L’intervento di Eugenia Roccella: «una società malata di adultismo»

Sabato 23 gennaio a Palazzo Cittanova si è svolto un affollato incontro su “La politica e la sfida dei nuovi diritti”

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In vista del Family Day a Roma il 30 gennaio e della 38a Giornata per la Vita, il prossimo 7 febbraio, la sera di sabato 23 gennaio a Palazzo Cittanova il Movimento per la Vita di Cremona, il Centro Aiuto alla Vita e l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare hanno organizzato un incontro sul tema “La politica e la sfida dei nuovi diritti” con l’intervento dell’on. Eugenia Roccella. Un incontro molto ricco, denso, pregno di spunti di riflessione: un modo per ragionare su quanto sta accadendo oggi in Italia sui temi legati alla vita.

La politica ha la percezione di ciò che si sta verificando, dell’importante mutazione antropologica cui stiamo assistendo? Con estrema chiarezza, precisione e trasparenza l’on. Roccella, unendo sguardo personale, nazionale, comunitario e internazionale, ha illuminato la gremita platea su nodi cavillosi, pieghe delle leggi, ambiguità intrinseche ai dati pubblicati e alle indagini diffuse.

Per la Roccella fermare il ddl Cirinnà è un dovere, un’assunzione di responsabilità, una forte presa di coscienza per salvaguardare il concetto di famiglia, di genitorialità, di creaturalità, preservando le radici cristiane dell’Italia.

L’Italia: fanalino di coda dell’Europa in materia di diritti civili – o diritti ‘riproduttivi’, raccapricciante aggettivo che ricorre nella mole dei documenti ufficiali delle Nazioni Unite, ripresi, emulati e fatti propri dall’Europa – o ancora enclave protetta, ‘eccezione’ in senso positivo, secondo la felice definizione di Giovanni Paolo II? In Paesi come la Svezia, la Francia, l’Inghilterra – i cosiddetti Paesi all’avanguardia! – in cui l’educazione sessuale è molto favorita, l’accesso alla pillola abortiva Ru486 molto agevolato, i tassi di gravidanza e di abortività sono tuttavia molto più elevati rispetto all’Italia.

Come mai allora? Perché in Italia, Paese del “pranzo della domenica”, a differenza di altri Paesi resiste ancora quell’eccezionale concetto di famiglia. L’Italia è ancora un’anomalia in senso positivo, un’eccezione appunto, messa però in crisi. In crisi perché si tocca la natura umana. Bisogna infatti distinguere tra questioni di etica morale e di natura umana. Se poniamo a confronto due questioni come l’aborto e la contraccezione, sebbene la prima dal punto di vista etico susciti maggior discussioni e problemi di coscienza, non va tuttavia ad intaccare la natura umana. La seconda, invece, seppur eticamente in apparenza più blanda, segna invece la prima scissione tra sessualità e procreazione.

Fecondazione eterologa, utero in affitto, pratiche di eugenetica: è questo il nodo del cambiamento antropologico, per la Roccella. Non si può ridurre una questione antropologica di somma importanza alla mera etichetta di nuovi diritti civili. Passare dalla ‘sacralità’ dell’istituto della famiglia naturale a forme di famiglia ‘altra’, variamente composita, significa scardinare dal profondo quei saldi valori e fondamenti che sono alla base del nostro essere cristiani. Emblematico a tal proposito proprio un contributo dell’on. Roccella, coautrice di “Contro il Cristianesimo. L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia”.

La nuova genitorialità è fondata su mercato, contratti, banche. Ma, questa genitorialità contrattualizzata quali ricadute psicologiche, quali conseguenze sociali potrà avere sui bambini, futuri uomini? Alla polarizzazione tra i due modelli individuati da Navarro Valls, la famiglia senza figli (ad es. la Cina, con la famigerata politica del figlio unico) e i figli senza famiglia (ad es. la tanto osannata Francia), si potrebbe affiancare un’ulteriore categoria: i figli che ignorano chi siano i genitori.

Il nuovo assetto della cultura giuridica adultocentrica – si parla di “adultismo” – ha dato anelito all’imposizione di modelli fuorvianti, come l’idea di un unico modello di felicità, “il vento tra i capelli” nella definizione di “vita” di Piergiorgio Welby; il principio di “autodeterminazione” della donna, una notevole ambiguità lessicale, che andrebbe sostituita più appropriatamente con il termine libertà; la cultura dello scarto, con il disabile o il bambino non sano che hanno un diritto affievolito a nascere.

L’essere umano non si autodetermina mai: è per natura fragile, bisognoso di solidarietà. L’essere umano con il suo prossimo è relazione, cura, affidamento, responsabilità reciproci. L’adultismo, il vento tra i capelli non si confanno alla natura più intrinseca dell’uomo stesso.

Essere “sentinelle in piedi” di fronte alla legge sulle unioni civili, fare politica perché è l’unico spazio che resta in cui si possa ancora dar voce alle coscienze, sebbene il Parlamento attuale sia quello dal dopoguerra ad oggi con la più bassa minoranza cattolica, mantenere chiarezze e punti di riferimento saldi sono l’unica strada per continuare ad affermare la consapevolezza del senso dell’umano e della creaturalità, sempre, quindi della Bellezza della Vita.

Giusy Rosato

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