Diocesi lombarde, indagine su oratori e volontariato: “Terreno fertile per la crescita dell’impegno per il bene comune”

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“La Casa del Dono” è “uno sguardo sull’oratorio per esplorare, indagare e portare alla luce, con il metodo proprio di una ricerca, quanto e come il contesto e il metodo oratoriano sia generativo in ordine alla gratuità e al dono di sé”. Lo si legge in “La Casa del Dono. Indagine sugli oratori lombardi e il volontariato”, presentata il 2 ottobre all’Università Cattolica di Brescia. “Chi abita o ha abitato l’oratorio sa bene che, come in una famiglia, tutte le attività e le iniziative si reggono quasi esclusivamente grazie alla condivisione che le persone fanno di se stesse per la crescita degli altri, in particolare di chi è più giovane”. L’oratorio è stato, in questo senso, “la casa del dono” per “generazioni di persone che in esso hanno speso tempo, energie, passione”; ma è stato “la casa del dono” anche “per quanti, a vario titolo, hanno beneficiato di tanta gratuità e di innumerevoli servizi, spesso nascosti, a sostegno delle attività educative e pastorali in esso promosse”.

Si tratta di un contributo di Odl (Oratori diocesi lombarde), in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per celebrare la Giornata nazionale del dono (4 ottobre). “In un contesto attraversato da forti cambiamenti e caratterizzato da consistenti spinte verso il logoramento dei legami sociali”, Odl ha realizzato, con il supporto del Cesvopas (Centro studi sul volontariato e la partecipazione sociale) dell’Università Cattolica di Brescia, “uno studio esplorativo con l’obiettivo di comprendere in che modo gli oratori riescano ad essere anche oggi un terreno fertile per la crescita di quella cultura del dono e dell’impegno per il bene comune che sta alla base dei processi di rigenerazione dei legami sociali, comunitari, ecclesiali e civili”.

Come nasce una cultura del volontariato? Dove e come si forma e cresce la sensibilità e la disponibilità al volontariato? Che cosa la favorisce? Sono alcune delle domande su cui i relatori hanno svolto riflessioni a partire dai risultati dell’indagine, realizzata e pubblicata anche grazie al contributo di Regione Lombardia. Sono intervenuti: Giovanni Panzeri, direttore di sede dell’Università Cattolica di Brescia; Pierluigi Malavasi, direttore del dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica; don Stefano Guidi, coordinatore di Odl (Oratori diocesi lombarde); mons. Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia; Diego Mesa, coordinatore della ricerca; Livia Cadei, direttrice di Cesvopas. Conclusioni di mons. Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la pastorale giovanile.

“In oratorio donare (il proprio tempo, le proprie capacità…) è normale. Questo dato – non certo scontato e alquanto prezioso – rende l’oratorio e le esperienze in esso vissute un ambiente privilegiato per assimilare, in modo del tutto naturale o quasi per gioco (nel senso più alto di questa espressione) lo stile proprio del volontariato. È questo un dato interessante, soprattutto se consideriamo il valore che ha oggi la presenza e la funzione del volontariato dentro i meccanismi dell’attuale contesto socio-culturale”.

“Nel contesto lombardo gli oratori svolgono un ruolo storicamente rilevante non soltanto nell’ambito della formazione religiosa, ma anche in quella civile e sociale dei cittadini. Uno dei tratti peculiari dell’oratorio è dato dal fatto che il suo funzionamento si regge sulla partecipazione attiva dei volontari intesi come espressione visibile della gratuità e dell’intento educativo e testimoniale della comunità cristiana verso i più giovani”. Lo si legge nella corposa ricerca (140 pagine) intitolata “La Casa del Dono. Indagine sugli oratori lombardi e il volontariato”.

