Giornata del migrante e del rifugiato, un progetto per aprire lo sguardo e il cuore all’accoglienza

Una riflessione dell'incaricato don Maurizio Ghilardi e la presentazione del progetto APRI, sostenuto in diocesi da Ufficio Migrantes e Caritas

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Nel salmo 118 si prega dicendo: “La verità è principio della tua Parola”. Una stupenda espressione che descrive l’azione compiuta dal salmista: egli riconosce che Dio non mente né a se stesso né all’uomo. Senza però scomodare troppo Dio, pare che si possa dire altrettanto dell’uomo: ogni uomo dovrebbe avere come principio della sua parola la verità.

Tutti sappiamo invece che a seconda dell’ideologia che muove l’uomo allora la verità può essere trasmessa o manipolata. Come nel caso dei migranti e dei rifugiati. Tacere è pericoloso, non dire il vero è altrettanto pericoloso. Intorno a questo problema si sono costruite innumerevoli interpretazioni e ogni giorno ci vengono offerte troppe manipolazioni che generano violenza verbale e fisica, pregiudizi e scontri.

È un tema scottante, non semplice, impopolare, quello dei migranti, spesso non compreso anche dalle comunità cristiane e liquidato con parole non propriamente evangeliche. Il pressappochismo non aiuta, non consente una rielaborazione del fenomeno e non apre la mente sulle cause che generano spostamenti in massa di persone. Ricordiamoci tutti che si tratta di persone! Celebrarne la giornata è un modo per porre davanti ai nostri occhi situazioni che da un punto di vista legale e sociale vanno affrontate con equilibrio e con una sana verità.

Domenica 27 settembre ricorre la 106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. La nostra diocesi, in quella data, si troverà a vivere il pellegrinaggio diocesano presso il Santuario di Caravaggio, all’inizio dell’anno pastorale, un nuovo anno contrassegnato ancora dalle limitazioni del momento contingente ma che vede ancora irrisolte le vite di famiglie, giovani, bambini che – subendo regimi, povertà, conflitti, fame, siccità, schiavitù, defraudati di preziose materie prime, sottoposti dai loro governanti a debiti assurdi – cercano libertà, futuro, vita, pace, benessere e dignità.

“Bisogna conoscere per comprendere. La conoscenza è un passo necessario verso la comprensione dell’altro. Lo insegna Gesù stesso nell’episodio dei discepoli di Emmaus: «Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo» (Lc 24,15-16).

Quando si parla di migranti e di sfollati troppo spesso ci si ferma ai numeri. Ma non si tratta di numeri, si tratta di persone! Se le incontriamo arriveremo a conoscerle. E conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere. Potremo comprendere, per esempio, che quella precarietà che abbiamo sperimentato con sofferenza a causa della pandemia è un elemento costante della vita degli sfollati. È necessario farsi prossimo per servire. Sembra scontato, ma spesso non lo è.

«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò a un albergo e si prese cura di lui» (Lc 10,33-34).

Le paure e i pregiudizi – tanti pregiudizi – ci fanno mantenere le distanze dagli altri e spesso ci impediscono di “farci prossimi” a loro e di servirli con amore. Avvicinarsi al prossimo spesso significa essere disposti a correre dei rischi, come ci hanno insegnato tanti dottori e infermieri negli ultimi mesi. Questo stare vicini per servire va oltre il puro senso del dovere; l’esempio più grande ce lo ha lasciato Gesù quando ha lavato i piedi dei suoi discepoli: si è spogliato, si è inginocchiato e si è sporcato le mani (cfr Gv 13,1-15).” (dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato).

Il Papa, nel suo discorso per l’occasione,  adotta una serie di espressioni tese ad offrire strumenti per un lavoro serio, non solo da parte nostra ma anche da parte di chi viene accolto:

  • Bisogna conoscere per comprendere
  • È necessario farsi prossimo per servire
  • Per riconciliarsi bisogna ascoltare
  • Per crescere è necessario condividere
  • Bisogna coinvolgere per promuovere
  • È necessario collaborare per costruire

Da parte dell’Ufficio Diocesano Migrantes e della Caritas Diocesana, seppur con ruoli e competenze diversi, il desiderio, in questo momento e per questa specifica realtà, è quello di far conoscere il progetto “APRI” (per info: caritas@diocesidicremona.it oppure migrantes@diocesidicremona.it ) che ha proprio come obiettivo: “… creare delle migliori condizioni di integrazione dei migranti sensibilizzando le comunità all’accoglienza del prossimo con l’obiettivo di accompagnarlo durante un più specifico percorso di autonomia…”.
Per i beneficiari quindi si tratta di: raggiungere l’autonomia o semi autonomia attraverso l’accoglienza presso la comunità cristiana. Per la comunità cristiana che accoglie invece: vivere, attraverso la convivenza con persone provenienti da altri paesi, un’esperienza di solidarietà e di condivisione. Non è il progetto risolutivo di tutte le difficoltà ma è l’inizio di un nuovo modo di vedere e valutare, per una comunità cristiana, la vita di numerose persone “prigioniere” di un vuoto legale e quindi esistenziale.

don Maurizio Ghilardi
(Ufficio Migrantes diocesi di Cremona)

TeleRadio Cremona Cittanova
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