«Coltivare, custodire e trasmettere la generatività, farsi dono»: il compito educativo della famiglia

La relazione del prof. Simeone al centro della Giornata diocesana delle famiglie che domenica 12 febbraio si è svolta in Seminario

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Dono, speranza, generatività della famiglia sono le parole chiave della Giornata diocesana delle famiglie tenutasi domenica 12 febbraio presso il Seminario di Cremona. Una giornata per riflettere, confrontarsi e ripartire con una nuova progettualità, un’occasione voluta dall’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, che ha scelto come tema guida: “La Famiglia luogo di comunione tra generazioni”.

Al centro della giornata l’intervento di Domenico Simeone, preside della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, introdotto da una preghiera guidata dal referente dell’Ufficio pastorale familiare don Enrico Trevisi, recentemente eletto vescovo di Trieste, e dai coniugi Dainesi, che con lui condividono l’incarico.

«La famiglia – ha spiegato il docente universitario che ha dichiarato subito di essere anche genitore – è luogo di relazioni generative», relazioni che custodiscono, trasmettono e si fanno «dono, legame che nutre, libera e passa di generazione in generazione». Una visione piena di speranza (e anche di responsabilità) che nasce da una lucida analisi di come le famiglie e i loro legami oggi si presentino.

Simeone, infatti, è partito dalla costatazione che oggi molto sia cambiato nelle relazioni familiari, di quanto si sia ridotta la distanza tra genitori e figli, ma anche di quanto anche si sia indebolito il ruolo genitoriale, di quanto la solitudine attanagli tanti nuclei familiari. Tanti cambiamenti (ed è normale che sia così) hanno investito la società e la famiglia. Abitiamo una «cultura del frammento che non ci propone grandi narrazioni – ha spiegato – ma è segnata da provvisorietà, reversibilità, attenzione al quotidiano, all’autorealizzazione e senza progetti». È l’epoca della precarietà «della ricerca della libertà senza vincoli».

Ma la crisi non vuol dire ripiegamento su se stessi, ha suggerito il docente, ma «porsi di fronte ai cambiamenti non subendoli, ma guidandoli. Perché la crisi va letta come opportunità». E da qui parte la sfida di «coniugare la dimensione normativa della famiglia con quella affettiva». Un giusto equilibrio che va fondato su relazioni generative che «permettano all’altro di crescere lasciando noi il posto a lui».

Spazio allora ai «4 verbi del generare: desiderare, partorire, prendersi cura e lasciare andare». Quattro azioni da analizzare per scoprire che la famiglia ha un grande compito educativo, una grande responsabilità; coltivare, custodire e trasmettere la generatività, il farsi dono. Lo si può fare indicando ai figli la strada del futuro, «educando al desiderio di vita, di un lavoro e di amore». Ma trasmettere il desiderio non è semplice, bisogna viverlo, tenerlo acceso senza soffocarlo con risposte immediate, indicargli la strada perché «senza legge il desiderio non si genera». E qui ritorna il tema della norma da conciliare con la dimensione affettiva. Il ruolo educativo va vissuto, nella coscienza del servizio, con fermezza, ma contemporaneamente con delicatezza e sensibilità perché la «scultura vivente» possa sbocciare. Simeone sulla parola «scultura», che ha usato Papa Francesco, si è soffermato perché «educare non è aggiungere ma togliere quello che non serve per far emergere la vera identità».

L’intervento del prof. Domenico Simeone

 

 

Tanti gli spunti di riflessione suggeriti dunque dal docente universitario che poi ha risposto alle domande dei presenti in una presentazione che ha occupato gli adulti per buona parte della mattinata, mentre i ragazzi e i bambini erano intrattenuti dallo spettacolo di animazione “Palloni sgonfiati” a cura della Compagnia dei Piccoli.

A fine mattinata è seguita la Messa. Una preghiera corale dove anche nell’omelia è tornata l’idea della normatività. Don Trevisi ha letto infatti “i precetti e la Legge” di cui parlava il Vangelo di Matteo come un’indicazione di vita esigente ma inclusiva.

Al termine della celebrazioni, le famiglie, rappresentate da Maria Grazia e Roberto Dainesi, hanno consegnato una stampa in dono a don Enrico che a breve dovrà lasciare la guida della Pastorale familiare per raggiungere la diocesi di Trieste di cui sarà consacrato a breve vescovo. Un momento di commozione grande, ma anche di riconoscenza.

La giornata è poi proseguita con un pranzo condiviso nei locali del Seminario e a seguire due laboratori di riflessione e condivisione: uno sulla cura e un secondo sulla trasmissione della fede tra generazioni.

A chiusura del pomeriggio la preghiera finale con l’intervento del vescovo Antonio Napolioni, impegnato il mattino nella visita pastorale.

Maria Chiara Gamba
TeleRadio Cremona Cittanova
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