“Sono forse io? La coscienza del discepolo e la responsabilità ecclesiale”. Questo il tema dell’incontro plenario di formazione permanente che si è tenuto la mattina di giovedì 22 febbraio presso il Seminario di Cremona con la partecipazione di presbiteri, diaconi, religiosi e religiose della Diocesi di Cremona. Relatore don Enrico Parolari, sacerdote e psicoterapeuta della diocesi di Milano, impegnato con una équipe di altri professionisti (sacerdoti, laici e religiosi) ad accompagnare presbiteri e religiosi che vivono varie forme di difficoltà.
L’incontro è stato introdotto dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che ha richiamato innanzitutto la ricchezza dei carismi di cui la Chiesa si nutre, testimoniata anche in questa occasione dalla presenza di varie forme di risposta alla vocazione e di servizio, come «esperienza sinfonica in questo cambiamento d’epoca». Non è mancato anche uno sguardo, segnato dalla gratitudine e dalla soddisfazione, alla recente Visita ad limina compiuta a Papa Francesco dai vescovi Lombardi, nel segno di una Chiesa «vegliata dallo Spirito, sempre, e che invita alla comunione», nonché al prossimo Giubileo, in cui i “pellegrini di speranza” sono chiamati a una feconda e credibile testimonianza, in ogni fase e situazione della vita.
Ha quindi preso la parola don Parolari, soffermandosi sull’orizzonte in cui viviamo e in cui le sfide pastorali si pongono come prova e occasione: sfide che diventano, appunto, opportunità per esprimere la testimonianza in un contesto di complessità, pluralità di mentalità e opinioni, difficile accettazione dell’autorità; di fragilità dei legami e di attacchi a essi e di instabilità delle relazioni; di crisi del desiderio e di percezione del futuro come minaccia, di insicurezza, garanzia, chiusura, benessere concepito come ideale assoluto.
Don Parolari è quindi passato ad analizzare e sviluppare le «tensioni polari per una integrazione profonda affettiva e spirituale», evocandone quattro, decisive, suggerendo a ciascuno personalmente di declinarle dentro al proprio contesto e dentro le risorse e fragilità della propria personalità: donare – ricevere; coinvolti – rispettosi dei confini; casti – generativi; presiedere – far partecipare.
Terzo punto della relazione è stata la «prospettiva di purificazione e di umiltà decisiva per la riforma di noi stessi nella comunione della Chiesa Cattolica: la prevenzione degli abusi».
«Commettere un abuso – ha affermato don Enrico Parolari – su un minore o un adulto vulnerabile significa tradire, anzitutto, la sua fiducia. Questo vale per ogni forma di abuso: sia di potere, di coscienza, spirituale o sessuale». «E quello che rimane nelle vittime – ha proseguito – anche a distanza di anni, è una ferita profonda. Papa Francesco più volte ha parlato degli abusi come di un crimine gravissimo, invocando la “tolleranza zero” verso chi lo commette». Una via di non ritorno, dunque, quella della Chiesa cattolica di fronte al crimine degli abusi, iniziata da papa Benedetto XVI e confermata e strutturata ulteriormente da papa Francesco.
Ecco quindi la disanima e l’approfondimento, da parte di don Parolari, di alcuni aspetti e dinamiche che caratterizzano questa realtà: dagli abusi sessuali si è passati anche a considerare quelli di potere, di coscienza, spirituali; l’esistenza di diverse reazioni verso il fenomeno (negazione, fastidio, superiorità, umiltà); la presenza nel servizio pastorale di tre aree che toccano le qualità delle relazioni (“i confini”, “il potere”, “l’intimità”).
La mattinata è proseguita con la condivisione a gruppi, libera e responsabile, di suggestioni, sensibilità, valutazioni, proposte, per terminare con la preghiera corale e il pranzo vissuto in fraternità.
La relazione di don Enrico Parolari