“C’ero, ci sono, ci sarò anch’io”, la voce di Sant’Omobono vicina al cuore delle comunità (FOTO e VIDEO)

In Cattedrale il vescovo Napolioni ha presieduto il Solenne Pontificale per la festa del Santo Patrono. Durate l'omelia la presentazione della nuova Lettera Pastorale "Cristo non ha mani"

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È la voce di Sant’Omobono che giunge fino al nostro tempo. La sua lettera, a cui il vescovo Napolioni affida la sua riflessione, è un messaggio di vicinanza e comunione e affonda le radici in una fede che resiste al tempo e alle prove a cui la storia sottopone le comunità. Così la festa del Santo Patrono diventa occasione per «leggere gli avvenimenti con il coraggio della verità», ritrovare nella carità il cuore della vita cristiana e civile, guardare al futuro con coraggio e speranza.

Photogallery della celebrazione

L’omaggio dei ceri in cripta

Le celebrazioni del 13 novembre presiedute dal Vescovo sono iniziate nella cripta della Cattedrale, davanti all’urna che conserva le spoglie del Santo Patrono, dove alle 10.15, secondo una antica tradizione, c’è stato “l’omaggio dei ceri” da parte dell’Amministrazione comunale di Cremona. Accanto al sindaco Gianluca Galimberti, il prefetto Vito Danilo Gagliardi, il presidente della Provincia di Cremona Mirco Signorini e il comandante dei Vigili urbani Pierluigi sforza .

Dopo l’accensione dei tre ceri votivi, la preghiera al Patrono. Attorno all’urna del Santo anche il vescovo emerito Dante Lafranconi e il rettore della Cattedrale, mons. Attilio Cibolini. A motivo delle norme sul distanziamento quest’anno non erano invece presenti i canonici del Capitolo della Cattedrale.

Subito dopo, alle 10.30, in Cattedrale, la solenne Messa pontificale presieduta dal Vescovo e che, a motivo dell’attuale contingeza sanitaria, non ha visto la presenza massiccia dei sacerdoti della diocesi.

Nella sua omelia il Vescovo ha portato lo sguardo dei fedeli presenti e di quelli collegati attraverso i mezzi di comunicazione, sulla realtà e le relazioni così segnate, all’interno della società e delle comunità cristiane, in questo anno. Ricorrendo all’immagine della lettera ai fedeli cremonesi in cui il santo patrono fa sentire la sua voce e la sua presenza accanto ai cristiani di questo tempo, monsignor Napolioni invita a leggere e meditare nel fasi storiche che stiamo vivendo: il silenzio, il risveglio e uno sguardo nuovo sul futuro

«C’ero anch’io, con voi nel tremendo silenzio dei giorni in cui Cremona era muta e immobile» ha assicurato il vescovo prestando parole e voce a Omobono che, prima di essere santo e modello di carità, è stato e resta concittadino degli abitanti della città e della diocesi in cui ha vissuto, e dove ha attraversato le prove della storia: la peste del 1147, le carestie, le alluvioni e le guerre. «Il pensiero della morte era costante, illuminato in me da una fede sicura».

Le parole e il richiamo alla fede che supera i secoli invitano a «di leggere gli avvenimenti con il coraggio umile della verità». E il santo patrono offre il suo punto di vista sulla vita e sulle sue prove come mappa per non lasciarsi travolgere «mentre scoprivate, brutalmente ma finalmente, la grande bugia: non esiste garanzia di perenne e spensierato benessere, per voi che (pochi privilegiati) da tanto ignoravate guerre e catastrofi così violente».

Quella di Sant’Omobono ai cristiani d’oggi sarebbe la lettera di un amico, ma anche di un padre e di un maestro che invita a riconoscere che «il limite umano è stato riscoperto e, semmai, valicato dalla solidarietà con cui avete mostrato di non essere insensibili allo sguardo dei bisognosi».

