Grazie alla Caritas dieci nuovi congelatori per la Casa circondariale di Cremona

La donazione, a nome di tutta la comunità diocesana, per alleviare, almeno in parte, i disagi estivi della popolazione carceraria

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Un tempo, anche per come erano costituite, le prigioni erano fredde e umide, per cui un usatissimo modo per definire una detenzione è “andare al fresco”. Niente di più lontano dalla verità delle carceri italiane, almeno per il caldissimo periodo estivo, quando i detenuti sperimentano condizioni ambientali davvero complicate. Per alleviare almeno in parte i disagi estivi della popolazione carceraria della Casa Circondariale di Cremona, la Caritas Cremonese, a nome di tutta la comunità diocesana, ha donato all’Istituto dieci capienti congelatori a pozzetto, da destinare a tutte le sezioni detentive.

In questo modo i detenuti potranno usufruire di acqua fresca e conservare i prodotti alimentari che possono acquistare e che altrimenti sarebbero destinati ad un rapido deperimento.

«Siamo contenti – spiega don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesana – di essere riusciti ad accogliere la richiesta che ci ha fatto la direttrice del carcere, Maria Gabriella Lusi, sempre molto impegnata nel cercare di migliorare le condizioni di vita delle persone detenute». E aggiunge: «Già in passato avevamo fornito alcuni congelatori, che però con il tempo e l’uso si sono guastati, senza contare che a Cremona la popolazione detenuta è aumentata, con le relative esigenze».

Certo, resta un piccolo segno, sicuramente insufficiente, ma è un altro passo nella maturazione di una sempre crescente attenzione verso le persone che scontano una pena in carcere. «Su questo – afferma ancora don Pezzetti – molto lavoro resta da fare, e anche come Caritas dovremo trovare nuove strade, come ci chiede anche il nostro Vescovo, per riuscire a coinvolgere in modo attivo e partecipe le comunità parrocchiali su questo tema. Mons. Napolioni ha compiuto la scelta, forte e profetica, di coinvolgere a pieno titolo il mondo penitenziario nel Sinodo dei Giovani, e prima di ogni sessione si è recato in carcere per incontrare e ascoltare i detenuti. Sarebbe bello che ognuno, come può, potesse seguire il suo esempio. Viceversa registriamo una grande fatica da parte di tanti cristiani a farsi prossimo di persone che Gesù stesso ci ha chiesto di visitare».

«È triste quando, e non è raro,  – conclude il direttore di Caritas Cremonese – qualcuno viene in Caritas per lasciare un’offerta e chiede chi può essere il destinatario più bisognoso e di fronte alla proposta del carcere risponde: “No! A tutti, ma a loro proprio no”. Come detto c’è molto lavoro da fare a livello educativo e informativo su una realtà che troppi giudicano sull’onda di pregiudizi semplicemente non corrispondenti a quanto si vive oggi negli istituti di pena».

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