Il Vescovo per l’Immacolata: «Come Maria lasciamoci stupire dall’irruzione generosa e onnipotente di Dio nella nostra vita»

La celebrazione della solennità delll'8 dicembre è stata presieduta da monsignor Antonio Napolioni in Cattedrale.

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«Se non ci fossimo già messi in un momento di attesa, di vigilanza, di accoglienza docile, di Colui che viene, la piccola Maria, la bellissima Maria, la Madre della Chiesa, ci viene offerta nel dogma dell’Immacolata Concezione. E noi contempliamo la fantasia di Dio, che non può fare a meno di amarci, di porre un nuovo inizio decisivo per la salvezza del mondo, per il compimento del Suo disegno di santità su tutto ciò che Egli ha creato, in particolare sull’umanità con cui Egli dialoga nella storia. Mettiamoci alla scuola di Maria: non solo la ammiriamo, ma la accogliamo come sorgente di grazia e verità». Si è aperta con queste parole del vescovo Antonio Napolioni la Messa della solennità dell’Immacolata Concezione celebrata la mattina di giovedì 8 dicembre in Cattedrale.

«Abbiamo bisogno di turbarci un po’ anche noi perché non vorrei che l’abitudine non ci permetta di stupirci – ha detto Napolioni citando il Vangelo dell’Annunciazione –. L’insegnamento della Chiesa, il catechismo, prova a spiegare cosa sia la grazia, ma credo che sia molto di più di ciò che noi riusciamo a sintetizzare in poche battute. Non è semplicemente gentilezza: Maria è piena di grazia perché in lei si riversa la potenza dell’Altissimo».

Come Maria, anche ogni uomo è candidato per «fare il pieno di grazia». Da ciò arriva il monito del vescovo: «Cerchiamo il Signore per attingere a questa fonte». Perché nessuno nasce senza alcun difetto e per diventare concreti operatori di pace – come suggerisce mons. Napolioni – bisogna essere riempiti di questa grazia di Dio.

«Il Natale non viene per uno scherzo del calendario, ma viene per un bisogno dello spirito, perché abbiamo bisogno che Gesù rinasca in noi, facendo in noi il pieno di questa grazia». Un pieno che però non è infinito, che si esaurisce durante il percorso, come ha spiegato il vescovo attraverso il parallelismo con il serbatoio dell’automobile: «Ecco perché possiamo farlo ancora e ancora. Io non sarei qui se non avessi avuto la Messa tutti i giorni; è la Sua fedeltà nei miei confronti, non la mia, che è piccola e fragile. Riconoscere che Lui mi si dona tutti i giorni, mi dà pace, mi dà sicurezza, mi porta a ringraziare: la grazia ricevuta diventa atteggiamento, sguardo sulla realtà, gratitudine, fiducia, gioia e pace, quello che Maria canterà nel Magnificat dopo aver accettato il suo turbamento». «Come Maria, che pur essendo stata concepita senza peccato non è esonerata dal suo “sì” alla chiamata di Dio, allora anche noi saremo capaci di ricevere questo dono e di metterlo a frutto – ha concluso –, non se partiremo dai nostri piccoli bilanci, ma se ci lasceremo stupire dall’irruzione generosa e onnipotente di Dio nella nostra vita».

Il canto del Magnificat, simbolo del coraggio e della devozione di Maria, segno caratteristico della celebrazione dell’Immacolata Concezione, ha accompagnato i fedeli durante la distribuzione dell’Eucaristia.

La Messa, concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, è stata servita all’altare dagli studenti di Teologia del Seminario diocesano.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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