cambiano idea, altre, purtroppo, soprattutto a causa della pressione della famiglia o del patner, proseguono nell’interruzione di gravidanza». La signora Rigolli, viso dolce ma voce determinata conclude: «Gli aborti chirurgici sono in calo, ma solo grazie alla diffusione delle varie pillole del giorno dopo. Quanti sono oggi gli aborti chimici? Nessuno lo sa».
Il terzo giovedì di ogni mese, alle 21, nella cappella dell’Ospedale si recita sempre un rosario per la vita.

Il dottor Paolo Reggiani è presidente del Cav cittadino da quattro anni: «Attualmente assistiamo circa 300 donne con bambini fino ai 36 mesi. Offriamo loro latte in polvere, omogenizzati, pannolini, materiale igenico e anche indumenti. Nei casi più disperati diamo anche degli aiuti economici soprattutto per pagare le bollette». «Non facciamo assistenzialismo – chiarisce Reggiani – ma accompagnamo le persone verso l’autonomia, anche con tanto ascolto, comprensione e consigli pratici. A chi bussa alla nostra porta chiediamo di mostrarci i documenti relativi al reddito, perchè vogliamo usare i soldi dei nostri benefattori a favore di chi realmente ha bisogno!». In questi ultimi mesi sono stati poi accesi una dozzina di progetti di adozione a distanza di mamme in gravidanza: «Si tratta del Progetto Gemma diffuso a livello nazionale e del nostro Progetto Lina in memoria di Lina Ghisolfi: offriamo 160 euro per 18 mesi».

A Castelleone il Cav si occupa di una quarantina di famiglie, anche in questo caso vengono distribuiti alimenti e indumenti: «Collaboriamo molto – precisa Rita Chiozzi – con i servizi sociali che ci segnalano le situazioni più gravi. Così come siamo in collegamento con il Consultorio diocesano di Crema al quale indirizziamo chi è tentato dalla pratica dell’aborto».

Numeri importanti anche a Casalmaggiore dove gli assistiti sono un centinaio e 2 i progetti Gemma già conclusi: «Cerchiamo di non fare solo assistenza – spiega la segretaria Lucy Soncini – ma anche sensibilizzazione sul territorio, come quando è stata paventata l’idea di chiudere il reparto di ostetricia dell’ospedale Oglio Po». Tra le iniziative più simpatiche: il dono a tutti i neonati di un paio di scarpine di lana fatte a mano come augurio di «buona vita».

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