Il vescovo ancora una volta ricorda il «bene che non fa notizia» e che nei momenti più difficili ha già dimostrato saper sostenere le fragilità dei fratelli più esposti – attraverso la voce di Sant’Omobono, mercante capace di una conversione radicale guidata e orientata al Vangelo – indica le vie della . Non solo nei suoi moti profondi, ma anche nelle strutture che ne regolano ritmi e rapporti: «Anche voi dovrete convertire il mercato alle esigenze della giustizia. Perché non sia un subdolo tiranno, ma uno strumento di vera promozione umana».

Le domande che risuonano nella navata mezza vuota della Cattedrale sono un richiamo alla responsabilità , senza alimentare «polemiche e risentimenti»: «Qual è oggi il vostro più grande desiderio? Cosa volete per i vostri figli? Quali criteri guidano le vostre scelte, personali e familiari, sociali ed ecclesiali?».

Nella sua riflessione monsignor Napolioni non ha fatto mancare il suo richiamo alla solidarietà concreta: «Ora tocca a voi – ha detto – accogliere l’invito della Chiesa cremonese a dilatare nel tempo e nello spazio la “borsa di Sant’Omobono”, perché un concreto aiuto giunga alle famiglie più deboli, a chi perde il lavoro, a chi è solo e fragile nell’urto con la crisi che sta montando», con un diretto invito all’impegno nel sostegno della «Borsa di S. Omobono» il fondo solidale diocesano promosso dalla Caritas per il sostegno alle fragilità sul territorio, con attenzione particolare alle persone disoccupate o che hanno perso il lavoro e cercano possibilità di reinserimento.

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Un riferimento poi, anche al tema educativo, con il ricordo della riapertura dell’ex monastero di Santa Monica, in città, come nuovo polo dell’Università Cattolica, per i corsi in “Agricultural and food economics”, la cui inaugurazione, rimandata di un anno a causa della pandemia, avrebbe dovuto essere – significativamente – proprio alla vigilia della festa patronale, alla presenza del Presidente della Repubblica: dal vescovo l’auspicio fiducioso che diventi un luogo di crescita e fecondità, un «eco del Cantico come quello di san Francesco su cui Papa Francesco ha costruito un progetto per la salvezza della terra e dell’umanità».

E il il pensiero, dalla Laudato si’, corre nella conclusione dell’omelia all’ultimo documento del Santo Padre. Concludendo la sua riflessione, infatti, il vescovo ha invitatocon risolutezza «ad essere fratelli, tutti» , secondo la formula scelta da Papa Francesco con la sua ultima enciclica: «Non è la solita pia esortazione, ma la sfida epocale con cui rispondere allo sfacelo di un mondo che si chiude».

Il testo integrale dell’omelia (pdf)

Tra l’assemblea, nelle prime file, la rappresentanza di amministratori, politici, forze dell’ordine e categorie economiche cittadine, tra cui l’Associazione dei sarti di Cremona e provincia che, nel giorno del santo patrono della categoria artigianale, solitamente al momento dell’offertorio portano all’altare alcune stoffe insieme a un’offerta per la Caritas Cremonese, unica tradizione che quest’anno hanno potuto rispettare.

La solenne celebrazione, servita all’altare dai seminaristi diocesani, si è conclusa con la benedizione e l’indulgenza plenaria.

Infine un ultimo gesto con la distribuzione alle autorità presenti, come segno di affidamento alla comunità, della nuova Lettera Pastorale del vescovo Napolioni dal titolo “Cristo non ha mani” [leggi per saperne di più] che è stata poi distribuita anche a tutti i presenti all’uscita dalla Cattedrale.

 

 

Appuntamenti del pomeriggio

Nel pomeriggio la Cattedrale è rimasta aperta dalle 15 alle 19, con possibilità di accedere ancora alla cripta dove sono conservate le spoglie del Patrono, pur nel rispetto delle normative previste per gli spostamenti nella “zona rossa” [tutti i dettagli]. A garantire il regolare afflusso dei pellegrini l’Associazione Nazionale Carabinieri di Cremona.

Nel pomeriggio, alle 17, il vescovo emerito Dante Lafranconi ha presieduto i Secondi Vespri.

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Alle 18 l’ultima Messa della giornata, presieduta dal parroco della Cattedrale, don Antonio Bandirali.

TeleRadio Cremona Cittanova
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