Il dono di Chiara Corbella Petrillo: «Felici anche in mezzo alle fiamme»

Al centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio la testimonianza di fra' Vito D'Amato, guida spirituale della giovane sposa e madre morta nel 2012

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Giovani e meno giovani, numerosissimi, la sera di venerdì 28 febbraio per ascoltare fra Vito D’Amato presso l’auditorium del centro di spiritualità del Santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio.

Prima dell’inizio della testimonianza un brulichio di saluti e tanti volti sorridenti ha testimoniato la presenza dello Spirito, che è comunione e incontro, così come lo stesso fra Vito ha ricordato nel corso della serata.

Il rettore del Santuario, don Amedeo Ferrari, ha fatto gli onori di casa: «Le parole che sentiremo stasera scalderanno il cuore di qualcuno e daranno una bella scossa ad altri. L’incontro di stasera è però solo uno strumento, sta a noi chiedere, con coraggio, allo Spirito Santo di entrare nella nostra vita». Il Santuario ha infatti organizzato un ciclo di incontri (l’ultimo il mese scorso era stato con i genitori di Giulia Gabrieli) per vivere pienamente il Giubileo della speranza.

Padre Vito d’Amato, ospite della serata, è un frate francescano da trent’anni ed è stato direttore spirituale di Chiara Corbello Petrillo dalla sua giovinezza al giorno della sua morte, avvenuta nel 2012: «Ho conosciuto Chiara ad Assisi durante uno dei corsi che organizziamo per i giovani. Era un periodo molto particolare per lei e Enrico, perchè erano fidanzati da quattro anni e dopo il primo momento molto intenso dell’innamoramento, faticavano a stare insieme e continuavano a litigare per ogni cosa. Di solito ad Assisi le coppie vengono quando non sanno più che altro fare, perché le persone sono fatte per vivere insieme, ma non lo sanno fare ed è lo Spirito Santo che ci aiuta in questo, che mette insieme le persone».

Dopo aver superato gli anni del fidanzamento, che Chiara dice essere stati i più difficili della sua vita, lei e Enrico si sposano, nel settembre del 2008. Lei rimane subito in cinta ma durante l’ecografia morfologica, che fa da sola perché il marito è in ospedale per un intervento, scopre che la bimba è anencefalica e che sarebbe non sarebbe sopravvissuta. Nonostante questo decidono di portare avanti la gravidanza e danno la vita a Maria Grazia Letizia, che sopravviverà mezz’ora dopo il parto.

In seguito a questa esperienza, i due sposi vanno a Medjugorje, dove si erano conosciuti, per ringraziare la Madonna e chiedere la grazia di un altro figlio. Che arriva l’anno successivo. Purtroppo però anche Davide Giovanni sarà incompatibile alla vita e raggiungerà la sorella poco dopo il parto.

Chiara ed Enrico vivono anche questa seconda esperienza dolorosa con la gioia di chi sa essere benedetto da Dio. Nel 2010 Chiara è di nuovo incinta. Il bambino si chiama Francesco ed è sano. Al quinto mese di gravidanza, però, Chiara scopre di avere un tumore alla lingua che comincerà a curare in modo molto aggressivo dopo il parto. L’estate del 2011 sarà intensa e dolorosa, ma pochi mesi dopo la fine del protocollo, la malattia ricompare. Ad aprile del 2012 i medici dichiarano la giovane terminale. La famiglia decide allora di andare ancora una volta a Medjugorje, per un ultimo pellegrinaggio, accompagnata da altre 150 persone e 50 bambini. «La grazia che chiesero alla Madonna in quell’occasione – racconta fra Vito – non era la guarigione, ma di vivere pienamente e con serenità gli ultimi mesi di vita di Chiara. Chiedono “la grazia della Grazia”». Al ritorno del pellegrinaggio, Chiara, Enrico, il piccolo Francesco e fra Vito, che farà la spola fra Cagliari – dove era stato trasferito – e il Lazio, vivranno in una casa di campagna e lì la giovane donna morirà il 13 giugno del 2012.

Testimonia D’Amato: «Chiara è morta felice, non perché è stata una brava cristiana, ma perchè era visitata, raggiunta e incontrata. Aveva imparato a mettersi davanti alle cose come a un mistero, il mistero di Dio che dà a tutto un contenuto profondo: dentro i fatti si può riconoscere un volto e ci si sente raggiunti e si può essere felici in mezzo alle fiamme».

Durante l’incontro è stato proiettato un breve video del funerale di Chiara: un momento dove le lacrime e la tristezza hanno lasciato il posto alla gioia per una donna che ha vissuto pienamente nell’amore di Dio e che è ritornata al Padre. Alla celebrazione tante sono state le persone che hanno voluto dare un ultimo saluto a Chiara che, comunque, resta nella memoria e nel cuore di chi, direttamente o indirettamente, l’ha conosciuta.

Fra’ Vito ha poi mostrato un altro video, ben più prezioso, dell’ultima testimonianza dei due sposi durante l’ultimo pellegrinaggio a Medjugorje: Chiara ha una benda sull’occhio a causa di una metastasi ed è molto sofferente nel corpo, ma non nell’anima e con gioia ed emozione racconta l’esperienza della vita con Enrico: «È partita a raccontare dal fidanzamento, del perché voleva stare con lui e di come, inutilmente, cercava strategie per riuscire a riconquistarlo. Poi ad un certo punto ha mollato questa visione e ha iniziato ad accogliere il suo fidanzato come un dono di Dio e questo ha cambiato totalmente il suo approccio alla vita» – spiega fra Vito, per poi proseguire: «Perché se si riesce a tenere una persona attaccata a sé, questo si chiama seduzione e prima o poi il collante si sfalderà. Mentre accogliere l’altro come un dopo è tutta un’altra cosa».

L’incontro si è poi concluso con il racconto degli ultimi mesi di vita di Chiara, passati in una casa in campagna dove «Ogni gesto era un miracolo, dove tutto si viveva con grande serenità e anche i litigi erano vissuti come un dono. Ogni giorno si celebrava l’eucarestia ed era anche quello un momento di grande intensità».

«Quando è arrivato il momento del passaggio, io ero da poco tornato a Cagliari. La sera mi ha chiamato Chiara un po’ angosciata e il giorno dopo è stato Enrico a dirmi che probabilmente non mancava molto tempo. Così ho preso un volo e Chiara mi ha aspettato tutto il giorno in silenzio provando un grande dolore fisico. Appena arrivato ci siamo detti le ultime cose e lei era felice perché era come se la sua vita fosse compiuta.

Abbiamo celebrato una messa, abbiamo letto lo stesso Vangelo del suo funerale, Matteo 5, 13-16, e lei era bellissima. Non siamo noi la luce del mondo, ma è Gesù e la croce è il suo candelabro: Chiara, in quelle ultime ore, era su quel candelabro.

Finita la messa poi saltava da una parte all’altra del letto abbracciandoci con gratitudine e dicendoci che ci voleva bene. Ci ha fatto ridere, fino a cinque minuti prima della sua morte, tanto che Enrico le chiese se davvero la croce fosse così dolce e la sua risposta è stata un sorriso e un sì».

La storia di Chiara Corbella Petrillo e della sua famiglia è raccontata da Cristiana Paccini e Simone Troisi nel libro Siamo nati e non moriremo mai edito da Porziuncola editore ed è tradotto in più di 10 lingue nel mondo.

Chiara Allevi
TeleRadio Cremona Cittanova
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