Massimo Fertonani è il nuovo presidente della San Vincenzo de’ Paoli di Cremona

Succede a Eugenia Rozzi, dopo due mandati; rinnovato l'intero Consiglio della Conferenza centrale

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È Massimo Fertonani, originario della parrocchia cittadina di Cristo Re, il nuovo presidente della San Vincenzo de’ Paoli di Cremona. L’architetto cremonese classe 1973 (cinquant’anni il prossimo maggio), è stato eletto alla Presidenza dell’associazione lo scorso 1° aprile, dopo i due mandati di Eugenia Rozzi, ora vicepresidente. Per tale occasione lo abbiamo incontrato e intervistato.

Fertonani, come è nato il suo impegno nella San Vincenzo de’ Paoli? e che cosa vuol dire farne parte?

«Ho iniziato a far parte della San Vincenzo da giovane, quando nella parrocchia di Cristo Re di Cremona è nata la prima Conferenza giovanile: avevo 18 anni e da allora ne ho sempre fatto parte. Essere vincenziani significa provare ad arricchire la propria vita di fede con il rapporto personale e diretto con le persone povere».

E dunque oggi che cosa significa per lei diventare presidente?

«Il presidente ha il compito di rappresentare il Consiglio Centrale di Cremona e promuovere le attività che svolge, oltre a sostenere e incoraggiare l’azione delle Conferenze parrocchiali: mi impegnerò per farlo al meglio delle mie possibilità».

Insieme alla sua nomina c’è stato anche il rinnovo del Consiglio centrale, chi ne fa parte?

«Fanno parte del Consiglio altri dieci vincenziani: Eugenia Rozzi (la presidente che mi ha preceduto) con la carica di vice presidente e Iole Nava come segretaria: Eugenia e Iole saranno le responsabili dei rapporti con le Conferenze parrocchiali; Maurizio Fioretti come tesoriere; Paola Azzoni, responsabile del Centro di Ascolto; Paolo Bignelli, responsabile dei doposcuola; Giovanni Battista Mitri, responsabile della gestione delle Cucine Benefiche e del “progetto carcere”; Vincenzo De Salve, Anacleto Tegani, Massimo Roncaglio, responsabili del magazzino per l’approvvigionamento e la distribuzione dei generi alimentari; Silvia Corbari, responsabile della sezione bandi».

Le cucine benefiche sono il segno della San Vincenzo in città: quali sono i fronti di impegno dalla conferenza centrale?

«Oltre alle Cucine Benefiche, il Consiglio centrale gestisce: il Centro d’ascolto delle persone in difficoltà, in particolare per quelle che non hanno come riferimento le Conferenze parrocchiali della San Vincenzo; il servizio di distribuzione gratuita di vestiti; il magazzino per la distribuzione gratuita di generi alimentari alle persone bisognose; i “doposcuola” in alcune parrocchie della città per aiutare bambini e ragazzi nello svolgimento dei compiti scolastici; il “Progetto carcere”: presso la Casa Circondariale di Cremona dal 2013 è in esecuzione un progetto, a cura di volontari vincenziani, riguardante l’attività di coltivazione di terreno a conduzione orticola con la presenza operativa dei detenuti. All’interno della struttura carceraria vengono coltivati piccoli appezzamenti di terreno, assegnati in parte ai singoli carcerati ed in parte a coltivazione comune; i prodotti ottenuti sono interamente consumati dai detenuti».

Senza dimenticare l’impegno sul territorio…

«Certo! La San Vincenzo è presente in diocesi con 24 conferenze parrocchiali, 8 in città e 16 in diocesi: circa 1.200 famiglie assistite e circa 3.900 le persone accompagnate. Oltre a Cremona, le Conferenze sono presenti ad Azzanello, Bozzolo, Calcio, Casalbuttano, Casalmaggiore, Casalmorano, Castelverde, Cingia de’ Botti, Pandino, Pieve S. Giacomo, Pizzighettone, Rivarolo Mantovano, Rivolta d’Adda, San Daniele Po, Soncino, Soresina».

Qual è la situazione sul territorio in merito al tema della povertà?

«Le persone e le famiglie in difficoltà economica (e non solo) sono tante: conta poco dire se sono in aumento o in diminuzione; i bisogni economici e materiali sono quelli che portano le persone ad entrare in contatto con noi: così poi nasce il rapporto con i nostri volontari, spesso duraturo, qualche volta a lieto fine; i bisogni sono reali, le cause non solo materiali: per questo, l’aiuto è anzitutto vicinanza, accompagnamento, supporto in ambiti diversi (ad esempio, anche nelle pratiche burocratiche …)».

San Vincenzo, Caritas, Servizi sociali … si riesce a lavorare insieme?

«Sì, si riesce: vogliamo lavorare insieme, dobbiamo lavorare insieme! Con la Caritas piena sintonia di intenti e ottimo spirito di collaborazione; con i Servizi sociali delle comunità piccole (i paesi della nostra provincia) è facile relazionarsi anche perché spesso gli assistenti sociali si conoscono di persona e da tempo; con quelli della città ci sono ancora margini di miglioramento».

San Vincenzo vuol dire volontariato, ma c’è ancora sensibilità nelle comunità? e come riuscire a coinvolgere i giovani?

«Sì, c’è tanta voglia di impegnarsi concretamente e in prima persona. Con un nostro recente progetto siamo riusciti a coinvolgere anche alcuni ragazzi: insieme all’Associazione NoSpreco, i volontari di alcune parrocchie cittadine si sono resi disponibili a distribuire il pasto domenicale ad anziani soli (non necessariamente poveri); oltre al cibo (un primo, un secondo e un dolce), abbiamo portato in prima persona anche un sorriso e una parola di vicinanza. Questo servizio è stato apprezzato dagli anziani e ha entusiasmato i volontari: proveremo sicuramente a riproporlo!».

«Quali sono le prospettive, le priorità, del nuovo Consiglio e della nuova Presidenza?

«Anzitutto, vogliamo mantenere e rendere più belle tutte le attività che da tempo il Consiglio centrale offre, in primo luogo le Cucine Benefiche; vogliamo farle conoscere ancora di più, coinvolgere le nostre comunità e offrire la possibilità di prestare servizio a un numero maggiore di volontari. Vogliamo anche utilizzare bene i due edifici di cui il nostro Consiglio è proprietario, entrambi a Cremona: uno in via San Francesco d’Assisi 46, dove ha sede il magazzino per la distribuzione dei generi alimentari e dove convivono due famiglie di anziani con immigrati rifugiati e richiedenti asilo ospitati in appartamenti che gestisce la Caritas cremonese; e uno in via Rialto 2, dove in 5 appartamenti vivono insieme un anziano cremonese, una famiglia di immigrati, due donne con bambini inserite in un percorso di gestione consapevole della vita indipendente, oltre a 4 studenti universitari. Inoltre, vogliamo stare accanto anche alle nostre Conferenze, sostenerle nei loro percorsi (soprattutto quando sono un poco faticosi) e supportarle nelle loro iniziative. Infine, un proposito ideale, che vale sicuramente anzitutto per noi stessi e che ci piacerebbe fosse assunto anche da tanti altri credenti e, in generale, dalle persone di buona volontà, riprendendo una frase del nostro fondatore, il beato Federico Ozanam: “Non vi pare che sia tempo di passare dalle parole all’azione e di affermare con le opere la vitalità della nostra fede?”».

TeleRadio Cremona Cittanova
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