“Da mille strade. Quando i giovani sanno rispondere e partire”: il 3 novembre condivisione delle esperienze giovanili di servizio

Un incontro diocesano di confronto e ascolto tra esperienze di servizio, mondialità e missione nell’anniversario di morte di Fabio Moreni

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Novembre è per tradizione il mese che la Diocesi dedica alla carità: quella di Omobono e dei Santi della chiesa cremonese; quella pratica delle famiglie e del buon vicinato; quella strutturata delle Opere segno; quella che sa anche partire, uscire, andare, per toccare con mano e farsi toccare. A 20 anni dalla morte di Fabio Moreni, il giovane cremonese rimasto ucciso nella ex Jugoslavia mentre partecipava ad un convoglio umanitario, nasce l’idea di un ritrovarsi giovanile per mettere a tema proprio le esperienze che nel tessuto vivo della diocesi parlano di servizio, carità, mondialità, missione.

Molto semplicemente l’invito è a ritrovarsi come giovani della diocesi di Cremona che hanno vissuto esperienze soprattutto nel periodo estivo; impegnarsi a raccontarle per cogliere la fecondità dello Spirito che utilizza linguaggi e forme differenti; farsi aiutare a rileggere il filo rosso della carità da un intervento culturale, curato dal biblista Luca Moscatelli, di Milano.

L’appuntamento è nel pomeriggio di sabato 3 novembre, dalle 16, presso la Cascina Moreni di Cremona (via Pennelli 1).

Locandina

 

Fabio Moreni nasce a Cremona il 12 maggio 1954. Dopo una brillante carriera scolastica – si diploma in soli quattro anni presso il liceo scientifico a Cremona e si laurea a pieni voti in ingegneria informatica presso l’Università Normale di Pisa – , si occupa a tempo pieno dell’azienda paterna. La sua vita è caratterizzata da un cammino di fede che lo smuove fino a spingerlo in Bosnia, allora segnata dalla guerra, come volontario, percorrendo un paio di volte al mese tra le 20 e le 25 ore di tragitto, pur di portare personalmente alla povera gente viveri, indumenti e medicinali. E’ morto a 39 anni, il 29 maggio 1993, ucciso con gli amici Sergio Lana di Rivarolo Mantovano e Guido Puletti di Brescia, mentre trasportava aiuti umanitari: i “Berretti verdi” di Hanefija Prijic Paraga hanno sequestrato il convoglio e li hanno fucilati.

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