Il vescovo Antonio in visita al Maristella: «Vivete come famiglia di famiglie in cammino»

Domenica 3 luglio mons. Napolioni ha celebrato l'Eucarestia nella chiesa dell'Immacolata Concezione

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Ha incontrato una comunità viva e accogliente il vescovo Antonio, visitando la parrocchia del Maristella in Cremona. Domenica 3 luglio mons. Napolioni ha celebrato la messa domenicale nella chiesa dell’Immacolata Concezione, consacrata nel 2014.

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Il parroco, don Pier Codazzi, ha accolto il Vescovo a nome di tutta la comunità che si è tutta radunata alla messa delle 10.30 per incontrare per la prima volta il nuovo pastore di Cremona.

Durante l’omelia il Vescovo ha scherzato sulla posizione del Maristella a Cremona, luogo seppur ancora in città, già circondato da spazi tranquilli e dalla campagna. È stato lo spunto per riflettere sulla situazione delle città di oggi, centro della vita quotidiana, dove spesso si consumano anche fatti di sangue, in cui avvengono proteste. «Le periferie di solito non hanno chiese così belle», ha commentato mons. Napolioni, ricordando che la città è sempre di più luogo di grande scommessa, dove non è sempre facile la convivenza, dove è difficile vivere insieme.

«Le città terrene sono come una palestra in cui allenarsi per costruire la pace, in attesa di quella del cielo, in attesa di una promessa che si compirà», ha continuato il Vescovo. «L’immagine che viene usata da Isaia è bellissima: la città come una mamma, come la casa: è bello tornare a casa, lì conosciamo tutto, lì veniamo capiti, abbracciati e coccolati. Ed è così che dovremmo immaginare la convivenza nelle nostre città come una mamma che ci nutre, che ci dà pace».

«Aver costruito questa chiesa per vivere come famiglie di famiglie è un gran bel segno», ha affermato il vescovo Antonio, soprattutto se vissuto nell’accoglienza al prossimo, anche nel rischio che si potrebbe correre, spendo che siamo tutti fragili, ma in cammino e bisognosi con consolazione e misericordia.

Mons. Napolioni ha anche fatto riferimento al recente attentato di Dacca in Bangladesh: «Ci ha colpito sentire dai telegiornali che i terroristi dichiaravano la loro rabbia contro gli occidentali, chiamandoli “crociati”, giustificando la violenza di oggi con la violenza cristiana dei secoli passati». I cristiani dunque devono riuscire oggi a fare un grande atto di fede: davanti alla lotta del bene contro il male, è necessario farsi non crociati ma crocifissi, non spettatori ma persone in cammino che annunciano il regno di Dio, donano speranza agli uomini, bussando alle case che ci sono vicine.

«Questo contagio benefico è inarrestabile», ha concluso il Vescovo. «C’è il fallimento, c’è il Venerdì Santo, ma oggi è domenica: il Risorto appare ai suoi discepoli, dice: Seguitemi. Voi siete miei operai, non i miei spettatori. Voi siete le mie mani e i miei piedi. Voi siete la mia chiesa, la mia Gerusalemme, la piccola città della pace che, nascosta tra le pieghe del mondo, lo salva».

A mons. Napolioni, al termine dell’Eucarestia, è stata donata la pubblicazione che illustra i lavori architettonici compiuti per la realizzazione della chiesa dell’Immacolata Concezione, consegnata dagli architetti Pietro Alquati e Anna Galimberti che hanno realizzato il progetto.

Il Vescovo, dopo la celebrazione si è fermato con i parrocchiani del Maristella in oratorio per condividere con loro un rinfresco e per scambiare qualche parola. Come ormai è solito fare, mons. Napolioni si è fermato sia con i più grandi, salutando famiglie e volontari dell’oratorio, sia con ragazzi e bambini, facendo anche qualche tiro al calcio balilla.

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