«È più quello che ci unisce di quello che ci divide»

La riflessione di don Federico Celini alla vigilia della veglia di preghiera ecumenica con cattolici, metodisti, evangelici e ortodossi che si terrà martedì 24, alle 21, in S. Ilario

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Martedì 24 gennaio, alle 21, nella chiesa cittadina di S. Ilario sarà celebrata la veglia ecumenica alla presenza dei cristiani delle diverse confessioni presenti in diocesi: cattolici, metodisti, evangelici e ortodossi. Momento culminante della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani iniziata giovedì 18 e che si concluderà mercoledì 25 gennaio, festa della conversione di San Paolo. A tal proposito proponiamo una riflessione di don Federico Celini, nuovo incaricato diocesano della pastorale ecumenica e del dialogo interreligioso.

Chi sono i cristiani non cattolici che vivono nella diocesi di Cremona? E in che cosa credono? Se si prega per l’unità dei discepoli di Gesù, è evidente che dei punti di incontro ci devono già essere. Domande e considerazioni che – per chi nel dialogo ecumenico è da tempo inserito – potrebbero sembrare banali. Ma la posta in gioco, la «riconciliazione», non è da poco e di fronte a queste perplessità è necessario abbozzare qualche considerazione.

In diocesi la presenza storicamente più consolidata è quella della Chiesa Evangelica Metodista, a Cremona, il cui pastore attualmente è Antonio Lesignoli. Sempre in città opera la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, con il pastore Franco Evangelisti. Sono attestati pure gruppi pentecostali e la Chiesa dei Fratelli. Gli ortodossi sono guidati da padre Doru Fuciu, parroco della Chiesa Ortodossa Rumena. Del tutto recente, inoltre, e legata al fenomeno dell’immigrazione, è la costituzione sul territorio diocesano di svariati gruppi «etnici», con riti, usanze, modalità e tempi di ritrovo che comunque fanno riferimento al credo cristiano.

Che cosa unisce tutti questi fratelli, genericamente definiti «separati»? In base a che cosa possiamo e dobbiamo dare credito alle parole di san Giovanni Paolo II, che ha detto: «Abbiamo in comune quasi tutto, e abbiamo in comune soprattutto l’anelito sincero all’unità»? Ebbene, innanzitutto tutti questi cristiani hanno «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e padre di tutti». E tutti credono nel Dio uno e trino: la Trinità di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è la verità comune e indiscussa di tutte le confessioni cristiane. E legata alla Trinità è la comune fede in Gesù Cristo, figlio di Dio, incarnatosi per la salvezza dell’umanità. Non solo, ma tutti hanno ricevuto l’unico battesimo. A tal proposito il Concilio, nell’Unitatis Redintegratio, in merito ai non cattolici afferma che «giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore».

Non solo, ma tutti i cristiani, appartenenti alle varie confessioni, pronunciano la stessa fede, negli articoli dei vari Credo canonicamente approvati. Dunque (a parte il «Filioque», specifico dei cattolici, per il quale lo Spirito procede dal Padre «e dal figlio») tutte le Chiese professano tutti i singoli articoli del Credo. Ancora: alla Bibbia è riconosciuta da tutti una suprema autorità, e da tutti essa è onorata, venerata, approfondita. Da tutti i cristiani, poi, sono celebrati almeno due sacramenti fondamentali: il Battesimo e l’Eucaristia (pur nelle divergenze in merito alla presenza reale di Cristo), comunque sempre ritenuti essenziali e fondanti per la vita della comunità.

Per tutti il luogo teologico della redenzione e della sequela di Cristo è la Santa Croce; tutti si impegnano a diffondere il Vangelo con spirito missionario; tutti riconoscono la mirabile testimonianza di fede dei martiri, tanto che sempre Giovanni Paolo II ha affermato: «L’ecumenismo dei martiri, è forse il più convincente. La “communio sanctorum” parla con voce più alta dei fattori di divisione» È dunque evidente che la Settimana si inserisce in una dimensione di unità certo non pienamente realizzata, ma che riconosce oggettivi comuni tesori. 

Don Federico Celini

Gli appuntamenti ecumenici in diocesi

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