Diritto d’asilo, dossier di Fondazione Migrantes con numeri e prospettive

Lo studio è stato presentato il 21 febbraio a Ferrara, alla presenza dell'arcivescovo cremonese mons. Gian Carlo Perego

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Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: sono esigenze sentite dai diversi governi d’Europa e da quello italiano in particolare, non solo a parole, ma nella pratica delle politiche che essi mettono in atto? E quanto lo sono, allo stesso tempo, per la società civile italiana ed europea? Questi gli interrogativi che fanno da sfondo alle analisi, ai dati e alle proposte del rapporto “Il Diritto d’asilo. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”, lo studio che la Fondazione Migrantes dedica al mondo dei richiedenti asilo e rifugiati per il secondo anno consecutivo e che è stato presentato questa mattina a Ferrara.

Anche quest’anno la pubblicazione si fa guidare e interrogare da papa Francesco, in particolare dai quattro verbi-azione del suo Messaggio per la 104ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

Il volume è stato presentato mercoledì 21 febbraio a Ferrara, alla presenza dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, il cremonese mons. Gian Carlo Perego. A seguire la tavola rotonda sul tema “Le sfide in Italia e in Europa, l’accoglienza in famiglia e le prove di comunità interculturali”, moderata da Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti, con interventi di Gianfranco Schiavone e Maurizio Veglio, autori di saggi dello stesso volume, oltre al direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis.

Un testo che intende “contribuire a costruire un sapere fondato rispetto a chi è in fuga, a chi arriva nel nostro continente e nel nostro Paese – si legge nell’introduzione – e che possa esserci d’aiuto a ‘restare umani’, ad aprire la mente e il cuore allontanando diffidenza e paura”.

L’approfondimento del report 2018 del Rapporto Asilo 2018 della Migrantes è dedicato all’accoglienza in famiglia di richiedenti asilo e rifugiati: una pratica e un laboratorio di progettualità che nel nostro Paese ha una storia ormai quasi decennale, iniziata dal basso, dalla volontà, dall’intuizione e dalla dedizione di pochi, come spesso accade in questo campo. Ma che ha le potenzialità per diventare molto più diffusa e per far crescere nuovi “spazi” di incontro e di relazione solidale (invece che di chiusura e contrapposizione), di cui hanno tanto bisogno sia il nostro Paese che l’Europa.

 

I dati chiave

Sulle “rotte” precarie e, nel complesso, sempre più chiuse del Mediterraneo orientale, centrale e occidentale, nel 2017 hanno raggiunto via mare l’Europa 171.694 migranti e rifugiati. Erano stati 363.504 nel 2016 e ben 1.011.712 nel 2015. Gli arrivi sono aumentati solo nel Mediterraneo occidentale. Sono alcuni dati presenti nel Rapporto Asilo 2018 della Fondazione Migrantes presentato questo mattina a Ferrara.

Sempre nelle acque del Mediterraneo, la ”frontiera” più letale del mondo, il triennio ha registrato un triste record di vittime nel 2016, 5.143, contro le 3.771 del 2015. Nel 2017 il dato è sceso a 3.119; ma rispetto al 2016 è aumentata, sia pure di poco, l’incidenza dei morti sul totale di coloro che si sono imbarcati: oggi perdono la vita nelle acque del Mare Nostrum (ma si tratta sempre di stime per difetto) quasi 2 persone ogni 100 partite, mentre nel 2016 il dato si era attestato su poco più di una su 100.

In Italia nel 2017 il contatore degli arrivi si è fermato a 119.369 persone, il 34% in meno rispetto alle 181.436 del 2016 (erano state 153.842 nel 2015). Il primo Paese di provenienza si conferma la Nigeria, seguita da Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh, Mali ed Eritrea. Secondo dati del ministero dell’Interno, nel 2017 hanno chiesto protezione in Italia circa 130 mila persone (per la prima volta il numero supera gli arrivi via mare durante l’anno). Nel 2016 i richiedenti asilo erano stati 123.600, e 83.970 nel 2015.

Sempre secondo dati del Viminale, nel 2017 sono stati esaminati circa 80 mila richiedenti asilo. È stata accordata protezione a oltre 30 mila di essi. Ma una larga maggioranza, poco sotto il 60%, si sono visti respingere la loro domanda. Questa percentuale è rimasta analoga a quella registrata nel 2016, dopo due anni di forte crescita. Alla fine del 2017 erano in accoglienza nel nostro Paese 183.681 richiedenti asilo e rifugiati: appena il 3 per mille dei residenti. Sono 7 le esperienze di accoglienza in famiglia locali o nazionali studiate nell’approfondimento ad hoc del rapporto: negli ultimi tre anni oltre 400 nuclei familiari vi hanno accolto almeno 500 persone (soprattutto rifugiati ma anche richiedenti asilo); 4 di esse sono finanziate con fondi SPRAR, una con fondi CAS, una (“Rifugiato a casa mia” di Caritas nazionale e Caritas diocesane) con fondi CEI dell’8 per mille e una tramite fund raising e donazioni private.

Il rapporto si conclude, prima di un’appendice che riporta i 20 Punti di azione proposti dal Dicastero vaticano per la promozione dello sviluppo umano integrale in vista dei Global Compact ONU di questo 2018, con quattro proposte per superare l’attuale crisi (un vero e proprio «vicolo cieco») del diritto d’asilo in Europa: se accolte, queste proposte avrebbero positive ricadute sull’intera società del vecchio continente, oltre che, naturalmente, sui percorsi di integrazione degli stessi rifugiati: 1) un nuovo regolamento “di Dublino” finalmente aderente al principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati; 2) il rifiuto dei concetti di “Paese terzo sicuro” e di “Paese di primo asilo”, ad oggi solo proposti dall’UE ma in insanabile contrasto con la tradizione giuridica europea in materia di asilo; 3) l’introduzione di un regolamento UE che disciplini il “reinsediamento” dei rifugiati da Paesi terzi prevedendo per gli Stati membri obblighi chiari; 4) un’estensione della protezione sussidiaria, ancorandola alla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

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