«La croce unica chiave della libertà». Oggi udienza del Papa

Nel secondo giorno di pellegrinaggio a Roma Messa a Santa Croce di Gerusalemme e visita alle basilica di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore

image_pdfimage_print

È iniziata nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme la seconda giornata del pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma presieduto dal vescovo Antonio e partecipato da oltre 200 cremonesi provenienti da diverse parti della diocesi. Mons. Napolioni ha accolto i diversi gruppi sul sagrato della stupenda basilica che conserva alcune delle reliquie più insigni della passione di Gesù, quindi ha presieduto l’Eucaristia insieme a don Roberto Rota, responsabile organizzativo della trasferta capitolina, e una decina di sacerdoti.

«Ieri – ha esordito nell’omelia – abbiamo varcato la porta santa nella basilica di San Pietro; oggi, in questa basilica, riceviamo la chiave di questa porta: la chiave della libertà. La chiave serve a chiudere, ma anche ad aprire. Si dice che uno è padrone della propria vita quando sa chiudure le porte al momento opportuno e da dentro – nel suo cuore, nella sua casa, nella sua famiglia – le apre liberamente, accoglie, sa uscire, sa andare incontro. La porta ha un forte significato simbolico»

E se lunedì 10 ottobre il segno consegnato della liturgia era quello di Giona, il profeta inghiottito e restituito alla vita dal grande pesce – chiaro riferimento a Cristo morto e risorto -, nel secondo giorno di pellegrinaggio il segno è stato la Croce. «Non più la Croce maledetta – ha proseguito il presule -, ma l’inizio della nuova umanità. Quella Croce gloriosa che cantiamo il giovedì santo, ossia l’albero della vita. Le reliquie che vedremo più tardi non sono dunque ricordi di morte, ma segni di speranza, chiavi di libertà».

E la libertà è la grande questione a tema nel Vangelo di Luca proclamato nelle giornate romane: «Pizzicate nei confronti dei farisei di allora e di oggi». Egli accusa questi uomini di preoccuparsi di tener pulito i piatti e i bicchieri, ma di avere il cuore pieno di avidità e cattiverie: «I farisei sono scrupolosi nell’osservanza della legge, vogliono mostrarsi bravi, ma quando uno è bravo, ma non è buono, diventa uno specialista nell’ipocrisia. Il Signore, invece, guarda dentro, perchè vuole guarirci dentro. Vuole con quella chiave aprire il nostro cuore per farci sentire che non dobbiamo aver paura». Secondo mons. Napolioni chi si è attacca alle cose e vede solo il male è perchè ha paura: paura di non farcerla, di perdere tutto: «La vera schiavitù non è quella esterna, ma è interna! Per i martiri la prigionia, la tortura, la morte, non sono state una schiavitù perchè con la grazia hanno saputo continuare a credere sperare».

«Siamo pellegrini nella fede – ha concluso – per dire che è possibile vivere per Gesù e con Gesù perchè ci ha liberati: non fatevi più imporre la schiaviutù degli scrupoli, della legge, del formalismo, dell’esteriorità che non toglie la paura profonda dell’anima. Solo l’amore del Signore è balsamo che cura le ferite e dà pace».

E prendendo esempio da San Giovanni XXIII, memoria liturgica del giorno, mons. Napolioni ha rammentato che la vera pace sta nell’obbedienza piena e libera alla volontà di Gesù.

L’omelia di mons. Napolioni

Subito dopo la celebrazione eucaristica i pellegrini hanno visitato le reliquie della passione di Gesù e su invito del vescovo Antonio si sono soffermati sulla tomba Antonietta Meo, chiamata familiarmente Nennolina, la bimba romana morta in odore di santità a causa di un male incurabile. Ella ha lasciato più di cento letterine a Gesù e Maria che rivelano una straordinaria unione mistica con Dio.

La mattinata è poi proseguita nella basilica di San Giovanni in Laterano dove i pellegrini hanno varcato la porta santa.

Nella cattedrale del Papa, madre di tutte le chiese dell’urbe e dell’orbe, i cremonesi, sentendosi parte di un’unico popolo, hanno recitato un brano del Credo di Paolo VI composto nel 1968. In modo particolare si sono soffermati sul mistero della Chiesa e hanno pregato con fervore per l’unità di tutti i cristiani.

Alcuni minuti sono stati dedicati alla visita storico-artistico della basilica con un’attenzione particolare al presbiterio e all’abside. Non è mancata una puntata veloce al battistero di San Giovanni e alla Scala Santa alla cui sommità si trova il Sancta Sanctorum, la cappella privata del Papa che conserva reliquie davvero insigni.

Ultima tappa prima del pranzo la basilica di Santa Maria Maggiore, la più antica dedicata alla Vergine Santa. Anche in questo caso i cremonesi hanno varcato la porta santa e dinanzi all’altare maggiore hanno intonato il Magnificat, in segno di ringraziamento.

Il pomeriggio, segnato da un vero e proprio nubifragio, è stato dedicato alla visita di alcuni monumenti della città, in modo particolare la zona del Campidoglio.

Photogallery

La cronaca del primo giorno

IL PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI

Mercoledì 12 la sveglia suonerà presto per i pellegrini: alle 8, infatti, dovranno già essere in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale presieduta da Papa Francesco. Uno dei momenti più intensi e attesi dell’ntero pellegrinaggio. Nel primo pomeriggio – dopo il pranzo libero – ci sarà la messa al Santuario del Divino Amore, quindi escursione a Grottaferrata per la visita all’abbazia di San Nilo e a Castelgandolfo dove potrà essere ammirato l’esterno del palazzo pontificio.

L’ultima giornata romana – quella di giovedì 13 ottobre – inizierà nel caratteristico quartiere di Trastevere dove si farà tappa nella basilica di Santa Maria: qui, alle 9.30, mons. Napolioni presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva. Farà seguito un incontro e una testimonianza di un membro della Comunità di Sant’Egidio, il noto mvimento di laici cristiani, impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo, nella pace e nella solidarietà.

L’ultimo impegno del gruppo cremonese sarà la visita alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, sulla via Ostiense. Qui si terrà una breve preghiera e il congedo dalla Città eterna.

A s

Facebooktwittermail