La preghiera delle donne Ucraine di Cremona: «Così sosteniamo i nostri figli rimasti a lottare per la libertà»

Un gruppo di badanti si ritrova ogni domenica alla Casa dell'Accoglienza per pregare e condividere il legame con le proprie radici. Questa domenica l'incontro ha avuto un significato speciale

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Tra le mani il rosario e dei fili intrecciati con i colori della bandiera Ucraina. Un gruppo di donne ucraine da più di dieci si ritrova alla domenica, nel loro giorno libero, nei locali della Caritas cremonese per pregare e trascorrere qualche ora insieme. Sono tutte badanti, arrivate in Italia nei primi anni Duemila, per trovare un impiego che le permettesse di guadagnare abbastanza denaro da mantenersi e da mandare ai cari rimasti a casa. Il ritrovo della domenica alla Casa dell’Accoglienze è da sempre un modo per farsi forza e condividere il legame con le proprie radici.

Questa domenica, però, il ritrovarsi ha un significato diverso. Le donne pregano il Padre Nostro e l’Ave Maria, le preghiere che hanno imparato in italiano e parlano, con gli occhi pieni di lacrime di paura, dei figli rimasti nelle città sotto l’assedio delle armate russe. «Sono rimasti tutti in Ucraina – spiegano –  vogliono restare là e combattere per la libertà del nostro paese»

Alcune di loro non riescono a trattenere le lacrime. Si asciugano il volto in silenzio mentre le amiche raccontano: “Per fortuna riusciamo a sentire tutti i giorni i nostri figli e le nostre famiglie in Ucraina – dicono – Spesso ci scrivono, non chiamano perché devono essere veloci a proteggersi nelle cantine se suonano le sirene”.

Una di loro – riferisce il sito di Caritas Cremonese – ha la figlia che deve partorire a giorni: “Chissà dove nascerà mio nipote – si domanda con gli occhi lucidi – In ospedale, in casa, in cantina…”.  Sono preoccupate, ma trovano nella fede comune e nella preghiera la forza per tenere viva la speranza: «In questo periodo – spiega il direttore di Caritas don Pierluigi Codazzi – lasciamo spesso la chiesa a loro disposizione per pregare, perché ci dicono continuamente che solo con la preghiera le loro famiglie avranno la forza di rimanere in Ucraina e di affrontare questa prova durissima».

Una volta al mese da Brescia o Bergamo a celebrare la Messa per loro secondo il rito della Chiesa cattolica orientale. Questa domenica è don Codazzi unirsi alla loro preghiera.

“Noi assistiamo i vostri cari – dicono – e in questo momento non riusciamo ad abbracciare i nostri”. Ringraziano l’Italia e Cremona dove si sentono ormai come a casa, ma il cuore e la mente ora sono tutti per la Patria. Sanno che il loro popolo ha bisogno di aiuti, anche materiali, ma non rivolgono appelli. «Siamo gente abituata a dare agli altri, non a ricevere».

L’impegno di Caritas però, è concreto. Perché il momento della preghiera è il momento in cui non dimenticare di essere fratelli.

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TeleRadio Cremona Cittanova
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