Nelle interzone gli incontri per far propria l’esperienza del Convegno di Firenze: on-line i contributi della serata a Cremona

Il 15 e il 22 gennaio si sono alternati i membri della delegazione diocesana Paola Bignardi, Mattia Cabrini, Samuele Lanzi e don Luigi Donati con la collaborazione di don Paolo Arienti

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Il fermento per l’arrivo del nuovo vescovo Antonio non ha distratto la Chiesa cremonese dal compito di fare propria l’esperienza del recente Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, dove la Chiesa italiana si è trovata a riflettere su quale umanesimo per il mondo d’oggi guardando al modello di Gesù. Nelle quattro interzone si sono alternati i membri della delegazione diocesana Paola Bignardi, Mattia Cabrini, Samuele Lanzi e don Luigi Donati con la collaborazione di don Paolo Arienti nel tentativo non tanto di restituire la propria esperienza – operazione sempre difficile e dagli esiti incerti – quanto di riproporre a tutti dei guadagni irrinunciabili che dovranno guidare il cammino anche della nostra diocesi.

Prima dei contenuti del convegno, è risultata decisiva la forma stessa del convenire. La qualità del confronto, la passione nel condividere storie e pratiche, lo sforzo di dialogo e di approfondimento sono stati tra i frutti più belli del Convegno, dove lo Spirito ha soffiato con intensità. La sinodalità, l’esercizio cioè dell’ascolto e del confronto alla ricerca di vie comuni, è stato lo stile e il risultato stesso dell’assise fiorentina ed è compito che viene riconsegnato a tutte le realtà ecclesiali.

Il convegno di Firenze infatti, nel riflettere sull’uomo, ha prima di tutto dovuto ripensare alla stessa compagine ecclesiale. Non si è potuto non notare una significativa assonanza con il fatto conciliare, dove la preoccupazione per l’aggiornamento portò come diretta conseguenza un profondo lavoro di revisione di come la Chiesa si concepiva. La Chiesa italiana da Firenze esce con il desiderio di uno stile nuovo: non è operazione di marketing o scappatoia per un falso irenismo (per non litigare si eludono le grandi questioni di oggi), ma maggiore consapevolezza che solo una Chiesa dove si cammina insieme, dove il protagonismo dei giovani e dei laici è salvaguardato e auspicato, dove il confronto vale più dell’efficienza potrà risultare credibile ed evangelizzatrice.

In questo lavoro è stato decisivo, e dovrebbe esserlo ancora, il discorso pronunciato da papa Francesco all’apertura dei lavori fiorentini. Del suo testo si è cercato di restituire soprattutto la grande intuizione della concretezza, per cui di umanesimo non si è parlato in astratto, ma gli ultimi in particolare sono stati il termine di paragone. La Chiesa umile, disinteressata e beata che il Papa immagina è quella che vive le opere di misericordia scevra da logiche di potere e che si lascia interpellare da “Evangelii gaudium” per continuare il cammino già aperto di farsi missionaria e prossima di ogni uomo.

Nello stile della concretezza e della sinodalità sono state esplorate le cinque vie (uscire, abitare, educare, annunciare, trasfigurare) che, nel solco dei cinque ambiti di Verona, hanno sollecitato la nostra pastorale a trovare la sua unità nell’esperienza stessa della persona.

Senza voler tracciare a priori delle piste per il futuro, sono sembrate però feconde tre richieste emerse dal convegno: la rilettura attenta di “Evangelii gaudium”, il rilancio degli strumenti di partecipazione della vita parrocchiale e diocesana, l’ascolto e l’apertura ai giovani.

Gli incontri interzonali si sono svolti venerdì 15 gennaio al santuario di Caravaggio e al centro parrocchiale di Soresina, venerdì 22 al Centro pastorale di Cremona e nella parrocchia di S. Stefano a Casalmaggiore.

I contributi audio dell’incontro a Cremona:

Relazione della prof. Paola Bignardi

Intervento di don Irvano Maglia

Risposte al dibattito
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