Il grazie dell’arcivescovo Delpini ai Famigliari del Clero: «Per un prete sapere di poter contare su di voi è un grande dono»

Martedì 11 settembre a Caravaggio l'incontro regionale dell’Associazione Collaboratori Famigliari del Clero festeggiando il 70° di costituzione del gruppo milanese

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Una disponibilità che rappresenta un modo per stare vicino a Dio servendo i preti. Ad offrirla sono i collaboratori famigliari del clero. Martedì 11 ottobre al Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, si sono ritrovati in circa duecento, provenienti da tutta la Lombardia e anche dal Triveneto in occasione del 70° di costituzione dell’Associazione Collaboratori Famigliari del Clero della diocesi di Milano, per una giornata all’insegna della preghiera e della riflessione, ma anche della voglia di stare insieme dopo il lungo periodo di restrizioni dovute alla pandemia.

Invitato speciale l’arcivescovo di Milano Mario Delpini che alle 10, presso l’auditorium del centro di spiritualità, ha aperto la giornata guidando una meditazione. Prima del suo intervento, i saluti di rito a cura di Maria Pia Caccia, presidente dell’Associazione Collaboratori Famigliari del Clero della diocesi di Milano, e dell’assistente diocesano milanese don Giuseppe Aloisio. Presenti fra gli altri anche l’assistente nazionale don Piergiulio Diaco, quello regionale don Irvano Maglia e la presidente nazionale Brunella Campedelli.

«Sento sempre di dover esprimere della gratitudine – ha esordito monsignor Delpini – nei confronti di voi che attorno a noi preti create un clima di famigliarità e un’offerta di disponibilità. Per un prete sapere di poter contare su una o più persone come voi è un grande dono».

Tre gli spunti di riflessione, incentrati su Nazareth, su Gesù nel suo ministero itinerante e su san Paolo, che secondo l’arcivescovo possono spronare il cammino dei collaboratori famigliari del clero. «Il periodo di Nazareth – ha spiegato – accompagna il figlio di Dio nell’essere figlio dell’uomo. Possiamo immaginare che gli anni di vita nascosta di Gesù a Nazareth facciano anch’essi parte dell’opera di salvezza anche se in quel periodo non gli vengono risparmiati momenti di tensione nella più santa delle famiglie». Come Maria e Giuseppe che, pur non comprendendo la risposta che Gesù diede loro quando, bambino, venne ritrovato ad insegnare al tempio, accettarono la loro responsabilità, anche i famigliari del clero debbono quindi porsi su questo piano.

Per quanto riguarda il secondo spunto, relativo al ministero itinerante di Gesù, «i vangeli – ha sottolineato l’arcivescovo – parlano anche delle persone che erano con lui. Non solo gli apostoli, ma anche le donne, che lo accompagnano fino alla scena del Calvario e per questo sono emblema di perseveranza e di umiltà del servire che è un modo di essere discepoli che non rivendicano i primi posti». Sottinteso: come i collaboratori famigliari del clero.

Della figura di San Paolo l’arcivescovo ha parlato per dimostrare come la missione non sia mai un‘opera solitaria. «Ovunque vada – ha concluso – Paolo stabilisce delle famigliarità. Il rischio è che il sacerdote venga considerato come qualcuno che fa tutto da sé. In realtà nessuno è solo se vuole essere in missione per il Signore perché la missione è sempre principio di rapporti famigliari».

Alle 11.30 l’arcivescovo Delpini ha presieduto la Messa in basilica. Nel pomeriggio, dopo il pranzo comunitario, i collaboratori famigliari del clero si sono ritrovati al centro di spiritualità per alcune testimonianze prima della conclusione della giornata con la recita del Rosario.

 

L’annata 2022/23 dell’Associazione cremonese

Il tema scelto per gli incontri dell’Associazione in Diocesi di Cremona, guidata dal presidente Cesare Fontana, seguirà nell’anno 2022/23 le indicazioni pastorali del Vescovo: ripartire da Betania, dove l’ascolto della Parola genera un nuovo stile di servizio. Gli incontri si svolgeranno in Seminario, nel consueto stile di ascolto e preghiera che generano l’impegno, secondo il seguente programma: 13 dicembre (con scambio di auguri natalizi) e 25 marzo nella festa dell’Associazione con la consegna degli attestati ai Familiari che da 25 anni seguono i loro preti ordinati nel 1998 (don Massimo Cortellazzi, don Alberto Martinelli, don Andrea Spreafico e don Pier Altero Ziglioli). Ultimo incontro il 9 maggio presso il Centro di spiritualità Piccola Betania alla BADIA di Bozzolo.

 

I 70 anni nell’Arcidiocesi di Milano

L’Associazione, presente in molte Diocesi italiane, a Milano è costituita da Gruppi che si ritrovano regolarmente a livello decanale o zonale per momenti di preghiera e di formazione, guidati dagli assistenti e dai responsabili.

L’Associazione sorse a Milano sorse nel lontano 1952. Fu legata all’opera di grandi sacerdoti ambrosiani che l’hanno accompagnata e seguita come padre Giuseppe Zanoni e monsignor Primo Gasparini. Essi assistevano e formavano i laici impegnati in un prezioso servizio ecclesiale accanto ai sacerdoti. Nel 1982 l’Associazione di Milano si unì alla nascente Associazione Nazionale, nata per l’impegno di laici – uomini e donne – che, rispondendo a una particolare chiamata, si dedicano al servizio delle molteplici realtà ecclesiali, in un rapporto di familiarità con il prete. La Chiesa approvò il primo Statuto dell’Associazione nel 1982.

Nel 2016, l’Associazione a livello nazionale ha concretizzato i primi risultati dell’impegno di revisione dello Statuto, adeguandolo ai cambiamenti culturali e sociali e mutando il nome in “Associazione dei Collaboratori Familiari del Clero”. Il testo è stato approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
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