Quello che si celebra il 24 gennaio è un appuntamento importante, che i soresinesi attendono ogni anno e che raduna molti di loro attorno alla comunità monastica claustrale delle visitandine per la ricorrenza del fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria.
La solenne Eucaristia nella memoria liturgica di san Francesco di Sales si è tenuta alle 18, presieduta dal vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, concelebranti i sacerdoti di Soresina, con il parroco don Andrea Bastoni e i confratelli della Zona pastorale 2, insieme ad altri presbiteri legati al Monastero della Visitazione. Presente anche don Federico Celini, rettore del Seminario di Cremona, coordinatore dell’Area pastorale Cultura e Comunicazione della Curia di Cremona e direttore responsabile dell’editrice diocesana TeleRadio Cremona Cittanova, e , nell’assemblea, numerosi operatori della comunicazione e giornalisti, di cui san Francesco di Sales è patrono. Proprio per questo, il 24 gennaio è anche la data in cui viene reso noto il messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che nel 2025 si celebrerà domenica 1° giugno. Un messaggio in cui il Pontefice ha definito «la comunicazione dei nostri giorni troppo spesso violenta», mirata a colpire e non a stabilire i presupposti per il dialogo, evidenziando che «c’è bisogno del vostro impegno coraggioso nel mettere al centro della comunicazione la responsabilità personale e collettiva verso il prossimo», ribadendo «la necessità di “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività» e ammonendo che «ridurre la realtà a slogan non porta mai buoni frutti».
È su questi temi che, dal 23 al 26 gennaio, è in corso a Roma il Giubileo del Mondo della Comunicazione, il primo grande evento giubilare internazionale dedicato ai professionisti della comunicazione cui ha preso parte anche Riccardo Mancabelli, direttore dell’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali di Cremona.
Nella sua omelia durante la celebrazione nella chiesa del monastero di Soresina, mons. Gianotti ha preso spunto dal discorso della montagna del Vangelo di Matteo, con il quale Gesù si rivolge ai suoi discepoli e a una grande folla e del quale il vescovo mette in evidenza la semplicità con cui Cristo affronta temi complessi e presenta agli uomini il Regno di Dio, che «non fa appello a delle capacità sovrumane, non chiede delle cose impossibili, ma si apre a chi è povero, umile di cuore, a chi cerca giustizia e pace che si aspetta di ricevere questi doni da Dio».
Uomini normalissimi cui Gesù dice «voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13-16) e a colpire, sottolinea mons. Gianotti, è l’uso del presente, ad indicare che questo stato non è una vaga promessa per il futuro né una condizione da raggiungere o un obbligo da espletare in qualche angolo della nostra esistenza. Sale e luce, due cose semplici, comprensibili da chiunque, sono infatti qui e ora. Quotidiane, ma fondamentali nella loro semplicità, perché senza luce siamo avvolti dalle tenebre e senza sale la nostra esistenza è insipida e priva di sapore.
Una tendenza ad esaltare il semplice e il piccolo che emerge in gran parte delle parabole di Gesù e che prende forma, in questo brano del Vangelo, quando si precisa che «il regno di Dio non appartiene solo a chi sa fare cose grandiose ma, al contrario anche cose minime. Cose piccolissime attraverso le quali il regno di Dio può farsi strada nel cuore delle persone e nella storia dell’umanità.
È partendo dalle cose minime che si apre la strada a quel grande principio della vita cristiana che l’apostolo Giovanni ricorda nella sua lettera: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato e ha mandato suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati».
Nel corso della sua Omelia il vescovo ha poi citato Papa Francesco, che nella lettera apostolica Totum Amoris Est, dedicata a San Francesco di Sales nel quarto centenario della morte, alla fine del 2022, scriveva che si deve «attraversare la città secolare, custodendo l’interiorità, coniugare il desiderio di perfezione con ogni stato di vita, ritrovando un centro che non si separa dal mondo, ma insegna ad abitarlo, ad apprezzarlo, imparando anche a prendere le giuste distanze da esso: questo era il suo intento, e continua a essere una lezione preziosa per ogni donna e uomo del nostro tempo».
Una lezione che il vescovo di Crema ha infine auspicato possa realizzarsi nel quotidiano di ciascuno per non tradire il dono che Dio ci ha fatto di essere sale della terra e luce del mondo.
Dopo la benedizione conclusiva è arrivato il sentito ringraziamento alle visitandine, per un’accoglienza che riflette appieno l’eredità spirituale di San Francesco di Sales.