«La morte non è mai una soluzione»: in Seminario la Veglia di preghiera nella 45ª Giornata Nazionale per la Vita

La veglia è stata presieduta da don Gianpaolo Maccagni, alla presenza di don Enrico Trevisi, vescovo eletto di Trieste

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«La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)». È questo il tema scelto dalla Chiesa italiana per la 45ª Giornata per la Vita, che si celebra domenica 5 febbraio e che nella serata di sabato 4 febbraio è stata introdotta dalla veglia diocesana nella chiesa del Seminario vescovile di Cremona, presieduta da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale. Tra i presenti, anche don Enrico Trevisi, coordinatore dell’Area pastorale “Famiglia di famiglie” e recentemente nominato vescovo di Trieste.

La celebrazione è stata vissuta sull’alternanza di due particolari momenti: la lettura di ogni capitolo del messaggio dei vescovi per la Giornata e la preghiera delle decine del Rosario. Al centro della veglia, il Mistero della Vita, contemplato nella preghiera e valorizzato dalla partecipazione dei gruppi e delle associazioni che sul territorio diocesano operano a favore della vita.

Il diffondersi di una “cultura di morte” è il tema del primo capitolo del messaggio dei vescovi, che tratta di una cultura che è sempre più in espansione e che terrorizza le genti. Aborti, eutanasia, suicidi assistiti e violenze, questi i delicati soggetti della prima parte del messaggio, alla cui lettura i presenti hanno risposto con il primo mistero del Rosario, con la prima parte del Padre Nostro e dell’Ave Maria recitati da alcuni membri del Centro di aiuto alla vita e del Movimento per la vita. «Preghiamo perché il loro prezioso servizio incoraggi tante persone tentate dalla cultura di morte a scegliere la cultura di vita – ha detto la guida –, sperimentando la fiducia in Dio e la vicinanza della comunità».

Alla morte si contrappone la vita, alla “cultura di morte” si contrappone una “cultura di vita”. Questo il contenuto della seconda parte del messaggio, a cui è seguita la seconda decina del Rosario, con protagonisti i membri di alcune associazioni, come “Futura”, impegnate nel promuovere il rispetto, la dignità e la valorizzazione di ogni persona disabile.

La terza decina, che ha visto come protagoniste le persone impegnate in ospedale e all’hospice, nella cura dei malati e degli anziani, ha completato il capitolo del messaggio dei vescovi dal tema Ma poi, dare la morte funziona davvero?, un momento di profonda riflessione sull’effettiva utilità, fisica e deontologica, dei “metodi drastici”, a dispetto della salvaguardia della vita.

Poi una preghiera per le tante persone tribolate, i disperati, i migranti segnati dal dramma della loro fuga, ma anche per tutti gli operatori che si occupano di queste situazioni. Protagonista la Caritas Cremonese, che ha recitato la quarta decina del Rosario dopo la riflessione sul tema La “cultura di morte”: una questione seria.

Per ultimo, l’invito ai cattolici a «rinnovare l’adesione al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse», si legge nell’ultimo capitolo del messaggio, dal titolo Rinnovare l’impegno. Da qui l’ultimo mistero del Rosario, proclamato da alcuni membri di Pax Christi, in rappresentanza di quanti si impegnano per la pace e nell’accoglienza dei profughi.

Al termine della veglia è stato presentato il progetto Gemma, un servizio di adozione prenatale a distanza ravvicinata della durata di 18 mesi rivolto a donne in Italia in condizioni difficili che vogliono portare a termine la gravidanza, seguito dalla raccolta delle offerte. Ad accompagnare i fedeli al rientro a casa, il canto finale del Magnificat.

 

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Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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