Kiev, l’ultimo libro di Nello Scavo: «Già con il primo missile è cambiata per sempre la storia di questo tempo»

L'inviato di Avvenire ha presentato il suo ultimo lavoro alla libreria Paoline in dialogo con il sindaco di Cremona Galimberti

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«Già con il primo missile è cambiata per sempre la storia di questo tempo». Ha parlato in questi termini di un evento epocale, la guerra in Ucraina, Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire, in un incontro molto partecipato organizzato, nel tardo pomeriggio di venerdì 14 aprile, dalla libreria Paoline a Cremona, in collaborazione con Garzanti. Un’occasione per capire la complessità di questa guerra attraverso la testimonianza diretta di un reporter internazionale, autore di inchieste importanti che ne hanno fatto un uomo sotto scorta.

A dialogare con lui il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, riconoscente per quella «riflessione profonda» che è Kiev, l’ultimo libro di Scavo scritto sotto le bombe «per avere memoria di come è nato il conflitto e per capire quali conseguenze avrà non solo per l’Ucraina ma per tutti noi». Una guerra che è una «matrioska perché all’interno ci sono tanti altri conflitti». Un incrocio di storie e ferite nella quale è emerso l’orgoglio dell’identità ucraina armata e determinata nel difendere la propria libertà contro il secondo esercito del mondo.

«“Una guerra – ha spiegato Scavo – che ha attirato i vinti di 20 guerre scatenate da Putin negli ultimi anni». Una situazione geopoliticamente devastante in cui molti combattono per vendicarsi di quanto i russi hanno fatto alle loro terre. E una situazione «sorprendente» dove è emerso «il dato sentimentale ed emotivo» del popolo ucraino che, contro ogni previsione, continua ad affrontare il gigante russo «esausto ma non disposto a negoziare». Mentre sullo sfondo si giocano la partita gli Stati Uniti, la Cina, la Turchia e l’Europa, ma in fondo anche tutta l’area del Mediterraneo perché indirettamente è coinvolta anche la Siria e la Libia. E tutto questo a poco più di due ore di volo aereo da casa nostra.

Le ricadute sono inimmaginabili su tutto lo scenario internazionale, ma prima di tutto sui bambini «che subiscono la parte violenta e meno visibile della guerra», come ha raccontato Scavo mentre negli occhi gli scorrevano le immagini dei piccoli usciti il mattino, dopo il coprifuoco, dai bunker con le mamme in cerca, nel giardino botanico di Kiev, di quella normalità che era ed è una chimera. Bambini e ragazzi che con fatiche e sofferenze hanno trascorso alcuni mesi nelle nostre città. Ma che ora, per lo più, stanno rientrando in ciò che resta della loro patria, dopo aver fatto scoprire all’Europa una capacità d’accoglienza che fatica invece a emergere quando i profughi di guerra hanno altri colori e volti. Per non parlare dei bambini deportati a forza in Russia. Deportazioni ragione per cui oggi, paradosso dei nostri tempi, il presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Putin, è ricercato dalla corte penale internazionale.

Un conflitto dunque che ci interroga, come italiani e come europei, e che invita, questo si legge tra le pagine di Kiev, tutti a ripensare la nostra identità.

Maria Chiara Gamba
TeleRadio Cremona Cittanova
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