Pellegrini cremonesi in preghiera in San Pietro

Oltre duecento diocesani, guidati dal vescovo Napolioni, hanno varcato, nel pomeriggio di lunedì 10 ottobre, la Porta Santa nella basilica vaticana

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All’ombra di Castel Sant’Angelo, l’antico mausoleo di Adriano, trasformato nel corso dei secoli in possente e imprendibile fortezza, è iniziato lunedì 10 ottobre il secondo pellegrinaggio diocesano a Roma presieduto dal vescovo Antonio in occasione dell’Anno Santo straordinario della misericordia. Gli oltre duecento cremonesi, accompagnati da una decina di sacerdoti, hanno intonato il salmo 122, quello che canta la gioia del pellegrino che entra a Gerusalemme, poi in silenzio, dietro la croce giubilare e lo stendardo della diocesi raffigurante Sant’Omobono, si sono incamminati verso San Pietro, attraversando tutta Via della Conciliazione.

Il vescovo Antonio ha invitato a non lasciarsi distrarre dal traffico automobilistico o dal vociare delle persone, ma a vivere questo profondo atto di fede, come se fosse la via Crucis di Gesù, che è passato carico della croce tra l’indifferenza generale.

Giunti in piazza San Pietro, dopo gli accurati controlli da parte della polizia italiana, il gruppo si è nuovamente ricompattato e dopo una breve preghiera sul sagrato della basilica vaticana ha attraversato devotamente la Porta Santa.

Quindi dinanzi all’altare della Confessione, a pochi passi dalla tomba dell’apostolo Pietro, è stato recitato il Credo e il Padre nostro. La preghiera, assai breve per il numero impressionante di gruppi in basilica è stata però intensa e significativa.

I pellegrini hanno poi avuto tempo libero per le devozioni personali: diversi si sono soffermati alle tombe di Giovanni Paolo II, posta vicino alla Pietà di Michelangelo, e di Giovanni XIII non molto distante dal semplice mausoleo dell’unico papa cremonese, Gregorio XIV, al secolo Niccolò Sfondrati. Molti hanno approfittato dal tempo libero per accostarsi al sacramento della Riconciliazione o per soffermarsi in preghiera presso la Cappella dell’adorazione.

Alle 17.15, circa, i cremonesi hanno raggiunto San Salvatore in Lauro, la bella chiesa dove un tempo si ritrovavano i marchigiani residenti a Roma. In essa è presente anche il santuario romano della Madonna di Loreto. Un vero e proprio ritorno a casa del vescovo Antonio, originario delle Marche a assai devoto alla Vergine Lauretana. Tra l’altro la chiesa è retta da un cremonese, mons. Pietro Bongiovanni, originario di Casalbellotto ma incardinato nel clero di Roma.

Tra i concelebranti anche il cremonese mons. Sarzi Sartori che dopo un lungo servizio come cappellano militare ora collabora con la Nunziatura in Italia e mons. Sandro Corradini, di Camerino, per molto tempo numero tre della Congregazione dei Santi e amico fraterno di mons. Napolioni. Nell’assemblea anche un altro cremonese illustre, il dottor Giacomo Ghisani, vicedirettore della direzione generale della neonata Segreteria vaticana per la comunicazione.

Nell’omelia mons. Napolioni si è soffermato in modo particolare sul Vangelo in cui Gesù si scaglia contro la sua generazione malvagia che cerca un segno chiaro: «Essa – ha esordito –  vuole i prodigi, vuole che Dio risolva la storia del mondo, ma il mondo ci è stato regalato perchè lo costruiamo insieme. A quella generazione è dato solo il segno di Giona che è sempre lui Crocifisso e Risorto». E poi ha continuato: «Spero che nel cammino verso San Pietro abbiate pensato alle tante croci personali e di altri, che non manda Dio, perchè Dio manda il suo Figlio a portare la croce con noi per aprire la speranza che il terzo giorno verrà. Il segno di Giona, dunque, è questa condivisione piena di Dio con noi».

E così ha concluso: «Noi ci troviamo in una chiesa dedicata alla memoria di Maria. Noi siamo i figli della fede di Maria, di quel sì umile che ha permesso al Figlio di Dio di entrare nel mondo, di discendere nel buio più profondo, nel dolore e nella solitudine più grandi. In Maria è cominciata questa grande novità: Dio  ci dice che nel dolore e nella morte egli è accanto a noi, sempre».

La prima giornata romana, dal tempo assai incerto, si è conclusa in albergo per la cena e il pernottamento.

L’omelia di mons. Napolioni

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IL PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI

La giornata di martedì 11 ottobre si aprirà con la celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Quindi trasferimento in San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa, per il passaggio dalla Porta Santa e la visita storico-artistica. La mattinata si concluderà nella terza grande basilica papale: Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nel pomeriggio previsto un itinerario guidato del centro storico con tappe ai Fori Imperiali, Campidoglio, Carcere Mamertino, chiesa di San Marco, Chiesa del Gesù, chiesa di Sant’Ignazio, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna e Piazza del Popolo.

Mercoledì 12 la sveglia suonerà presto per i pellegrini: alle 8, infatti, dovranno già essere in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale presieduta da Papa Francesco. Uno dei momenti più intensi e attesi dell’ntero pellegrinaggio. Nel primo pomeriggio – dopo il pranzo libero – escursione a Grottaferrata per la visita all’abbazia di San Nilo e a Castelgandolfo dove potrà essere ammirato l’esterno del palazzo pontificio.

L’ultima giornata romana – quella di giovedì 13 ottobre – inizierà nel caratteristico quartiere di Trastevere dove si farà tappa nella basilica di Santa Maria: qui, alle 9.30, mons. Napolioni presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva. Farà seguito un incontro e una testimonianza di un membro della Comunità di Sant’Egidio, il noto mvimento di laici cristiani, impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo, nella pace e nella solidarietà.

L’ultimo impegno del gruppo cremonese sarà la visita alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, sulla via Ostiense. Qui si terrà una breve preghiera e il congedo dalla Città eterna.

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