Chiesa di casa, in viaggio nei luoghi della meraviglia

Ospiti in studio Marina Volontè (Cremona Musei), Francesco Ceretti (storico dell'arte e ricercatore) e don Gianluca Gaiardi (Museo Diocesano)

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Mesi estivi e cultura spesso vengono associati. Se, da un lato, l’estate coincide con la chiusura delle scuole, di frequente si trasforma in occasione per visite culturali in città d’arte e musei. Per questo motivo, la nuova puntata di Chiesa di casa, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona, ha posto l’attenzione proprio su questa tematica, focalizzandosi su che cosa significhi parlare di cultura, oggi, e sui luoghi della meraviglia.

«Innanzitutto, mi piace sottolineare che i musei non custodiscono solo opere d’arte – ha spiegato Marina Volontè, responsabile di Cremona Musei e curatrice del museo archeologico di San Lorenzo – perché in essi trovano spazio anche oggetti di uso comune, che hanno dignità in quanto tali, e ci raccontano il nostro passato. Il desiderio che osserviamo nelle persone di voler visitare questi luoghi ci dice di un interesse profondo, un bisogno di trovarsi davanti a un’opera dell’ingegno umano che è in grado di dire ancora qualcosa nel contemporaneo».

Il legame tra storia passata e contemporaneità è dunque molto forte. Secondo Francesco Ceretti, storico dell’arte, «dobbiamo partire dal presupposto che ogni opera d’arte è stata concepita in un determinato momento storico come strumento di comunicazione di emozioni o significati particolari. Con il passare dei secoli questo legame si sfilaccia e il rischio è che questo «pezzo di antichità” sia considerato vecchio. La sfida è quella di inserirsi in questo anello chiave che sta tra osservatore e opera, rendendo accessibile e comprensibile il suo significato a chi vi si accosta».

Il rapporto dell’arte con la bellezza sembra inscindibile. «Anche se – ha precisato don Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano di Cremona e incaricato per i Beni culturali ecclesiastici – nei discorsi agli artisti di Paolo VI e Papa Francesco la preoccupazione per il bello assume una sfumatura particolare. Non si parla, infatti, del bello cosmetico, effimero, ma di qualcosa che va oltre. Nel nostro Museo diocesano proviamo a raccontare quella bellezza che vuole essere raccontata, che è estetica nel senso più profondo del termine. Nel nostro caso c’è uno stretto legame con il messaggio evangelico. Inoltre, c’è un “bello” che devo coinvolgere il visitatore, che deve sentirsi coinvolto e accolto nella realtà in cui si inserisce».

Andrea Bassani
TeleRadio Cremona Cittanova
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