Mariella Enoc: «La carità sempre pensando in grande»

Sabato 5 novembre il convegno sui 100 anni delle Cucine Benefiche a Cremona ha aperto la Settimana della Carità

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Il tema del servizio, e soprattutto lo stile del servizio, è stato al centro del convegno diocesano promosso dalla Società S. Vincenzo de’ Paoli in occasione del centenario delle Cucine Benefiche di Cremona. L’appuntamento, che ha aperto ufficialmente la Settimana della Carità 2016, si è svolto nelle mattinata di sabato 5 novembre presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano.

L’incontro, che è stato moderato dal direttore della Caritas, don Antonio Pezzetti, ha avuto inizio con il saluto della presidentessa diocesana della Società S. Vincenzo de’ Paoli di Cremona, Eugenia Rozzi Bassignani, che ha sottolineato la coincidenza dell’anniversario di questa opera speciale nata per dare da mangiare agli affamati con l’Anno Santo della Misericordia. Ricordando l’origine della S. Vincenzo ad opera del beato Federico Ozanam, la presidentessa Rozzi ha ricordato il carisma vincenziano che porta a una condivisione delle situazioni di fragilità. Una attenzione concretizzata in diversi servizi, resi ancor più necessari dalla crisi economica di questi anni. Un servizio svolto con uno stile «nuovo, gioioso e cristiano».

Prima di lasciare spazio agli interventi degli ospiti, la recita dell’Ora Terza, con il vescovo Antonio Napolioni che ha sottolineato come il “compito” della misericordia non debba essere relegato a un anno particolare. Non si tratta neppure di una novità voluta da Papa Francesco, ma che si colloca nella tradizione della Chiesa, suscitata costantemente nella storia dell’esperienza di Cristo.

Proprio mons. Napolioni ha quindi aperto il momento dei saluti istituzionali con il grazie a tutti coloro che quotidianamente «vivono le cose di cui parleremo: è un convegno – ha sottolineato – di vita e di esperienza». E non è mancato poi un aneddoto personale: «Esattamente un anno fa, a quest’ora, entravo in Nunziatura apostolica e qualche minuto dopo sentivo la parola Cremona». Il grazie per l’accoglienza ricevuta insieme allo sguardo rivolto al Patrono e alla sua eredità spirituale: «Non mi stanco di scoprire – ha detto ancora il Vescovo – i mille modi in cui fiorisce una quantità di opere di carità che è impressionante». E tra queste naturalmente il pensiero è andato alle Conferenze della S. Vincenzo, sul cui nome mons. Napolioni ha voluto soffermarsi, sottolineando come il termine “conferenze” significhi “con-ferire”, “dare insieme”.

Ma il Vescovo non ha dimenticato neppure il prezioso impegno della Caritas, con un pensiero rivolto anche al Tavolo Rosa e alle Oblate, grazie a cui si è sviluppato il progetto di Casa di Nostra Signora che sarà presentato ufficialmente alla vigilia di S. Omobono.

Tra le sottolineature anche la consapevolezza di andare verso «una sempre maggiore capillarità del servizio nelle nostre comunità».

Tra le autorità intervenute il presidente regionale della S. Vincenzo, Roberto Cappellini, che ha ricordato come il Consiglio cremonese sia tra i primi in ordine di importanza in Lombardia, che conta 17 Consigli centrali che garantiscono assistenza a 45mila persone con 4.500 volontari.

Il consigliere regionale Carlo Malvezzi, che ha ricordato l’impegno di Regione Lombardia nel sostegno a quelle realtà del territorio che garantiscono le necessità alimentari dei più poveri e nella lotta allo spreco del cibo, ha sottolineato l’importanza non solo di un aiuto in campo alimentare, ma di vicinanza per aiutare a riscoprire le ragioni del vivere.

Il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, reduce da un incontro sulla riforma della sanità in Lombardia, si è soffermato in particolare sull’importanza dei servizi sociali radicati sul territorio: da qui la volontà di portare la loro presenza in quattro punti della città.

Si è poi entrati nel vivo del convegno con Mariella Enoc, 72enne novarese che il Papa ha voluto alla presidenza del Consiglio di amministrazione dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. La sua non è stata una relazione, ma riflessioni ad alta voce, per lo più suscitate dall’esperienza personale, segnata dalla volontà di «fare veramente il laico», dunque senza abbandonare la propria professione di manager nel settore sanitario pur a fronte di diversi incarichi ecclesiali. Inscindibile il suo legame con la propria Parrocchia e la Chiesa diocesana, senza mai voler far parte di movimenti.

Premessa che ella stessa ha voluto fare per sottolineare un primo aspetto del titolo del suo intervento: “Nel mondo con stile di servizio”, eco del motto scelto dal vescovo Napolioni per uno dei quattro ambiti pastorali della nuova Curia. «Nel mondo»: per dire che non ci si può rinchiudere solo nel proprio ambito.

