«Costruiamo una chiesa che generi speranza»

Una riflessione di don Antonio Agnelli in risposta alle suggestioni offerte nei giorni scorsi dal vescovo cremonese Carmelo Scampa sulla situazione della Chiesa in Brasile e nel mondo

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Pubblichiamo volentieri questa riflessione di don Antonio Agnelli, parroco di Corte de’ Frati, in risposta alle suggestioni offerte nei giorni scorsi sul nostro portale dal cremonese mons. Carmelo Scampa, vescovo di São Luís de Montes Belos in Brasile, a proposito della situazione della Chiesa latino-americana e di quella universale.

Carissimo Vescovo Carmelo,

Sento il bisogno di rispondere alle tue giuste e provocanti riflessioni, perché  devo a te il mio interesse   per l’America Latina. Quando tu sei partito per il Brasile, nel 1977, io entravo in seminario e da compaesano affezionato ho cominciato a scriverti, e tu a rispondermi, aprendomi cuore e intelligenza all’esperienza ecclesiale che in quegli anni cresceva in America Latina. Erano tempi diversi: più dinamici e attenti a tutti i livelli, alle problematiche che interessavano la chiesa universale. L’indimenticato mons. Bassi, nostro direttore spirituale,  volle leggere un testo di Leonardo Boff, Il volto materno di Dio, esprimendomi le sue critiche e i suoi apprezzamenti.

La realtà è mutata in molti aspetti che tu meglio di me conosci: in quegli anni vi era  anche con i non credenti una piattaforma etica condivisa: oggi vi è oltre che un moltiplicarsi di visioni umane, anche l’avanzare dell’indifferenza che rende più difficile il dialogo, al quale comunque non si deve rinunciare, offrendo al limite solo l’amicizia e la vicinanza. L’eclissi di Dio porta anche a un progressivo svuotamento di valori che a volte ci spiazza e ci manda in crisi.

Ci  si è giustamente interrogati in questi ultimi decenni, sul come trasmettere la fede alle nuove generazioni,  come coinvolgere i genitori, come formare i cristiani, sul valore educativo della scuola pubblica e privata,  ecc….. ma non ci si è accorti che siamo forse rimasti prigionieri dei nostri giochi linguistici che aggiunti a pizzi e merletti, hanno provocato una autoreferenzialità ecclesiale i cui pericoli Papa Francesco ci indica continuamente .

È venuto meno l’entusiasmo di essere comunità cristiana: siamo diventati comunità di devozione, di tradizione, a volte ben ordinate, anche caritatevoli, s’intende,  ma fredde e opache: stanche e legate più al diritto canonico che alla vita reale delle persone: abbiamo perso lo spirito della profezia, della gioia, della denuncia dei mali storici, di una liturgia viva che senza essere sregolata, esprima proprio l’entusiasmo della comunione con il mistero della Trinità che è mistero di vita e di comunione che rinvigorisce, rianima e non esaurisce o intristisce chi vi partecipa.

Anch’io ho nostalgia, come tu dici di una “chiesa seria, coraggiosa lucida, capace di esporsi senza calcolare le conseguenze….senza orpelli inutili capace di dire la parola chiara del Vangelo a tutti”.

La tua chiesa latino-americana ha pagato di persona questa visione pastorale: i martiri, tra cui ricordo il tuo caro amico Josimo Tavarez, hanno autenticato col sangue la loro fedeltà al regno di Dio, e noi abbiamo pesino paura a nominarli:  per alcuni è ancora sovversivo il beato Oscar Romero, la cui colpa è stata quella di essere come Vescovo umile e perseguitato, fedele al Vangelo e agli impoveriti.

Comprendo il tuo umano pessimismo anche se giustamente sei convinto che la chiesa è nelle mani dello Spirito e lui saprà di certo scuoterla, vivificarla, ribaltarla se necessario, perché sia sempre più trasparenza non del potere umano ma del Vangelo del Crocifisso Risorto.

Non ci è proibito sognare, caro amico Vescovo Carmelo, non siamo nemmeno soli. Ci sono tanti segni anche qui da noi: qualcuno in Diocesi, molti fuori, che ci fanno ben sperare. Vi è il desiderio di ricostruire una chiesa che generi speranza, accetti la calunnia pur di essere fedele al Vangelo, usi le strutture necessarie per i più poveri, dia esempi di sobrietà e distacco dal braccio del potere di turno, sappia difendere i diritti umani, ami il dialogo, difenda la famiglia ma denunci senza paura il commercio delle armi,  la guerra che è la radice dell’ angosciante fenomeno migratorio che stiamo vivendo in Europa, l’economia di morte e sfruttamento che toglie speranza ai giovani, la corruzione, l’idolatria del denaro e delle cose materiali.

E in tutto questo abbiamo il sostegno insostituibile di Papa Francesco.

C’è spesso nelle nostre comunità tanta generosità, ma non  la voglia di capire il perché di tante situazioni e di agire di conseguenza, mettendoci in gioco. Abbiamo timore  di pagare di persona il prezzo di portare il Vangelo dalle chiese alla storia.

Grazie caro dom Carmelo delle tue provocazioni: ci possono aiutare ad essere una Diocesi meno addormentata e chiusa, più viva e coraggiosa e per te e la tua comunità diocesana, prego il Signore perché  aumenti le vocazioni e spinga anche i tuoi cristiani a gridare insieme a noi le parole del  Vangelo della vita e della misericordia.

Con affetto e stima
                                                                                                                          Don Antonio Agnelli

L’intervento di mons. Carmelo Scampa

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