“L’oratorio è ‘casa del dono’ perché si conferma via privilegiata e consolidata per quell’‘imparare facendo’ che è spesso alla base di tante scelte di impegno, responsabilità e partecipazione in ambiti diversi (civile, sociale, politico, assistenziale…)”. La ricerca di Odl su oratori e volontariato cita una espressione cara a don Lorenzo Milani e alla sua scuola di Barbiana. “In oratorio – vi si legge – alle giovani generazioni è infatti offerta l’occasione di esercitarsi nell’appassionante passaggio dall’essere beneficiario, all’essere protagonista di un servizio o di una azione educativa”; in oratorio “ci si può sperimentare e progressivamente coinvolgere, lasciandosi appassionare da una dinamica di ‘restituzione del bene’ che permane nella memoria e nell’impegno di tanti volontari”. L’indagine illustrata oggi a Brescia specifica: “Certamente oggi questo processo ha bisogno di essere meglio accompagnato e custodito. Anche all’oratorio si chiede di guardare ai propri volontari e ai giovani che si apprestano a mettere a frutto i propri talenti per il bene degli altri con più attenzione e con maggior cura dei passaggi e della formazione. È certamente una nuova e ulteriore sfida che è posta alle comunità cristiane perché l’ambiente e l’attività dell’oratorio sia ancora e sempre ‘casa del dono’, dove si impara che ‘c’è più gioia nel dare che nel ricevere’ (At 20,35)”.

«La ricerca promossa dagli oratori delle diocesi lombarde», che porta il titolo “La Casa del Dono”, intende «approfondire la situazione del volontariato presente negli oratori della Lombardia. Da sempre – spiega don Stefano Guidi, coordinatore di Odl – gli oratori sono una miniera del volontariato e anche un vivaio del volontariato. Mi sembra tuttavia che su questo tema del volontariato si possono portare alcune osservazioni».

Don Guidi specifica: «La prima osservazione è questa: il termine volontariato riesce a descrivere abbastanza bene l’espressione dell’impegno individuale ma dimentica alcune componenti fondamentali di questa stessa esperienza. Innanzitutto la fonte di ispirazione, la ragione profonda per cui il volontariato viene scelto e praticato. In oratorio ci si ispira al vangelo, allo stile umano di Gesù, che si è fatto incontro a tutti a partire dai loro bisogni dalle loro necessità, a partire dalla situazione reale in cui ciascuno si trovava».

Una seconda riflessione è questa: «Il termine volontariato non riesce da solo a dare ragione all’esperienza comunitaria che rappresenta a tutti gli effetti il punto di arrivo e il punto di partenza di ogni vera esperienza di volontariato. In oratorio – sostiene don Guidi – il volontario non è mai un soggetto isolato dagli altri, è sempre insieme. Il volontariato praticato in oratorio è un’esperienza di comunità, che arriva dalla comunità e che costruisce la comunità». Il volontariato in oratorio «è sempre proiettato verso la fraternità e verso la costruzione dell’amicizia sociale più ampia».

La terza riflessione «che possiamo svolgere a partire dal tema del volontariato riguarda il suo sviluppo sociale e politico. Non si tiene sufficientemente conto di come l’esperienza del volontariato sia alla base di ogni possibile successivo sviluppo nella linea dell’impegno sociale e politico a favore del proprio territorio. Anzi c’è una riflessione che sembra quasi separare questi diversi aspetti della vita sociale dimenticando le profonde correlazioni esistenti tra di essi. Il volontariato in oratorio non è mai un volontariato soltanto per l’oratorio. Ma spinge ciascuno, a partire dall’oratorio, ad abitare con uno stile nuovo ispirato al servizio evangelico ogni situazione della vita».

Don Guidi esprime «una parola di ringraziamento. Perché questa ricerca ci ha mostrato ancora una volta, sempre che ce ne sia bisogno, di come anche l’oratorio contribuisce a portare nella vita di ciascuno non solo il senso dell’utilità e della funzionalità, ma specificamente il valore della gratuità, della dedicazione del proprio tempo per gli altri, per scoprire insieme proprio in questo dono di sé il segreto di una felicità più grande e più vera».

TeleRadio Cremona Cittanova
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