Poi lo sguardo di Mariella Enoc è andato allo stile del servizio. Servizio che va cercato, scelto e amato, nella consapevolezza che servire significa essere cristiani fino in fondo. «Il bene fa bene», ha sottolineato, invitando a non aver paura di comunicare quanto di bello viene portato avanti. Certo «non per protagonismo», ha subito messo in guardia.

Servizio tradotto anche come «capire», perché l’impegno non può essere solo il frutto di un’emozione “di pancia”. In altre parole diventa necessario capire la propria vocazione personale al servizio. Perché «il servizio inizia da noi stessi», ha affermato, guardando anche al rischio della delega ad altri.

Altro punto nodale l’importanza di trasmettere questo valore ai giovani. Lo ha detto con esempi molto concreti: dall’impegno in politica a un confronto tra la mobilitazione della comunità nell’alluvione di Firenze rispetto al recente terremoto in Centro Italia.

Un impegno lì dove si vive, ma anche nelle periferie del mondo, senza mai scadere nell’assistenzialismo: «con l’Africa e non per l’Africa», ha sottolineato facendo riferimento a un tema a lei particolarmente caro.

Di tutto questo ha parlato facendo riferimento alla sua esperienza professionale, di vita e di fede, sempre nella consapevolezza che «servire è la cosa più bella che si può fare», a ogni età. Serve la «fantasia della carità», ha quindi concluso, «pensando sempre in grande». E pur augurando buon lavoro alla S. Vincenzo, ha auspicato che le Cucine Benefiche possano presto chiudere perché non più necessarie.

È seguito il dibattito con alcune richieste di approfondimento, in particolar modo legate al tema del lavoro e alla gestione delle strutture.

Don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la Pastorale, ha quindi guardato ai 100 anni delle Cucine Benefiche. Difficile rintracciare notizie sull’avvio di questo servizio negli archivi: solo mons. Gallina aiuta a collocare la nascita di questo servizio nel 1916, ad opera delle donne dell’Azione Cattolica e della S. Vincenzo, su espresso desiderio del vescovo Cazzani. L’obiettivo era rispondere alla necessità, molto materiale, delle famiglie cremonesi che non potevano contare sul sostegno del capo-famiglia impegnato in guerra.

Un intervento, quello di don Maccagni, intessuto di esperienze e volti, per lui che negli anni da vicario a Cristo Re diede vita all’unico Gruppo giovani della S. Vincenzo presente in diocesi. Il pensiero è andato anche all’indimenticata presidentessa diocesana Fanny Donelli Capodaglio, deceduta lo scorso agosto, che seppe trasformare il proprio dramma famigliare in una testimonianza autentica di misericordia.

Con diversi riferimenti al beato Federico Ozanam, in un filo rosso che lo ha unito all’arcivescovo Giovanni Cazzani e a don Primo Mazzolari (per entrambi è in corso il processo di beatificazione), don Maccagni ha sottolineato l’importanza di un rapporto personale con il povero, da andare a trovare a casa piuttosto che attenderlo nell’ufficio parrocchiale.

«Il nostro egoismo – ha detto ancora citando Mazzolari – fabbrica il povero, poi non lo vede: mentre l’amore, che non lo vuole, lo vede». E ha concluso: «Non si può dire: non ho tempo per amare!».

In chiusura di convegno, dando uno sguardo ai prossimi appuntamenti della Settimana della Carità, l’attenzione si è concentrata in particolare sulla presentazione, il 12 novembre, di Casa di Nostra Signora, su cui è intervenuta Paola Bignardi.

Il programma completo della Settimana della Carità 2016

La mattinata si è conclusa con un rinfresco allestito proprio presso le Cucine Benefiche, cui ha fatto seguito il pranzo nelle tensostruttura allestita nel cortile della Casa dell’Accoglienza

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Un secolo di Cucine Benefiche

Tra i servizi più “caratteristici” della San Vincenzo a Cremona ci sono certamente le Cucine Benefiche, attive dal 1916, quando il vescovo Giovanni Cazzani affidò ai vincenziani la mensa per le vedove e gli orfani di guerra. La garanzia di un piatto di minestra calda ogni giorno: da qui un servizio che a lungo fu chiamato “La minestra del vescovo”.

san_vincenzoAll’inizio le Cucine erano aperte solo nel periodo più freddo: da Sant’Omobono fino alla primavera. E non senza difficoltà. «Nei primi decenni, soprattutto durante le guerre, – afferma la presidente Eugenia Rozzi – non era per nulla scontato che si riuscisse a stare aperti. Esaminando alcuni vecchi documenti abbiamo scoperto che, a causa di carenza di fondi, alcune volte è capitato di dover ritardare l’apertura di alcune settimane».

