Il Vescovo in Cattedrale: «L’Eucaristia si fa Chiesa e missione» (VIDEO e FOTO)

Nella serata di giovedì 11 giugno in Cattedrale il tradizionale appuntamento per i fedeli della zona pastorale terza: dopo la Messa non c'è stata la consueta processione per le vie della città ma un momento di adorazione

image_pdfimage_print

«Oggi viviamo un gesto antico, essenziale, che non possiamo esprimere nella pienezza dei segni della tradizione, ma non per questo è meno gioioso e sentito»: così ha esordito il vescovo Napolioni all’inizio della Messa votiva dell’Eucaristia che giovedì 11 giugno in Cattedrale ha anticipato la solennità del Corpus Domini. La tradizionale processione è stata sostituita con un momento di adorazione comunitaria. Un cambiamento da accogliere e interpretare come sosta necessaria per poi rimettersi in cammino, a partire dal mistero del Corpo di Cristo.

D’altra parte, come ha sottolineato il vescovo, la «vera processione» non è tanto quella fisica, durante la quale viene portata l’Eucarestia per le vie del centro della città, quanto «la strada per tornare a casa, al lavoro, alle parrocchie, dove ciascuno di noi annuncia e testimonia che è vicino il Regno dei cieli». Questa è la missione dei credenti: l’annuncio del Vangelo, del mistero di un Dio che si fa uomo e che si dona interamente ai propri figli. La risposta a questa grande missione – ha esortato Napolioni – deve essere totalizzante ed entusiastica, come quella di san Barnaba, la cui memoria liturgica ricorreva proprio giovedì scorso. Pur non essendo uno dei Dodici, Barnaba è stato tra i primi discepoli pienamente coinvolti nella missione apostolica, al fianco di san Paolo.

La missione cristiana è stata esplicitata nei gesti molto concreti descritti nei brani della Scrittura della liturgia del giorno. Tra questi il vescovo ha citato «guarite gli infermi»: inevitabilmente la mente e il cuore hanno rivissuto gli ultimi mesi, durante i quali si è presa piena consapevolezza «che c’è sempre da guarire qualcuno e qualcosa». «Veniamo da mesi in cui siamo stati privati, in vari modi e in varie misure, di elementi del mistero eucaristico – ha ricordato il vescovo –. Non solo voi, che non potevate venire a Messa. Anche il sacerdote era privato dell’assemblea, che dà carne, corpo, consistenza al dono di sé che Cristo ha affidato al popolo santo di Dio». Con vigore monsignor Napolioni ha espresso il bisogno fortemente avvertito di ricostituire un’assemblea riunita nella fede: «Non dobbiamo essere pessimisti, indurirci, rattristrarci oltre il necessario bensì continuare a guardare a Cristo che, comunque, ci viene incontro, in qualunque modo lo riceviamo».

Il senso della missione è un cammino, una tensione verso il Padre, ricerca reciproca tra uomo e Dio. «A un certo punto, quando la scintilla scocca, si riconoscono gli altri come fratelli, ci si raduna insieme, si invoca lo Spirito e lo Spirito opera nell’assemblea, che non è somma di individui ma un popolo che si apre a compiere la volontà di Dio»: ecco l’essenza dell’Eucarestia, della centralità del sacramento che viene offerto al popolo che lo cerca e lo scopre per mezzo della grazia dello Spirito Santo.
«L’Eucarestia fa la Chiesa, non solo perché ciascuno di noi si nutre dello stesso corpo sacramentale, ma perché Cristo ci mette in ascolto dello Spirito, ci riconduce gli uni agli altri, ci riconcilia, ci apre la mente e il cuore, fa di noi un nuovo popolo». Dunque il motore del cammino di ogni uomo è «un’Eucarestia che si espande, che diventa Chiesa, missione, regno di Dio»: «l’incontro che Dio vuole realizzare nel nostro cuore e che apre la storia».

L’evento, trasmesso in diretta sui canali web della diocesi, ha raggiunto molte persone nelle case oltre che quanti si sono recati personalmente in Duomo, tutti debitamente seduti a distanza di sicurezza e provvisti dei necessari dispositivi di protezione individuale. In prima fila il sindaco Gianluca Galimberti in fascia tricolore. Presenti i sacerdoti della città insieme al vicario zonale, don Pietro Samarini, che ha concelebrato l’Eucaristia insieme anche al vescovo emerito Dante Lanfranconi.

Dopo le comunioni, dunque, anziché uscire per le strade della città si è svolto in Cattedrale un momento di adorazione. Il pane eucaristico è stato esposto sull’altare e, in un clima di silenzio e raccoglimento, i fedeli hanno potuto vivere un momento di riflessione e preghiera sul mistero del dono del corpo di Cristo, un «corpo – ha affermato monsignor Napolioni – che nutre la Chiesa e ci fa diventare pienamente noi stessi». E proprio con la solenne benedizione eucaristica si è conclusa la serata, quale migliore invito alla missione che ognuno è chiamato a vivere per le strade delle città nel proprio quotidiano.

Andrea Bergonzi

 

Photogallery della celebrazione

 

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Il sussidio per il momento di adorazione

 

Origini della Solennità

Le radici della Solennità del Corpus Domini risalgono al XIII secolo. Nel 1215, di fronte a quanti asserivano la presenza simbolica e non reale di Cristo nell’Eucaristia, il Concilio Lateranense IV afferma la verità della Transustanziazione, che il Concilio di Trento nel 1551 ribadisce in modo definitivo. In Belgio, in seguito alle esperienze mistiche di Santa Giuliana di Cornillon, viene istituita nel 1247 una festa locale a Liegi. Dopo qualche anno, nel 1263, un sacerdote boemo giunto a Bolsena è afflitto dal dubbio circa la presenza reale di Gesù mentre celebra la Messa: durante la consacrazione, dall’Ostia spezzata escono alcune gocce di sangue. Dopo questo evento, Papa Urbano IV decide nel 1264 di estendere a tutta la Chiesa la solennità del Corpus Domini.

TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail