La “24 ore per il Signore” anche in carcere

A Ca' del Ferro i cappellani per un'intera mattinata saranno a disposizione dei detenuti che vorranno confessarsi

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Il 9 e 10 marzo, in occasione della quinta edizione della “24 ore per il Signore”, non solo nelle chiese i fedeli avranno modo di accostarsi al sacramento della Confessione, vivendo anche momenti di adorazione eucaristica. La possibilità arriva quest’anno anche nelle carceri. Sarà così anche presso la Casa circondariale di Cremona dove per un’intera mattina i cappellani don Graziano Ghisolfi e don Roberto Musa saranno in cappella a disposizione dei detenuti che, suddivisi sezione per sezione, avranno la possibilità di pregare e riconciliarsi con Dio. 

 

In una intervista al Sir il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, fa il punto di questa iniziativa e non solo, guardando all’attenzione della Chiesa al tema della misericordia.

Mons. Fisichella, l’iniziativa “24 ore per il Signore” è nel cuore del Papa, che l’ha citata anche nella parte finale del messaggio per la Quaresima. Quali le novità dell’edizione di quest’anno?

«Possiamo dire che ormai questa iniziativa, giunta alla quinta edizione, si collochi sempre più nel cuore della Chiesa, tanto che è diventato un momento che sembra essere un appuntamento fisso della Quaresima: Papa Francesco l’ha inserita anche nel suo Messaggio. Il tema di quest’anno è un’espressione del Salmo 130: “Presso di te è il perdono”. Il desiderio è quello di aprire il cuore per farvi entrare la vita di Dio, che lo cambia e lo trasforma e così ci fa felici».

La risposta delle Chiese locali a questa iniziativa possiamo dire che dia corpo a una sorta di “mappa” delle diocesi del mondo in risposta al sacramento della Confessione e all’adorazione eucaristica: qual è, sotto questi due profili, il volto dei cinque continenti?

«Dalle notizie che riceviamo quando i vescovi vengono a Roma per le visite “ad limina” vediamo che appena si nomina “24 ore per il Signore” tutti sanno già di che cosa si stratta. È un segno molto importante per noi, perché vuol dire che vivono questa esperienza e permettono di realizzarla e diffonderla nella propria diocesi. Proprio in questi giorni ho ricevuto un lettera dell’Ispettore generale delle Carceri che conteneva la proposta di vivere “24 ore per il Signore” anche nei penitenziari. I cappellani sono allertati per vivere questa esperienza e questo momento di perdono: un momento, questo, che è stato pensato, voluto e atteso».

Abbiamo vissuto momenti simili anche nel calendario del Giubileo voluto da Papa Francesco…

«Durante il Giubileo abbiamo toccato con mano quanto il nostro popolo sentisse il bisogno della misericordia. È un cammino che continua, una dimensione che, in maniera speciale, vediamo entrare sempre di più nella vita delle nostra comunità. L’esperienza del perdono è senza dubbio una delle esperienze più belle che possiamo sperimentare nella nostra vita: se però non lo imploriamo come dono del Padre, se non ci lasciamo perdonare da Lui, non saremo capaci di poterlo ricevere e, a nostra volta, di perdonare i nostri fratelli».

Dopo la Quaresima, entra nel vivo il cammino di preparazione al Sinodo dei giovani. Come vi state preparando a questo evento, che avrà una “prova generale” nell’incontro dei giovani italiani ad agosto con il Papa?

«Dopo le “24 Ore per il Signore”, nella Domenica delle Palme celebreremo a livello diocesano la Giornata mondiale della gioventù: tanti giovani verranno a Roma per viverla con Papa Francesco, in attesa del Sinodo di ottobre. La domenica seguente sarà la domenica della misericordia, che quest’anno sarà vissuta in maniera particolarmente solenne: il Papa celebrerà la Messa in piazza S. Pietro, insieme a tutte le persone, gruppi, associazioni, realtà della vita consacrata, che si ispirano alla misericordia».

E il tema della misericordia sarà ripreso anche nei giorni successivi, in cui saranno presenti a Roma i tantissimi “Missionari della misericordia” che il Papa ha deciso di inviare per il mondo durante il Giubileo.

«Si tratta di un incontro voluto, desiderato e deciso dal Santo Padre, che ha voluto incontrare di nuovo, due anni dopo, i missionari, per “fare il punto” del percorso insieme a loro, ascoltare le loro testimonianze e tenere acceso il senso vivo del Padre che perdona sempre chi implora la sua misericordia, rimuovendo qualsiasi ostacolo al perdono».

 

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