Con il passare del tempo il servizio della San Vincenzo si è evoluto. Così oggi ogni pasto – domeniche e festività comprese – garantisce un primo, un secondo con contorno, frutta o dolce. È così a pranzo e, dallo scorso anno, da Natale a Pasqua anche a cena.

Circa una 40ina le persone che, italiane e straniere, ogni giorno usufruiscono gratuitamente dei pasti: per lo più senza fissa dimora o gente in estrema povertà: poveri cronici o vittime della crisi economica. Ognuno di loro è ben conosciuto dai vincenziani: «Sulla porta – spiega ancora la presidente c’è sempre un volontario che segna le presenze. Alle persone nuove vengono chieste le generalità e parte un processo di accompagnamento che coinvolge i Servizi sociali del Comune e il Centro di ascolto della Caritas diocesana».

A garantire il funzionamento delle Cucine benefiche una 40ina di volontari, cui si aggiungono periodicamente anche giovani dei vari oratori, soprattutto durante le vacanze.

Si tratta di un servizio particolarmente impegnativo anche a livello economico: la spesa solo per il pasto va dai 3.500 ai 4.000 euro al mese. Poi ci sono le spese relative alle stoviglie, le pulizie, il servizio docce (nei locali attigui) e l’utilizzo degli spazi. «L’associazione – ricorda Rozzi – mette tutto di tasca propria. Per fortuna attraverso l’8xMille arriva un contributo di 20mila euro l’anno, indispensabile così come la generosità di tanti cremonesi».

 

Gli altri servizi della S. Vincenzo

Sempre in campo “alimentare” la San Vincenzo è impegnata anche per la consegna di pacchi alimentari a famiglie in situazioni di disagio. Proprio il giorno di Sant’Omobono dello scorso anno è stato inaugurato il nuovo centro di distribuzione di via San Francesco d’Assisi. Oltre 350 le famiglie seguite ogni anno, con una media di 250 pacchi alimentari donati ogni mese.

La distribuzione in precedenza avveniva proprio presso le Cucine Benefiche dove ancora oggi, nelle mattinate di mercoledì e sabato, sono disponibili le docce: circa 800 le persone che usufruiscono annualmente del servizio, insieme a una fornitura di biancheria intima una volta a settimana.

Vi è poi il Centro d’ascolto, che lavora in sinergia con quello della Caritas e con le 29 conferenze parrocchiali della San Vincenzo. Sono aiutate famiglie in gravi difficoltà economiche: la maggior parte degli interventi riguarda il pagamento di utenze, affitti, mense scolastiche, libri di testo o medicinali.

«La nostra – precisa Rozzi – non è una carità “a pioggia”. Cerchiamo, infatti, di guardare alle reali necessità delle persone sviluppando, dove è possibile, una rete di aiuti che coinvolga le istituzioni civili e le parrocchie. Il nostro obiettivo è accompagnare le persone verso un futuro di riscatto e di autonomia».

Da rimarcare anche i progetti legati al doposcuola negli oratori di Cristo Re e San Pietro al Po e diversi laboratori agricoli con l’affidamento ai detenuti di appezzamenti di terra da coltivare a orto, presso la Casa circondariale di Cremona.

Intanto, proprio in questi giorni, sta arrivando a conclusione il progetto “Accogliamo il bisogno” che la San Vincenzo ha gestito di concerto con il Comune di Cremona per la distribuzione 2.500 pacchi alimentari, anche alle famiglie direttamente seguite dai Servizi sociali comunali.

Tanti fronti di lavoro che richiedono tempo, impegno e competenze. Molti volontari, ma anche parecchi benefattori, spesso nell’anonimato, garantiscano che la San Vincenzo possa continuare la sua missione rispondendo sempre al meglio alle esigenze dei tempi.

 

Il direttivo della Conferenza centrale

Da due anni alla guida della Conferenza centrale della Società S. Vincenzo de’ Paoli di Cremona c’è Eugenia Rozzi Bassignani, affiancata dal Direttivo composto da Angela Pluderi Carli (vicepresidente), Luigi Frigoli (tesoriere), Mario Gaiardi (segretario) e i consiglieri Massimo Fertonani, Giampietro Nespoli e Anna Paloschi. Vi sono poi i tre responsabili di settore: Paolo Bignelli, Flavio Carli e Adriano Gorni.

 

Sostegno alla San Vincenzo

La Società San Vincenzo de’ Paoli di Cremona può essere sostenuta attraverso il 5xMille (C.F. 80012480192) o con donazioni direttamente presso la sede di viale Trento e Trieste o sul conto corrente aperto presso la Banca Cremonese Credito Cooperativo: iban IT 81H0845411404000000082095.

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